“Diagnostica per Immagini”: la psicologia e la psichiatria pret à porter

Articolo di Bartolomeo Di Giovanni

“faciloneria dell’uso di terminologie specialistiche “

“Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”

Cosi recita l’ultima proposizione del Tractatus Logicus Philosophocus di Ludwig Wittgenstein,

sempre più oltraggiata nella sua totale essenza, veramente si tace quando non conosciamo, quando non siamo addetti ad una specifica competenza?

Tali quesiti emergono dagli animi sempre più sconcertati che assistoo alle prevaricazioni da parte di coloro che non hanno adeguate conoscenze , e lascia basiti soprattutto l’adesione ad una forma di illuminismo di comodo, dove i sensi hanno un posto in prima fila, i sincretismi sono sempre più diffusi, ed i maestri “illuminati” sono cosi tanti che “l’illuminazione” civica potrebbe trovare un benefico disuso.

Ma andiamo all’ entimema (segno riflessivo) della discussione, che nasce da una domanda:

Ma chi autorizza costoro ad ergersi come specialisti, soprattutto in diagnostica psicopatologica, se a stento hanno conseguito il diplomino con i punti della miralanz@?

L’eccesso di nozionismo, ricavato dalle slide dei social, sicuramente ha una veste di pericolosità incandescente che potrebbe turbare gli animi dei sensibili, tuttavia è bene misurare le parole dalla bocca emittente, però c’è chi dà seguito a improperi che emergono da cenacoli disquisitori dove c’è sempre un soggetto che funge da espiatore. Potrebbe l’uomo vivere senza i panni dell’ iscariota o da un fariseismo obsoleto, distinguibile da quei pochi che nutrono l’occhio pineale?

La natura umana così strana quanto fallace…

La Tuttologia è l’ eccedenza del mondo dei social, ci sono anche dei programmi televisivi che arricchiscono la presunta competenza arrogata da chi prova un certo godimento nel vedere in ogni cosa una presunta patologia.

Amore Criminale, Case da Incubo, e tutti i vari talkshow che pur affrontando argomenti interessanti, è come se dessero autorità e

autorizzazione ai telespettatori, sappiamo che non è così, è il soggetto che apprende e proietta attorno a sé una serie di eventi riconducibili alle tematiche dei citati programmi.

Con Giuseppe Galdi, medico chirurgo, specialista in Psichiatria, si è discusso del delirio sociale, che pone sotto l’aspetto psicopatologico tutte le forme estranee al comune pensiero. Pur essendo una società che vanta evoluzione e libertà, che è alla ricerca sempre di un Quid , che si diversifica dai gregarismi massificanti, in realtà l’atto è sempre antitetico al dire.

Poniamo una storia singolare ma non singola, decifrabile come dolore che cura.

Il caso del signor H

Correva l’anno 2015, Il Signor H, colto da tanti dubbi sulle sue prestazioni psichiche, si sottopose ad una serie di indagini, ma ogni test cognitivo-comportamentale compreso il Rorschach, non evidenziavano alcuna patologia, solamente uno stato ansioso depressivo reattivo, il signor H, era così colmo di diagnosi dai “non addetti ai lavori, che finì col credere di essere pazzo.

Gli erano state diagnosticate diverse patologie:

Disposofia

Isterismo

Disturbo ossessivo compulsivo

Depressione Bipolare.

Narcisismo.

Ma a smentire tutte queste presunte diagnosi, furono medici di una certa levatura, H si recò in Svizzera, Roma, ed in vari centri di salute mentale, durante una seduta con uno specialista, finse di essere bipolare, e richiese di voler assumere il Litio, non gli fu mai prescritto perché di bipolare non c’era nulla. H, è una persona PAS, (Personalità Altamente Sensibile) non è assolutamente un disturbo, ma una caratteristica della personalità, pertanto iniziò un percorso di presa di coscienza che tutto ciò che gli era stato diagnosticato , erano solamente ingiurie convertite in vere e proprie diffamazioni, l’articolo 595 del codice penale, tutela la persona diffamata, ma il signor H, pur essendo in possesso di prove, non volle procedere, aveva più a cuore il recupero della propria serenità, estromessa per lunghi anni.

L’insistenza del presunto Disturbo di Disposofia, che è l’accumulo compulsivo di tutto ciò che dovrebbe essere eliminato, invade l’abitazione con oggetti senza un reale valore o possibilità di utilizzo, e qui si deve fare una distinzione ben precisa:

“Quando un soggetto, sento meno l’energia vitale, percepisce che non sta vivendo la propria condizione di essere umano, ma è “vittima” di una idealizzazione verso la persona che ama, potrebbe finire nel non riconoscere la propria stima, e allora crea una spazio dove proiettare la volontà di dar voce alla forza dinamica interiore, tale che anche una matita, un foglio , potrebbe rivestire una importanza fondamentale.

Il signor H dichiarò espressamente qualcosa che potrebbe lasciare basiti:

“Tutto ciò che toccava la persona che amavo per me era un simulacro, qualcosa di sacro” ,

certamente un profano non capendo l’incipit, immediatamente formulava la diagnosi di Attaccamento e quindi non un amore autentico. Ma non è cosi, si fa presto a dire: Amore Malato, Attaccamento, etc…

H, aveva riposto la sua vita nelle mani di Y.

Se davvero fosse stato affetto da Disposofia, avrebbe reso l’abitazione una vera e propria discarica, addirittura il disposofico , non getta neanche eventuali cadaveri di animali, sia di piccola che di media statura, anzi H, aveva ed ha un ineccepibile senso dell’igiene e della pulizia sia fisica che domestica.

Ciò di cui era affetto era Ansia proiettiva, e paure dovute a eventuali rimproveri da parte del partner, paura di dover affrontare le ingiurie da parte di persone a lui circostanti, e allora essendo il suo inconscio consapevole di essere privato di liberà espressiva, iniziò ad indossare una maschera, di cui il materiale era fatto di sofferenza esistenziale, di dolori e ferite non curate, ma dentro le sue vene c’era il grido della vita che voleva venir fuori. Piano piano sentiva il distacco da ciò che era a lui vicino, sentiva il sentimento di estraneità, percepiva un luogo non proprio, era prigioniero di un terrore apparentemente ingiustificato, ma non si vuole entrare in una dinamica di coppia, ma sulla capacità e possibilità di poter minare la vita di un uomo, che potrebbe spingere a sopprimere sé stesso.

Ottobre 2015 , brusca interruzione col partner.

Lì inizia quella fase dolorosissima ma era proprio la vera rinascita interiore.

Tre anni di tormenti, dolori fisici estenuanti, ma a poco a poco, attraverso la tecnica del silenzio, sentiva pian piano riappropriarsi della propria esperienza terrena.

Il 18 Febbraio del 2018, mentre camminava sulle vie di Roma, per recarsi al lavoro, provò una forte emozione:

“Non riesco a proferire parole, non so cosa sia successo, da quel giorno tutto fu un divenire di bellezza, probabilmente l’amicizia con Giovanna, e Alessandro furono il miracolo della nuova vita”

Da lì in poi iniziò la deprescrizione dei farmaci per la depressione reattiva fino alla non assunzione.

Nel 2019, esattamente il 22 Marzo, la sua vita cambiò radicalmente.

Nel 2020 fu sottoposto a ripetere i test, e non c’era neanche lo spettro di alcun tipo di forma depressiva. Il suo talento si fuse con la sua personalità, il corpo, durante questi anni subì una modificazione non indifferente.

Non c’è stato bisogno di distrazioni fugaci, di affogare nelle frivolezze della vita.

La disposofia? Non era mai affiorato tale disturbo, era semplicemente una raccolta di oggetti sensati, una proiezione della propria forza a oggetti : inerenti alle sue passioni: matite, quaderni, colori a tempera, fogli scritti di riflessione personale, e poi amava conservare oggetti che poteva regalare ai bisognosi. Tutto qui. Non appena ritrovò il proprio posto nel mondo, queste proiezioni scomparvero, addirittura in una sua lettera si legge:

“ Se voglio donare qualcosa la compro, mi sono sbarazzato di tutto il superfluo, la mia abitazione contiene il minimo indispensabile, abito in me e con me e non ho bisogno di altro, attorno a me non voglio ingombri, mi riempivo per colmare il mio vuoto interiore.”

Disturbo Ossessivo compulsivo? Non si trattava di DOC,

l’isteria? Inesistente,

il Narcisismo?

Il soggetto PAS non potrà mai essere né narcisista né bipolare.

Ribaltiamo la situazione:

Se il signor H avesse assecondato e nutrito le sue idee?

O Non sarebbe più in questo mondo, o la sua salute fisica sarebbe stata compromessa da una serie di patologie riconducibili alle persone anziane, ovvero sarebbe stato affetto da un invecchiamento precoce.

E’ da ricordare che i PAS, hanno una percezione sensoriale-cognitiva amplificata, riescono a percepire il dolore e la gioia degli altri, riescono a leggere l’espressione degli occhi anche di un anonimo passante, non si tratta di una percezione della sfera mentale, c’è anche una risposta fisiologica, infatti i PAS, periodicamente hanno bisogno di riposo per ricaricarsi.

Eline Aron, psicologa, è stata una delle prime ad interessarsi delle Personalità Altamente Sensibili, il 20% della popolazione è caratterizzata da questo tipo di personalità, che è distinta dal nevroticismo, dalla timidezza, ogni specialista non può valutare con una appropriata diagnosi un soggetto che non conosce, questo è un altro aspetto da non sottovalutare.

i PAS, hanno una maggiore reazione agli eventi della vita, tali soggetti hanno una capacità osservativa differente dal restante 80% della popolazione, sono tendenzialmente creativi ed hanno una predisposizioni alle arti ma soprattutto alle analisi logico-filosofiche.

La presa di coscienza di essere PAS, conduce l’individuo a non interagire in discorsi futili e privi di senso, anzi amano circondarsi da chi potrebbe insegnargli qualcosa, sono estremamente assetati di conoscenza. Nuovi studi del filone junghiano, pensano addirittura che questa caratteristica sia la dote tipica di chi riesce a vedere oltre l’aspetto sensoriale, non è pretestuoso affermare che tra i PAS ci siano veri e propri veggenti, ma questo è un argomento che non dovrebbe rientrare in tal sede, però si ritiene utile evidenziare anche tale aspetto.

Il caso del Signor H, è un utile esempio, perché in questi anni, chi rasenta patologie psicologiche sono questi inquisitori dalla facile diagnosi, corroboratori di una visione distorta di elementi caratteriali, che sono una risorsa.

Di solito chi proietta una immagine di sé “perfetta” , dimostrando di essere lontano da ogni tipo di problema, è, paradossalmente, un soggetto problematico

se il buon H, non avesse agito di impulso , sarebbe rimasto vittima di una subcultura lontana dalla minima sensibilità dell’anima.

Non c’è nessuna vergogna da provare se nel corso della vita si è fatto uso di farmaci regolatori dell’umore, è il medico che li prescrive, a differenza delle varie droghe, come il Crack, che di medicamentoso non ha nulla…

Si deve essere cauti prima di ipotizzare o attaccare ad un essere umano una etichetta che potrebbe inficiare sulla vita, cauti soprattutto con le parole ingiuriose, che ledono la dignità.

Essendo un articolo sintetizzato, si auspica che i lettori possano trovare una chiave di lettura utile e chiarificatrice.

Le diagnosi li scrive il medico, i farmaci li prescrive il medico, tutto il resto è il risultato non di ignoranza ma di una vera anestesia dei sentimenti e delle emozioni.

Il Signor H, tangibile esperienza del radicale cambiamento.


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