La Legge sulla Privacy è perentoria davanti la vita di un uomo? Appello al presidente della Repubblica ed alle autorità competenti. Il caso “Alberto Ongania”

Articolo di Bartolomeo Di Giovanni

Alberto Ongania, il cinquantatreenne scomparso l’undici Novembre a Perledo (LC), il fratello Renato , noto personaggio di spicco della cultura italiana, ha scritto al presidente Mattarella perché possa derogarsi il Decreto per accedere ai tabulati telefonici. L’autorità giudiziaria si è rivolta ai carabinieri ma a quanto pare non si può violare il decreto sulla privacy, mancando ipotesi su un probabile reato le ricerche sono state sospese.

si riportano alcune righe dell’appello del fratello al Presidente della Repubblica, che inducono ad una profonda riflessione:

“Poiché l’allontanamento volontario di mio fratello non prefigura ipotesi di reato, nella piena legalità si sta consumando in questi giorni di attesa dei tabulati (che verranno perché non possono essere richiesti) il peggiore dei crimini per la nostra Repubblica: l’affermazione per lo stato di diritto e la negazione alla vita.”

Davanti queste parole, di un fratello costernato, bisogna soffermarsi un attimo e chiedersi se la legge sulla Privacy è più importante di una vita umana, è che davanti ad un dolore e grande preoccupazione , la legge non si pieghi ai sentimenti. Quando si tratta della vita di un essere umano non c’è legge che tenga, in quarantotto ore possono concludersi le ricerche?

Attraverso questo comunicato, che ha intenzione di sensibilizzare anche l’opinione pubblica, ci si unisce alle parole di una famiglia prostrata dal dolore, ci si rivolge ancora una volta alle autorità competenti, al presidente Mattarella , perché si possa intervenire quanto prima e sollecitare chi di competenza per autorizzare l’ accesso ai tabulati, che potrebbero essere di aiuto per una costruzione delle dinamiche di una vicenda cui è impossibile formulare una ipotetica pista di indagini.

Uniti alla famiglia.

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