Un omaggio a Giuseppe Verdi, il genio di Bussetto, il genio dell’opera

Articolo di Pietro Salvatore Reina

Il 2023, come lo fu il 2013, è un anno speciale per gli appassionati dell’opera perché si festeggiano tre importanti anniversari: i duecentodieci anni dalla nascita sia di Giuseppe Verdi, nato il 10 ottobre 1813, che di Richard Wagner, nato il 22 maggio, e i centosessanta anni dalla nascita di Pietro Mascagni, nato il 7 dicembre 1863, il celeberrimo autore della Cavalleria rusticana.

L’Italia è la «patria» del melodramma. Esso è alla base della nostra «italianità». È un «pezzo» importante della nostra cultura che raggiunge il suo apice con Gioacchino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti, Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini.

Il 27 gennaio 1901, alle ore 2:45 del mattino, Giuseppe Verdi muore a Milano nella sua camera al Grand Hotel et de Milan. Giuseppe Verdi si trasferisce al Grand Hotel nel 1900 dopo la morte, nel 1897, della seconda moglie Giuseppina Strepponi. Il 21 gennaio 1901 Giuseppe Verdi, da qualche anno quasi cieco e sordo, è nella sua stanza quando un’emorragia celebrale lo colpisce. Subito le strade intorno all’albergo, che sorge in via Alessandro Manzoni al civico numero 29, sono ricoperte di paglia per attutire il rumore, per non disturbare il «riposo» di Verdi.

Giuseppe Fortunino Francesco Verdi nasce il 10 ottobre 1813 alle Roncole di Busetto, oggi Roncole Verdi, in provincia di Parma. Il padre Carlo gestisce una piccola osteria con spaccio alimentare mentre la madre Luigia Uttini, filatrice, discende da una famiglia di albergatori, droghieri e contadini. Il piccolo Verdi, a Busetto, è l’aiuto dell’organista Pietro Baistrocchi e prende lezione da Ferdinando Provesi, un distretto compositore e direttore dei filarmonici locali per cui il giovane Verdi scrive marce e ballabili. Giuseppe Verdi trova nel ricco commerciante bussetano Antonio Barezzi un secondo padre ma soprattutto un mecenate che lo accoglie in casa e lo mantiene agli studi privati con il maestro Vincenzo Lavigna dato che non fu ammesso al «Real Conservatorio», «Conservatorio» che nello stesso giorno della morte del famosissimo compositore è a lui intitolato.

Barezzi gli dona pure in sposa, nel 1836, la figlia Margherita. Da questo matrimonio nascono due figli, Virginia e Icilio Romano, morti prematuramente.

Nel 1838 la coppia si stabilisce in un alloggio di Porta ticinese a Milano. Margherita arriva a impegnare i suoi gioielli al Monte di Pietà pur di trovare il denaro per pagare l’affitto. Nel 1840 muore la moglie Margherita.

La folgorante carriera di Giuseppe Verdi comincia il 9 marzo1842 con il trionfo del Nabucco al Teatro alla Scala (si chiama così, ricordiamolo, perché prende il nome dall’omonima piazza che a sua volta si chiama così in quanto vi sorgeva la chiesa di Santa Maria alla Scala, che prende il nome dalla sua committente, Beatrice Regina della Scala, una potente dinastia veronese oggi estinta).

Nabucco è il dramma di un re, Nabucodonosor, e del popolo ebraico. Il trionfo del Nabucco non si ferma: solo nella primavera del 1848 ci sono ben otto repliche e cinquantasette nella ripresa estiva. Un vero e proprio record per il Teatro alla Scala. Il compenso fu di 8000 lire austriache. La stessa cifra ottenuta da Vincenzo Bellini per la sua Norma. Con la prima del Nabucco il compositore Giuseppe Verdi entra a far parte delle stelle del firmamento operistico mondiale. Nabucco, un’opera che con i versi del coro ebraico del «Va pensiero» diventa l’inno del Risorgimento.

L’11 marzo del 1851 alla Fenice di Venezia va in scena Rigoletto, la sua opera più rivoluzionaria in quanto segna una tappa fondamentale nell’evoluzione del suo percorso artistico.

Il 19 gennaio 1853 va in scena Il Trovatore al teatro Apollo di Roma. Il 6 marzo dello stesso anno La Traviata alla Fenice di Venezia. La prima fu quasi un disastro perché il giunonico soprano Fanny Salvini Donatelli, che tutto sembrava fuorché una malata di tisi, e il baritono Felice Varesi (Alfredo) non erano amati da una parte del pubblico e anche nell’Ottocento è il pubblico a garantire il successo o il fiasco di un’opera. Riproposta il 6 maggio dello stesso anno al teatro San Benedetto di Venezia il trionfo fu completo e i contestatori spariti. Nei mesi successivi i teatri di tutta la penisola, da Napoli a Parma, furono invasi dalla moda de La Traviata anche se ricordiamolo, all’epoca, l’opera, tratta dal romanzo di Alexander Dumas, La Dame aux camélias (dove però la protagonista ha per nome Margherita), scandalizza le platee e il libretto passa sotto le trivellature della censura. Ad esempio, l’opera cambia il nome in Violetta – Traviata allude eccessivamente a una moralità smarrita – e le varie e grottesche correzioni del testo. Con La Traviata – una cortigiana (Violetta) che si sacrifica per amore – Verdi chiude gli anni del lavoro matto e disperato, i cosiddetti «anni di galera» tutti dedicati a conquistarsi una posizione.

Il 29 agosto 1859 sposa la cantante soprano Giuseppina Strepponi. Nel 1861 viene eletto deputato al primo Parlamento italiano. Alla vigilia del Natale 1871 al Teatro dell’Opera del Cairo va in scena l’Aida, ma il grande compositore non è presente. Un’opera scritta per l’inaugurazione del canale di Suez. Dopo la composizione dell’Aida Giuseppe Verdi si chiude in un silenzio. Un silenzio che interrompe d’impulso con la Messa di Requiem, il 22 maggio 1874, in memoria di Alessandro Manzoni, morto il 22 maggio 1873, una settimana dopo essere caduto battendo il capo sui gradini della chiesa di san Fedele. La Messa di Requiem è diretta da Verdi nella chiesa di san Marco, gremita e dotata di un’ottima acustica. Una Messa cantata dal soprano boemo Teresa Stolz, la Messa più lirica che la Storia ricordi. Nella lettera inviata al sindaco di Milano Giulio Belinzaghi, il 9 giugno 1873, Giuseppe Verdi scrive che «un bisogno del cuore» lo porta «ad onorare, per quanto posso, questo Grande, che ho tanto stimato come Scrittore, e venerato come Uomo, modello di virtù e patriottismo». Verdi fin da ragazzo ha una profonda ammirazione per Alessandro Manzoni. A soli 17 anni musica la celebre poesia Cinque Maggio, qualche coro dell’Adelchi e del Conte di Carmagnola. Composizioni che il grande compositore considera immature e che non pubblica mai. Verdi conosce personalmente Alessandro Manzoni il 30 giugno 1868 in casa dell’amica Clara Maffei.

La bellezza, la poesia, l’opera ci salveranno. I grandi sentimenti del melodramma (l’amore patrio, patria, il sacrificio, la passione che sfida la morte) che sono anche quelli della poesia, della letteratura, dell’arte, ecc. possano muovere il cammino, il respiro della nostra vita.

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