“Sabato Tragico”, un film del 1955 diretto da Richard Fleischer

Articolo di Paolo Quaglia

In una piccola città del Midwest si danno appuntamento tre criminali per una rapina. Il paesino è molto piccolo e l’atmosfera permette ai gangster di mimetizzarsi senza destare sospetti. Sullo sfondo gli abitanti vivono giorni tipicamente anni cinquanta fino al colpo. Sabato Tragico è un film del 1955 diretto da Richard Fleischer e interpretato da Lee Marvin e Silvia Sidney. Esempio di cinema a basso costo rimane ancora oggi un prodotto di grande spessore narrativo. Costruito come una tragedia annunciata fa della suspense il suo punto di forza.

Il regista non si limita a descrivere i malviventi ma allarga la vicenda alla comunità con profonda attenzione. Si presentano personaggi marginali approfondendone i vizi e le virtù. Per quasi tutto il film, la gente comune diventa protagonista accompagnando i tre delinquenti. C’è il figlio del riccone di turno con la moglie civetta che si alterna al padre di famiglia con una vita sicura ma piatta, tutte figure di una profonda ed efficace analisi psicologica. Spostare l’azione di un crimine in provincia è una scelta azzeccata che permette al film di svilupparsi in maniera naturale garantendone comunque il ritmo. Ciò che sorprende di Sabato tragico è la sua dimensione normale che permette allo spettatore di identificarsi con l’ambiente. Anche i professionisti sono individui imperfetti, descritti soprattutto per paure e desideri impropri.

Non esiste una vera e propria cattiveria in tutto il film che non sia nell’anima degli abitanti. Il direttore di banca guardone, la bibliotecaria ladra , un alcolizzato per amore, sono i protagonisti cui capita di assistere per caso al crimine. Cinema di genere che va a segno grazie a un cast perfettamente assemblato e a dialoghi di grande arguzia. Storie di vita in cui la delinquenza è inserita per sbaglio. Tratto dal romanzo di William Healt il film rientra in quei noir di stampo classico che univano intrattenimento e spessore in maniera naturale. In scena va la vita vera con tutti i suoi opposti. Solo il finale ha un cambio di ritmo dimostrando la buona regia di Flaisher oltre alla sua capacità di chiudere in maniera inaspettata una storia semplice.

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