Per la pace perpetua, la Russia è nata a Kiev

Articolo di Redazione

A più d’un anno di distanza dall’inizio della guerra in Ucraina, la redazione de Il salto della quaglia che «ripudia la guerra» (art. 11 della Costituzione), ricorda che, come l’alfabeto cirillico è alla base della lingua russa così la Russia è nata a Kiev, città e poi principato che rappresenta il fondamento, l’elemento basilare dell’identità russa.

(Si rileggano i manuali di Marco Bresciani, Pasquale Palmieri, Marco Rovinello, Francesco Violante «Storie – Il passato nel presente», Giunti Treccani, 2019, vol. 1, pag. 36; Gianni Gentile, Luigi Ronga, Anna Rossi, «Il nuovo Millennium», Editrice La Scuola, vol. 1, pagg. 243-244; Alberto De Bernardi, Scipione Guarracino «La conoscenza storica. Dalla società feudale alla crisi del Seicento», Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, 2000, vol. 1; infine Franco Gaeta-Pasquale Villani «Corso di Storia», Principato 1986, capitolo V, paragrafo 6, pagg. 106-107, “Una nuova ondata d’invasioni”: «Ciò che rese abbastanza facile la disgregazione dell’impero carolingio fu, come s’è detto, anche una nuova ondata di invasioni che penetrarono profondamente nel suo seno e che turbarono l’Europa per circa un secolo. Normanni, Slavi e Magiari a metà del IX secolo presero a compiere una serie di incursioni rovinose.

I Normanni (uomini del Nord) erano un complesso di varie popolazioni di stirpe germanica (Danesi, Norvegesi, Svedesi etc.) che cominciarono a muoversi probabilmente spinti dal desiderio e dalla necessità di possedere paesi più fertili di quelli che abitavano, e dai problemi che loro poneva un notevole incremento demografico. L’espansione avvenne lungo due direttrici: una marittima verso Occidente, l’altra terrestre verso Sud-Est. […]

Per via di terra l’espansione fu opera dei Vareghi (chiamati Rus, donde «Russi», dai Bizantini) i quali, seguendo il corso dei fiumi, dal Golfo di Finlandia arrivarono fino al Mar Nero dando vita ai due principati di Novgorod e di Kiev»

P.S.: La foto-copertina di questa nota redazionale riproduce le ultime due pagine del manoscritto di Immanuel Kant, Per la pace perpetua (Zum Ewigen Frieden).

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