“Tori e Lokita”, le tematiche principali di un’intera opera cinematografica

Articolo di Gordiano Lupi

I fratelli Dardenne sono due registi e sceneggiatori belgi conosciuti per documentari e lungometraggi che affrontano il tema dell’immigrazione clandestina e delle problematiche collegate. Cannes spesso li ha premiati (Rosetta, Una storia d’amore, Il ragazzo con la bicicletta), ma anche altri Festival li celebrano come autori di riferimento. Il cinema dei Dardenne è crudo e realistico, interpretato quasi sempre da attori non professionisti, senza budget clamorosi, ambientato nelle periferie delle città e nei bassifondi popolati da immigrati. Tori e Lokita è il loro ultimo lavoro e riassume le tematiche principali di un’intera opera cinematografica: l’amicizia tra adolescenti e la difficoltà a integrarsi in una società dove non è possibile vivere in modo regolare, perché clandestini. I registi non spiegano niente, non sono mai didascalici, ma lasciano che siano i fatti a raccontare la difficoltà di essere stranieri in una terra poco accogliente. Nessuno aiuta Tori e Lokita, tutti li sfruttano per mestieri poco nobili e come piccoli spacciatori; un cuoco affida dosi di marijuana da vendere e chiede prestazioni sessuali a Lokita in cambio di denaro; solerti impiegati non concedono i documenti a Lokita che per averli (falsi) diventa giardiniera di una piantagione di canapa, situazione che porterà a un finale imprevisto. Tori e Lokita è un film sceneggiato molto bene sulla base di una storia piccola ma intensa e commovente, girato con una tecnica inconfondibile composta da nervose soggettive e molta macchina a mano, fotografato in cupi notturni e intense panoramiche di una città periferica. Girato in Belgio, pedinando neorealisticamente le esistenze di Tori (12 anni) e Lokita (16), giunti a Liegi passando per la Sicilia, arrivati tra mille traversie a bordo di un barcone. Colonna sonora dolente e suggestiva che cita Alla fiera dell’est di Angelo Branduardi, presentata come una filastrocca italiana appresa dai ragazzi nel centro d’accoglienza di Lampedusa e usata da Lokita come suoneria per il telefono. Interpreti rigorosamente non professionisti, guidati da due veri maestri, sia il giovanissimo Pablo Schils nei panni di Tori che l’adolescente Joely Mbundu come Lokita, entrambi credibili e spontanei. Un film crudo che non fa sconti a nessuno, senza nascondersi dietro un finto perbenismo, mai politicamente corretto, indaga sui peggiori vizi umani e sulla malvagità gratuita che colpisce i più deboli. Premio del 75esimo anniversario a Cannes. Da vedere, ma lo trovate solo nei cineclub e nelle sale del circuito Fice.

Titolo Originale: Tori et Lokita. Paesi di Produzione: Belgio e Francia, 2022. Durata: 88’. Genere: Drammatico. Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Jean-Pierre Dardenne e Luc Dardenne. Fotografia: Benoit Dervaux. Montaggio: Marie-Hélène Dozo. Scenografia: Igor Gabriel. Costumi: Dorothée Guiraud. Trucco: Nathalie Tabareau. Produttori: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Delphine Tomson, Denis Freyd. Case di Produzione: Archipel 35, Les Film du Fleuve, Savage Film., Distribuzione (Italia): Lucky Red. Interpreti: Pablo Schils (Tori), Joely Mbundu (Lokita), Albam Ukaj (Betim), Charlotte de Bruyne (Margot), Marc Zinga (Firmin), Tijmen Govaerts (Luckas), Nadège Ouedraogo (Justine).

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