“Primo piano”, la cronaca di un’infanzia al termine senza rimpianto

Articolo di Paolo Quaglia

Anna è una tredicenne che si appresta a diventare adolescente. E’ il 1987 e siamo a Napoli . Nell’ultima giornata dello scudetto di Maradona la ragazzina osserva il suo quartiere e comincia a capire le dinamiche della vita. Il palazzo dove vive con la madre sta per essere abbattuto in nome del progresso. Da quella zona passerà una nuova sopraelevata che lascerà i condomini senza casa . Un piccolo mondo cui si è aggiunto un malfattore che va protetto e nascosto. Primo piano è un film del 2023 di Nicola Prosatore.

Romanzo di formazione lieve fa della crescita una favola a tinte fosche ripresentandone ogni lato. Anna è inserita in un ambiente molto più grande di lei che la porta a scoprire quanto l’infanzia sia finita. Un lavoro di cesellatura, quello di Prosatore, per anime che rappresentano loro stesse. Caratteri eterogenei che il regista propone con dovizia di particolari facendo respirare fino all’ultimo dei comprimari. Cast a parte il film è scritto in maniera ottima, dialoghi “presi dalla vita” che mostrano quanto sia difficile crescere in ambienti troppo formativi.

Il romanzo di Anna non è certo un feuilleton ma un insieme di pochissime parole dette una volta sola. Il pretesto della sopraelevata serve a trasmettere una disperazione silente che si contrappone allo scudetto. Un film perfettamente amalgamato dalla regia attenta e dalla comprensione narrativa. Desideri differenti che vanno in scena contrapponendosi a quello naturale della protagonista. Primo piano mostra un mondo a se stante, lontano dal calcio se non per tifo e quella scommessa che potrebbe fare la differenza. Un cinema dal neorealismo gentile che descrive un’altra faccia dello scudetto e degli anni ottanta. Il risultato è la descrizione della vita che si fa largo senza pietà e con qualche speranza. Si assiste alla cronaca di un’infanzia al termine senza rimpianto e dotata di una personalissima vena poetica.

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