La storia del Dantedì

Articolo di Pietro Salvatore Reina

L’idea di una Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri è nata da un articolo pubblicato sulle pagine de Il Corriere della Sera, in data 19 giugno 2017, del giornalista e scrittore Paolo Di Stefano. Di Stefano è uno scrittore e giornalista, laureato in Filologia romanza all’Università degli Studi di Pavia con il professore emerito, semiologo e critico letterario Cesare Segre.

La data del 25 marzo – Solennità dell’Annunciazione che a Firenze, fino al 1750, segnava l’inizio del Capodanno fiorentino, che aveva il suo centro nella Basilica della Santissima Annunziata – da alcuni studiosi è stata individuata come la «data di inizio» del viaggio di Dante nella Commedia. Ma non tutti gli studiosi sono d’accordo. Secondo altri filologi danteschi e critici letterari il viaggio di Dante nell’Oltretomba cristiano ha inizio il 7 aprile 1300, a mezzogiorno (o mezzanotte, se si calcola il meridiano di Gerusalemme) e si conclude il 14 aprile.

Il Dantedì è stato istituito il 17 gennaio 2020 con una direttiva approvata dal Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per i beni culturali e per il turismo, durante il governo Conte II, Dario Franceschini.

È stato lo stesso lo stesso Di Stefano a coniare l’espressione «Dantedì», di concerto con il professore Francesco Sabatini, professore emerito dell’Università degli Studi Roma Tre e Presidente onorario dell’Accademia della Crusca.

Dopo una chiacchierata tra Di Stefano e il professore Sabatini il nome «Dantedì» viene istituito, a Milano, il 4 luglio 2019 nella sala Buzzati de Il Corriere della Sera, durante un evento organizzato dalla Fondazione Corriere (cfr. l’articolo di Severino Colombo, Il Dantedì sarà il 25 marzo, scelto il giorno dedicato a Dante Alighieri nelle pagine de Il Corriere della Sera del 17 gennaio 2020).

Tale proposta è stata recepita e accolta da tantissimi intellettuali e studiosi, oltre che dall’Accademia della Crusca, dalla Società Dante Alighieri, dalla Società Dantesca Italiana, dall’ADI (Associazione degli Italianisti).

Il grande scrittore argentino Jorge Luis Borges amava dire che «Dante è la vetta più alta della letteratura […] se dovessi scegliere un libro, se dovessi scegliere un libro rappresentativo della poesia occidentale, sceglierei la Divina Commedia. Sono tanti i libri che amo, i libri che leggo nelle lingue che conosco. L’italiano non l’ho studiato, l’ho appreso attraverso Dante […] la Divina Commedia è il più bel libro della letteratura mondiale […] la Commedia è un libro che tutti dobbiamo leggere. Non farlo significa privarci del dono più grande che la letteratura possa offrirci».

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