Biodiversità nelle acque del Mar Mediterraneo: una sorgente termale vulcanica ricca di CO2

Articolo di C. Alessandro Mauceri

La notizia è di quelle che potrebbero cambiare il mondo. Vicino all’isola di Vulcano, nelle acque del Mar Mediterraneo vicino alla Sicilia, in una sorgente termale vulcanica ricca di CO2, alcuni ricercatori avrebbero identificato un microbo che “divora” anidride carbonica in modo “sorprendentemente rapido”. Secondo il dottor Braden Tierney, del Weill Cornell Medical College e della Harvard Medical School è stato “isolato questo organismo che è cresciuto sorprendentemente rapidamente, rispetto ad altri cianobatteri”. “La cosa bella dei microbi è che sono macchine autoassemblanti”, ha aggiunto. Il nuovo microbo avrebbe un’altra proprietà insolita, ha detto Tierney: affonda nell’acqua.

Prima che la scoperta potesse far nascere false speranza, però, i ricercatori hanno cercato di calmare gli animi. Secondo Tierney, “Non esiste davvero una soluzione valida per tutti ai cambiamenti climatici e alla cattura del carbonio. Ci saranno circostanze in cui l’albero [con la fotosintesi, ndr] supererà microbi o funghi. Ma ci saranno anche circostanze in cui si desidera davvero un microbo acquatico a crescita rapida che affonda “. L’idea vola verso grandi stagni in grado di catturare il carbonio. Ma non basta. Questo microbo potrebbe essere in grado di produrre anche bioplastiche.

Foto: ilbolive.unipd.it

Quello selezionato dai ricercatori è un cianobatterio che è stato scoperto a settembre in zone dove caratterizzate da infiltrazioni vulcaniche vicino all’isola italiana di Vulcano dove l’acqua contiene alti livelli di CO2. A febbraio il team di ricercatori ha esplorato anche alcune sorgenti termali sulle Montagne Rocciose, in Colorado, negli Stati Uniti, dove i livelli di CO2 sono ancora più alti. Ma i risultati sono ancora in fase di analisi. A coprire i costi di questo progetto è la società biotecnologica Seed Health, che sta studiando l’uso di enzimi microbici per abbattere la plastica. “Seed Health è stata fondata sulla convinzione che sbloccando l’immenso potenziale del microbioma, possediamo il potere di fare passi avanti trasformativi nella salute umana e planetaria”, ha detto il suo co-amministratore delegato Raja Dhir. “Il nostro lavoro con il dottor Tierney è esattamente in linea con questa missione e può aiutare a sbloccare nuovi modelli [per] la cattura del carbonio”.

L’idea di utilizzare i batteri per catturare la CO2, potenzialmente anche grazie all’ingegneria genetica, è un’area in grande evoluzione: una recente ricerca ha suggerito che i batteri, oltre a intrappolare CO2, potrebbero produrre sostanze chimiche utili: “L’uso di batteri modificati per gestire la CO2 ha l’ulteriore vantaggio di generare sottoprodotti industriali utili come biocarburanti, composti farmaceutici e bioplastiche”.

Anzi sembra che i progressi siano molto più rapidi di quanto non si pensi: un‘azienda statunitense, la LanzaTech, utilizzerebbe già batteri per convertire la CO2 in carburanti e prodotti chimici commerciali.  E la CyanoCapture, azienda che ha sede nel Regno Unito, utilizzerebbe i cianobatteri per produrre biomassa e oli biologici. Grande l’interesse delle grandi multinazionali del petrolio. ExxonMobil avrebbe appena concluso un periodo di studio su questo settore e altri centri di ricerca starebbero lavorando a progetti finanziati da Shell e da Elon Musk.

Una ricerca presso il Lawrence Berkeley National Laboratory negli Stati Uniti sta esplorando l’uso di batteri per catturare i minerali che contengono il carbonio dall’acqua di mare, bloccando la CO2. Per ottenere questo risultati i ricercatori utilizzerebbero un enzima catalizzatore. Anche in Cina, i ricercatori starebbero studiando enzimi resistenti al calore.

Sorge spontanea una domanda: e se, dopo tutte queste ricerche, si dovessero trovare microrganismi in grado di “mangiare” la CO2, a cosa sarebbero serviti tutti gli sforzi per ridurre le emissioni di anidride carbonica? La risposta è semplice. Nonostante i progressi scientifici e alcuni risultati di laboratorio, la strada verso la riduzione delle emissioni di CO2 è ancora lunga. Molto lunga.

Fino ad allora, l’unica soluzione per salvare il pianeta è consumare di meno.

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