Ballata dell’acciaio

Articolo di Gordiano Lupi

Verso la marina brulla dove nacque la storia
quale pittore impressionista lascerà il segno
con rustica dolcezza e sublime precisione?
Una foschia avvolge le brume campestri
profuma di tamerici piangenti e d’alloro,
accarezza il mirto odoroso e il bambù,
liberando il sole tiepido d’un mattino
che si fa strada tra casolari disadorni.

Sfuma il ricordo del passato, in fondo
al borgo operaio malandato, dietro
il grigio delle polveri, dei carbonili
scomparsi e delle cascine superstiti
che oscurano tubi cadenti di lamiera.
Piombino in fondo alla strada osserva
i resti del passato, le costruzioni
che coprono deserti di spiagge.

E il rione che cede alla campagna
non odora d’acciaio e di carbone,
solo ricordi e sogni, solo una chiesa
raccolta nel silenzio dei bastioni
e un murale ormai mesto e scrostato
che trascolora nel gioco del presente.
Fossili d’acciaio, fumo inclemente
avvolto nella foschia dei vecchi fossi.

E nel sublime incanto della sera
che il Cornia diffonde da millenni
sogno superstite d’industria appena sorta,
una strada del Cotone scopre il mare,
tra le frasche intravedi Portovecchio,
le luci dei lampioni, fantasmi d’operai
dentro capannoni che non tornano,
non cedono al cammino del presente.

In lontananza ammassi di rotoli
d’acciaio e tubi zingati, vergelle
accatastate in mezzo al niente
e un panorama di lamiere contorte,
un altoforno che crolla su se stesso.
Giornate uguali, vecchia industria
nel languido abbandono della storia
che ripercorre strade già battute.

Resta una teoria di capannoni,
forse un rimpianto d’onde
e di tempesta, che sconvolge
cuori di ragazzi innamorati.
Resta una pace stanca in mezzo ai tubi
gettati in terra, tra prati d’amianto,
con un ricordo stanco di operai
e di sirene che suonano per sera. Questo ci resta d’una città operaia
e del suo passato, ricordi di macerie,
polveri che volano, frasi gettate
sopra un foglio bianco, magico
incanto per poesia da niente,
senza pensare a inganni del passato
troppo vicini, in fondo, ai nostri lidi
che più non vedono portinerie distrutte.

FOTO: Riccardo Marchionni

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