Una passeggiata verso Palermo nord

Articolo di Bartolomeo Di Giovanni

I fratelli Bartolomeo e Rosario Di Giovanni a Villa Adriana

Erano le nove del mattino quando incontrammo Alessio che insistette di offrirci un caffè. Subito dopo ci chiese se avessimo del tempo disponibile per andare a visitare villa Adriana, accettammo l’invito e con gioia entrammo in questa magnifica costruzione. Colpiti dal tripudio di colori che “emanavano ” le opere, ci soffermammo guardandoci negli occhi, stavamo percependo le stesse sensazioni, ma il dottore Giacomo Callari, quale mano cristica di questo meraviglioso luogo, ci invito a visitare il resto della struttura, le parole tremule si sposavano con le emozioni, ogni “esplorazione” era una tempesta di brividi quasi incontrollabile, sibillai una semplice frase : Grazie per questi doni, finalmente qualcuno che spende il proprio tempo ed i propri risparmi per l’arte, conservandone anche l’energia impressa su ogni opera. Stanze dopo stanze, pareva essere accompagnati dal tempo trascorso , quel 1750, proprio quando l’estetica di Baumgarten diventava disciplina di studio, a Palermo sorgeva questo “monumento-dimora” che sarebbe diventato il testimone della storia della meravigliosa isola

Un passo indietro per sapere la genesi di questo luogo che è pregno di sacralità

Villa Adriana, nome completo : Villa Statella Spaccaforno-Bordonaro, fu fatta costruire dal marchese Giacomo Mariano Bajada, intorno al diciottesimo secolo, siamo nel 1750. Villa Adriana, oggi fucina delle Arti del Mediterraneo , e che grazie a Giacomo Callari è diventata il fulcro nevralgico dell’arte con tutte le sue sfumature. Entrando ci si accorge subito dell’ anima storica che vive aleggia nei grandi saloni, paragonabile ad un alveare di api laboriose per creare quello che è il miele dell’artigianità.

Dopo questa sorta di cammino “iniziatico” ci sedemmo per godere del flusso di coscienza che si era attivato in modo spontaneo, descrivemmo, soprattutto Rosario, le sensazioni che attraversarono la pelle fino a toccare quei sensi impercettibili che entrano, senza permesso, nello spirito. Villa Adriana è una opportunità, capace di abolire le differenze tra artisti storicizzati e artisti contemporanei, soprattutto emergenti. Callari è una persona che viaggia sul filo della spirale del tempo dove passato, presente e futuro cantano all’unisono,

dai quadri alle sculture alle miniature, alla poesia visiva, sicuramente un tempio di ispirazione, un altare dove le muse sollecitano l’anima dei fruitori. Non è un museo, ma il Museo-Laboratorio aperto a chi vuole elevare la propria vita al sentimento della condivisione.

Greimas, pioniere della Semiotica dell’arte, ci insegna che bisogna ricercare i significati all’interno di un opera, infatti l’opera visiva, pur non essendo costituita da parole, è anche essa un linguaggio percepibile grazie al grado di empatia del soggetto che la osserva . I colori che percepiamo talvolta possono essere rappresentazioni simboliche che nel processo di “dilatazione concettuale” si comprende l’archetipo che a sua volta ci rimanda al simbolo. Pertanto, affermava Greimas, che la semiotica dell’arte non spetta al critico, ,che descrive la tecnica, le affinità con le varie scuole di arte, ma al linguista, allo studioso delle varie forme di comunicazione non verbale, il poeta ed il filosofo dovrebbero essere i “descriventi” del segno, e del senso dell’opera, ovvero dell’Estetica funzionale, cioè recepire il senso olistico del fenomeno, dove segno e senso sono unidirezionali. Villa Bordonaro potrebbe essere lo spazio necessario per dare vita a discussioni di semiotica che si presta come atanor dei linguaggi che si fondono per ottenere la significazione del segno.

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