Cosa sono le Materie Prime Critiche

Articolo di C. Alessandro Mauceri

A febbraio, il ministero dell’Ambiente e il ministero  delle Imprese hanno attivato il “Tavolo nazionale per le materie prime critiche”. Un settore molto importante: basti pensare che, oltre ai due ministeri, a questo tavolo partecipano la presidenza del Consiglio, il ministero degli Affari esteri, l’Istat, ma anche rappresentanti della Commissione europea e di agenzie europee e le associazioni di impresa. E alcuni esperti del settore. Eppure si tratta di un argomento quasi sconosciuto ai più.

“Dinanzi a una realtà che vede l’Europa fortemente dipendente da Paesi stranieri per queste materie prime, strategiche per la decarbonizzazione, è necessario adottare misure che promuovano sempre più l’economia circolare” ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Pichetto. A fargli eco il ministro delle Imprese, Adolfo Urso: “Il tavolo è anche funzionale a definire il fabbisogno del Paese nella duplice transizione green e digitale, e per fornire utili elementi in vista del “Critical raw materials act” che sarà presentato dalla Commissione europea”.

Cosa sono le Materie Prime Critiche o CRM, Critical Raw Materials? Quando si parla di materie prime e, in particolare, di materie prime quotate in borsa, la mente va al petrolio. Qualche volta all’oro. In realtà, non sono solo quelle le materie prime scambiate in borsa. Sono tantissime. In genere sono raggruppate in macro-settori. Materie prime agricole, bestiame, materie prime settore energetico, materie prime industriali, metalli.

Al settore forse più conosciuto, quello energetico, oltre al petrolio appartengono anche carbone, metano, etanolo, gasolio, olio combustibile e propano. Tra le materie prime agricole ci sono avena, cacao, caffè, formaggi, grano, lana, latte, legname, mais, olio di palma, riso, soia, succo d’arancia, tè e zucchero. Alla categoria Bestiame appartengono gli scambi di bovini, maiali, pollame e manzo. Ma anche il mangime per questi animali. Tra le materie prime industriali, invece, si annoverano bitume, cobalto, gomma e molibdeno. Tra i metalli infine, oltre all’oro, ci sono l’argento, il nichel, il platino, l’alluminio, l’acciaio, il palladio, il piombo, il rame e, infine, stagno e zinco.

Ciascuno di questi prodotti ha una propria valutazione basata sulla domanda e sull’offerta, ovvero sulla disponibilità. Quello che non si dice quasi mai è che piccoli cambiamenti nella valutazione di uno di questi prodotti possono avere conseguenze globali rilevantissime. Si pensi al litio, ad esempio: oggi, la stragrande maggioranza dei sistemi di accumulo di energia elettrica utilizzati su auto, computer, cellulari e molto altro si basa su batterie realizzate con il litio. Appare evidente, quindi, il ruolo “critico” che riveste non solo il valore dato dagli scambi, ma la disponibilità a livello globale di questa materia prima o il potere di controllarla. Gli scambi legati alle Materie Prime Critiche comportano variazioni non indifferenti sul costo dei prodotti finali.

A volte, scelte di politica internazionale altrimenti poco chiare possono essere giustificate dalla possibilità di accedere o controllare queste materie prime. Ma non sempre è così. Alcune materie prime importanti sfuggono al controllo della finanza globale e diventano vittime di gestioni incontrollate con conseguenze inimmaginabili. Sulle economie dei governi, ma anche sugli equilibri geopolitici globali. E sull’ambiente. È il caso della sabbia: indispensabile per il settore dell’edilizia. La crescita della domanda di questa materia prima, ingrediente chiave del cemento e dell’asfalto, sta causando eventi geopolitici incredibili. Il boom dell’urbanizzazione globale è impressionante. In Cina, oltre mezzo miliardo di cinesi vive nelle aree urbane, il triplo di quanti erano 60 anni fa. Un numero approssimativamente uguale alle popolazioni di Stati Uniti, Canada e Messico messi insieme! Nell’ultimo decennio, a Shanghai sono stati costruiti più grattacieli di quanti ne siano mai stati costruiti in tutta New York City. E poi innumerevoli chilometri di strade e altre infrastrutture come stazioni  aeroporti. Negli ultimi anni, la Cina ha usato più cemento di quello usato dagli Stati Uniti nell’intero XX secolo.

Lo stesso in India: la quantità di sabbia da costruzione utilizzata ogni anno è più che triplicata dal 2000 e continua ad aumentare a ritmo vertiginoso. Per alcuni tipi di sabbia da costruzione la domanda è così elevata che anche paesi come gli Emirati Arabi Uniti, che si trova ai margini di enorme deserto, non riescono più a soddisfare la domanda. E importano sabbia dall’Australia.

Questo boom ha conseguenze in diversi settori. L’estrazione della sabbia sta causando danni ambientali. In alcuni paesi questa materia prima è così richiesta che la gente scava le rive con le pale e trasporta via la sabbia con camioncini. Altre volte sono le  grandi industrie che utilizzano macchinari ben più potenti che, però, hanno anche un ben diverso impatto sull’ambiente. La più grande miniera di sabbia del pianeta si trova in Cina, sul lago di Poyang. A furia di scavare sabbia dal fondo di un lago, il livello dell’acqua è calato drasticamente negli ultimi anni. È stata scavata così tanta sabbia che il canale di deflusso del lago è stato drasticamente approfondito e allargato, quasi raddoppiando la quantità di acqua che scorre nello Yangtze. Con conseguenze devastanti per gli abitanti della zona, sia animali che uomini: i livelli più bassi dell’acqua si stanno traducendo in un peggioramento della qualità dell’acqua e dell’approvvigionamento delle zone umide circostanti.

Ma la domanda di questa materia prima è troppo forte. Il numero di persone che vivono nelle aree urbane continua ad aumentare: è più che quadruplicato dal 1950. E più della metà della popolazione mondiale ora vive nelle città, con altri 2,5 miliardi in arrivo nei prossimi tre decenni, secondo le Nazioni Unite. http://www.un.org/en/development/desa/news/population/world-urbanization-prospects-2014.html Questo spiega la domanda sempre crescente di questa Materia Prima Critica.

Quello delle Materie Prime Critiche, in generale, è un problema di cui si è parlato anche a Bruxelles. Nel 2020, la Commissione europea ha adottato un piano d’azione CRM basato principalmente sull’azione esterna: nuovi partenariati strategici con paesi sviluppati e in via di sviluppo dove si concentrano sull’estrazione, la lavorazione e il perfezionamento dei CRM. Ora qualcosa potrebbe cambiare. Secondo il PE questo potrebbe non bastare. La transizione verso economie digitali, altamente efficienti dal punto di vista energetico e neutrali dal punto di vista climatico farà crescere la domanda di CRM in modo notevole. Per questo i parlamentari europei, con 543 voti a favore, 52 contrari e 94 astensioni, hanno approvato un documento nel quale si chiede alla CE una strategia UE che aumenti l’autonomia strategica per la fornitura di CRM, anche tramite la costruzione di un mercato secondario basato su risorse riciclate. Le nuove materie prime dovranno provenire dall’interno dell’UE, le fonti dovranno essere diversificate e si dovrà intensificare la ricerca sulle alternative sostenibili.

Un modo per dire che, nel prossimo futuro, le Materie Prime Critiche diventeranno sempre più “critiche”.

FOTO: enea.it

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