Manovre di spartizione sul Mondo

Articolo di Massimo Rossi

La guerra in Ucraina e la guerra a Gaza, come è giusto (ma non sono le sole), impegnano, in modo incalzante ed incessante, tutti i mezzi di informazione conosciuti. La guerra a Gaza (o zone limitrofe) c’è (con vari stop) dal 1948 (più o meno), mentre la guerra in Ucraina c’è dal 2014. Il mondo civile si scandalizza al ritmo delle notizie, si indigna al ritmo della notizia, si impegna molto raramente. L’elezione al suo secondo mandato di Trump ha determinato una chiara ed indiscussa volontà politica di costui che si è impegnato per la “pace” a “stelle e strisce” in Ucraina ed a Gaza.

Non c’è dubbio che è un passo avanti rispetto ai suoi predecessori (Obama compreso) che per “inoculare” la democrazia dalla prima guerra del Golfo hanno usato gli eserciti e le armi più sofisticate (e, verrebbe da dire, non controllate). In una logica spartitoria delle aree di influenza con la Russia che già preparava quello che oggi è sotto gli occhi di tutti: la ricostruzione della fu Unione Sovietica, almeno in termini territoriali.

Siamo consapevoli dello sforzo fatto dalla amministrazione americana per portare alla ragione soggetti (Putin e Netanyahu) che non appaiono molto ragionevoli e che commettono crimini, in primo luogo, contro i loro stessi popoli. Lo sforzo americano non è senza conseguenze per gli USA stessi: utilità economiche già palesate. Ma nonostante ciò – in una logica di liberalismo sfrenato – l’impegno profuso dalla “vecchia” America e dalla “pavida” Europa appare oggi – per la prima volta – un atto meritevole di attenzione.

Non vi è dubbio alcuno che mettere allo stesso tavolino contendenti così determinati a distruggere l’altro, costi quel che costi, non è opera da poco. Solo che noi abbiamo il vizio di fare delle riflessioni “fuori dal coro” e non ci interessa nulla di avere consensi. Quello che ci importa è di riflettere su quanto accade ai margini della storia dopo il secondo conflitto mondiale ed avendo alla mano le leggi internazionali e la carta che ha istituito l’ONU.

Siamo abbastanza anziani per ricordare gli accordi di Camp David tra Egitto ed Israele e ci ricordiamo che quegli accordi furono resi possibili e furono portati avanti dal Segretario di allora dell’ONU. Il grande assente nel panorama mondiale attuale è l’ONU e la sua funzione di dare pari dignità a tutte le nazioni ed a tutti i popoli. Questo aspetto è molto importante perché per la prima volta (o quasi) se si farà una pace, la si farà grazie a Stati singoli che si muovono in autonomia e che hanno precisi interessi economici e di espansione a farlo.

La questione che intendiamo mettere sotto gli occhi di tutti non è di poco conto e raffigura una modifica epocale in termini geo-politici, ma anche di valore delle leggi internazionali riconosciute che vengono (in massima parte) calpestate. Il dopo non sarà mai come prima. È la prima volta dopo il 1948 che l’ONU rimane sullo sfondo (sfuocato) rispetto ad iniziative di pace portate avanti dai c.d. “volenterosi” e questo per il “gioco” incrociato dei veti nel Palazzo di vetro di New York. Alla base di questa nuova e silente situazione temiamo che ci sia un preciso fine: la spartizione geo-politica e geo-economica del mondo.

Le potenze mondiali non fanno nulla per nulla e lo si è visto nel primo incontro tra Trump e Zelensky, dove il leader ucraino è stato annichilito dalla “arroganza” del Presidente USA. Difatti, da quell’incontro sono usciti ragionamenti e pretese degli USA sulle c.d. “terre rare” su territorio ucraino. Ecco perché al di là delle buone intenzioni non ci convincono gli sforzi fatti da Paesi sovrani verso altri Paesi sovrani. Questa logica è una logica coloniale e di mera sopraffazione che proprio l’istituita Società delle Nazioni e poi dell’ONU ebbe ad eliminare.

Senza contare che nel silenzio di tutti i capi di Stato nessuno si è ricordato delle leggi internazionali che regolano certe materie e che regolano – appunto – i rapporti tra Stati nel rispetto reciproco. Non è morale, oltre ad essere contro legem, l’atteggiamento del Presidente USA che dice a Zelesky ti faccio fare la pace, ma mi paghi con “terre rare”. Questa è una logica mercantile, questa è una logica coloniale del XXI secolo, questa è una logica commerciale.

La Pace è un valore universale e deve essere avulsa e distinta da interessi “particolari” ed economici. Se anche in valori come la Pace, la fame nel mondo, le pandemie o altro permettiamo l’ingresso di principi e criteri economici, si arriva ad una disumanizzazione dell’umanità.

Ovviamente non sosteniamo la liceità della guerra e non sosteniamo che l’intento USA e Europa non sia meritorio, ma per esserlo il tutto deve essere ricomposto in un alveo internazionale e di valori condivisi da Popoli sovrani della Terra, altrimenti, si rischia, grandemente, che la logica di spartizione economica prevalga e che i Popoli, come tali, vengano sviliti e ridotti in povertà o non considerati se non al centro delle politiche economiche di chi “guida” il mondo.

Bisogna uscire, il prima possibile, da una logica di interesse e di economia. L’economia non può giustificare il sacrificio di valori umani. L’economia deve essere al servizio in una Terra di popoli con pari dignità tra loro.

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