Une part manquante (titolo originale francese) è un film non convenzionale che affronta il rapporto padre – figlia, un legame genitoriale che non può essere rescisso, né dalla lontananza né da una legislazione assurda come quella giapponese. Al francese Jay (Duris) manca una parte di se stesso, una figlia come Lily (Cirne-Masuki), che lo lascia insieme alla madre giapponese quando ha solo tre anni; lui non si dà mai per vinto, manda al diavolo tutto, resta in Giappone, lavora prima come cuoco poi come tassista fino al giorno in cui ritrova la figlia e celebra una giornata speciale, che potrà essere l’inizio di un nuovo rapporto. Finale aperto e struggente, stupende scenografie di una caotica Tokyo urbana da 40 milioni di abitanti e di una tranquilla periferia marina, fotografia livida e solare che si alterna, storia malinconica ma piena di vita e speranza. Tra le cose più riuscite l’amicizia con altri genitori che soffrono simili mancanze, la terapia per curarsi dalla dipendenza da alcol, il rapporto con Jessica (Chemla) abbandonata da figlio e marito in una situazione simile. La legge giapponese in tema di minori è molto rigida, il primo coniuge che ottiene la custodia sul minore ha tutti i diritti, l’altro è tenuto a versare gli alimenti per il mantenimento ma non può accampare pretese sul figlio, se il coniuge affidatario non le concede, solo quando il ragazzo avrà compiuto 18 anni deciderà in maniera indipendente. Non esiste affidamento congiunto in Giappone, di fatto il primo che porta il figlio con sé è colui che avrà diritto a tenerlo e penserà alla sua educazione. Non solo, tra le cose più assurde la legge per cui una percentuale degli alimenti versati va agli avvocati per pagare gli onorari, quindi a nessuno interessa risolvere il problema morale, una sporca faccenda economica viene mascherata con la scusa di una tradizione culturale. Guillaume Senez (insieme a Jean Denizot) scrive una storia verosimile, non dipinge il padre come un santo, tutt’altro, la moglie fugge di casa con la figlia per i continui litigi e perché il marito è alcolizzato. Il regista si limita a raccontare (con umana pietas) la parabola di un uomo in caduta libera che nella vita ha soltanto uno scopo: rivedere sua figlia e poter parlare con lei. Jay, dopo otto anni di ricerche, riesce a passare una giornata con la ragazza e prova a gettare le basi per non perderla definitivamente, nonostante le assurde leggi nipponiche. Senez e Denizot evitano ogni retorica, a tratti sono persino ironici, in ogni caso sempre realisti, toccando le giuste corde del dramma e del sentimento, persino nella parete finale quando descrivono una giornata perfetta tra padre e figlia, pur trascorsa nella totale illegalità. Il film parte lento, ma con un suo perché, in breve tempo cattura l’interesse dello spettatore e si dipana con un montaggio adeguato per circa cento minuti di pellicola. Condivisibile nella versione italiana la scelta del doppiaggio quando gli attori parlano francese, mentre vengono usati i sottotitoli quando la lingua è il giapponese. Ritrovarsi a Tokyo colleziona molte candidature al Premio Magritte (come un Davide di Donatello francese) ma non vince niente. Non importa, un buon film non lo fanno i premi. Visto in provincia al benemerito Cinema Stella di Grosseto, un baluardo culturale che resiste.
Regia: Guillaume Senez. Soggetto e Sceneggiatura: Guillaume Senez, Jean Denizot. Fotografia: Elin Kirschfink. Montaggio: Julie Brenta. Musiche: Olivier Marguerit. Scenografia: Takeshi Shimizu. Costumi: Julie Lebrun. Trucco: Jill Wertz. Produttori: Jacques-Henri Bronckart, David Thion.Case di Produzione: Les Films Pelléas, Versus Production. Distribuzione (Italia): Teodora Film. Paesi di Produzione: Francia, Belgio, 2024. Titolo Originale: Une part manquante. Lingua Originale: Francese, Giapponese. Durata: 98’. Genere: Drammatico. Interpreti: Romain Duris (Jérôme “Jay” Da Costa), Judith Chemla (Jessica), Mei Cirne-Masuki (Lily Nomura), Yumi Narita (Keiko Nomura), Tsuyu Shimizu (Michiko), Shungicu Uchida (nonna di Lily), Patrick Descamps (padre di Jay), Shinnosuke Abe (Yu).