Elezioni di medio termine, gli USA cambiano idea sull’attentato alla Dugina

Articolo di C. Alessandro Mauceri

Per la prima volta dopo più di un anno di scontri diplomatici ai massimi livelli (poche settimane fa, l’ambasciata USA in Russia ha invitato i cittadini americani a lasciare il paese), Stati Uniti d’America e Russia potrebbero essere d’accordo su una cosa. Ad uccidere Darya Dugina, figlia del miliardario russo Dugin, non sarebbero stati i russi, ma gli ucraini.

Ad agosto, subito dopo l’attentato (forse diretto al padre) nel quale  aveva perso la vita la ragazza, i servizi segreti russi avevano subito puntato il dito contro l’Ucraina. A meno di 48 ore dall’esplosione che aveva ucciso la ragazza, l’Fsb, il servizio di sicurezza federale russo, aveva addirittura subito fornito il nome della presunta sicaria: “Il crimine è stato preparato e commesso dai servizi di sicurezza ucraini”, ha affermato nel comunicato l’Fsb. In particolare da un’agente donna di nome Natalya Vovk, arrivata in Russia il 23 luglio con la figlia, Sofia Shaban. E fuggita subito dopo l’attentato in Estonia attraverso la regione russa di Pskov”. Le autorità di Tallinn però avevano fatto presente di non aver ancora ricevuto alcuna richiesta di estradizione da Mosca.

In un messaggio alla famiglia della ragazza, il presidente russo Vladimir Putin aveva parlato di “un crimine vile e crudele”. Dopo due giorni di lutto anche il padre della ragazza aveva rotto il silenzio. E aveva parlato di “attacco terroristico compiuto dal regime nazista ucraino”.

In un primo momento al di là dell’Oceano Atlantico avevano cercato di far pensare che dietro l’omicidio potessero esserci i vertici del Cremlino e non gli ucraini. Non sorprende: non  più tardi di qualche mese fa, a marzo, gli Stati Uniti avevano sanzionato la figlia del miliardario Dugin, accusandola di essere coinvolta in un media di disinformazione controllato da gruppi militari privati vicini ai vertici del Cremlino. E non era  la prima volta che da oltre oceano arrivavano pesanti accuse rivolte alla figlia di Dugin. Nel 2015, la accusarono di essere leader dell’Unione della gioventù eurasiatica e di aver reclutato persone con esperienza militare e di combattimento per combattere per conto della Repubblica popolare di Donetsk.

Poi, a sorpresa, nei giorni scorsi, sul New York Times sono state riportate le dichiarazioni di alcuni non meglio identificati funzionari e di agenzie di intelligence statunitensi che confermavano che parti del governo ucraino avrebbero approvato l’attentato. Ora, secondo le autorità statunitensi, parti del governo ucraino avrebbero autorizzato l’attacco con autobomba vicino a Mosca che ha ucciso Daria Dugina.

Come mai un simile cambio di rotta? Il vero motivo che ha portato le autorità a stelle e strisce a rilasciare questa dichiarazione potrebbe essere legato alle midterm elections. Tra pochi giorni (il 7 novembre) negli USA si svolgeranno le elezioni di medio termine. E sia i democratici che Biden sarebbero indietro secondo molti sondaggi. Alcuni lo presentano addirittura come il presidente meno gradito degli ultimi vent’anni. Non sorprende. Le sue gaffe hanno fatto il giro del pianeta. L’ultima solo pochi giorni fa: a Washington, al termine di un evento sul tema dell’alimentazione, il presidente Biden ha invitato la deputata repubblicana dell’Indiana Jackie Walorski a salire sul palco per ringraziarla. Peccato che la Walorski non poteva farlo: era morta in un incidente d’auto un mese prima. Biden non ha potuto neanche fingere di non saperlo: lui stesso aveva espresso tristezza per la sua scomparsa in una nota ufficiale.

Ma non basta. Secondo alcuni sondaggi mostrano che gli americani non vedono di buon occhio che il governo continui a sperperare denaro pubblico in aiuti all’Ucraina (l’ultima tranche, solo pochi giorni fa, di oltre 600 milioni di dollari).

Ecco quindi che era necessario fare qualcosa prima che l’attentato alla Dugina potesse diventare un boomerang. Potrebbe essere questo il motivo che ha portato alcune autorità a dichiarare che gli USA non hanno preso parte all’attacco, fornendo intelligence o altra assistenza. Anzi, secondo quanto dichiarato nell’intervista non erano nemmeno a conoscenza dell’operazione (in realtà non si sa cosa sia più grave visi i rapporti tra Biden e Zelensky) e si sarebbero opposti all’uccisione se fossero stati consultati.

Un cambio di rotta radicale. Non solo nelle dichiarazioni sulle responsabilità dell’attentato ma sulla guerra in Ucraina. I funzionari americani si sono dichiarati frustrati dalla mancanza di trasparenza dell’Ucraina sui piani militari e segreti, specialmente sul suolo russo (chiaro il timore di una vendetta sul suolo americano nel caso in cui dovesse emergere il contrario).

Naturalmente i funzionari americani che hanno parlato dell’intelligence non hanno rivelato quali elementi del governo ucraino si credeva avessero autorizzato la missione né chi avesse effettuato l’attacco o se il presidente Zelensky l’avesse autorizzata. Non hanno neanche voluto dire neanche “chi” del governo americano avrebbe consegnato gli ammonimenti e “a chi” del governo ucraino sono stati consegnati. Nè quale sia stata la risposta da parte dell’Ucraina.

 Meglio dire il meno possibile. Almeno fino alle prossime elezioni di medio termine.

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