L’arte del maestro Simone Caliò veste le pareti della Coin di Messina

Articolo di Pietro Salvatore Reina

La parola «arte» ha un’etimologia complessa: la si trova nell’antica lingua sanscrita dove la radice -arche – significa «andare verso», e nella lingua latina dove «ars» indica la capacità di agire, produrre, costruire.

Dallo scorso 4 maggio le opere del Maestro Simone Caliò rivestono le parteti della Coin di Messina. In questo spazio, un punto di riferimento per la città dello Stretto, i colori, le pennellate di Caliò regalano e trasmettono emozioni, messaggi, speranze.

Introdurre l’Arte nei grandi centri commerciali significa costruire sui colori, nelle pieghe dei colori, esperienze esistenziali che aprono al dia-logo tra chi osserva e l’«oggetto d’arte». Uno sguardo, più sguardi che aprono e si aprono a una destinazione, ma che soprattutto lasciano un segno – forse una traccia della pennellata dell’artista – negli occhi, nei cuori, nelle anime dei curiosi, dei visitatori.

L’alfabeto emozionale dei colori del Maestro Simone Caliò riveste lo spazio commerciale ma soprattutto vuole creare relazioni significative con quegli occhi, cuori, anime vaganti che anche in Coin vogliono trovare «la bellezza» che rinnova l’esistenza.

L’Art Exhibition di Simone Caliò è una strategia culturale, una lezione sull’«arte di leggere l’arte» (appresa, meditata e fatta propria dalla lectio insuperabile del grandissimo professore e critico d’arte Federico Zeri). Una lezione come testimonianza di bellezza, oggi purtroppo barattata, comprata, ridotta a gossip. Una lezione, una lezione-stile di vita tra le tante pareti della Coin, un’«esibizione d’arte» – che i più attenti osservatori colgono come una preparazione alla comprensione del nostro mondo. Tra le pareti della Coin il visitatore intrattiene un’esperienza di connessione con i colori che lo traghettano in un’esperienza dalla quale imparerà a perseguire un’idea di stile e di bellezza.

D.: Come nasce e si concretizza l’idea di dare vita ad una mostra all’interno di un grande commerciale?

R.: Il progetto nasce da un’idea della Visual Valeria Pizzi della Coin, idea che ha incontrato il consenso entusiasta del Direttore Valerio Gentilini ben disposto a introdurre eventi insoliti e innovati all’interno degli spazi Coin, e anche del sottoscritto. Ho trovato da subito geniale la proposta per via del trait d’union con la filosofia della mia arte e il mio pensiero di artista: ho sempre pensato infatti che l’arte debba arrivare a tutti sia nella semplicità dell’espressione artistica sia nei luoghi espositivi, e che ci sia più bisogno d’arte nei luoghi dove non c’è. Anzi questa esperienza è emozionante, allo stesso modo, se non più, delle esposizioni nei luoghi “canonici”. Ed in effetti se penso alla mia storia artistica trovo un percorso abbastanza coerente in quanto ho sempre cercato di esporre anche in luoghi “altri” rispetto a gallerie e spazi istituzionali, come librerie, cinema, hotel, sale da tè padiglioni ospedalieri, ovviamente sempre con criterio ed in maniera adeguata nel rispetto dell’arte e degli artisti. D’altronde anche Andy Warhol sosteneva che «Tutti i magazzini diventeranno un giorno musei e i musei diventeranno gallerie commerciali».

D.: Quest’occasione per il Maestro Simone Caliò e per i responsabili della Coin vuole essere una preziosa opportunità per promuovere un’esperienza autentica quale quella di ri-tornare a guardare, a guardarsi. I colori ci insegnano l’armonia, le linee ci ammaestrano su come utilizzare al meglio lo spazio vitale dentro cui ci muoviamo? Quali altri messaggi possiamo leggere nelle pieghe di questi colori che danno vita allo spazio Coin?

R.: Messina sembra essere rimasta indietro rispetto ad altre realtà siciliane in cui è più vivo il fermento culturale. Penso a Scicli, che apre un nuovo polo museale con il contemporaneo Isgrò, e Modica con la retrospettiva su Guttuso. Messina langue, non avendo del resto neanche spazi adeguati a poter ospitare mostre contemporanee. Forse l’idea progettuale nata dalla collaborazione con Coin nasce proprio da un bisogno inconscio di trovare nutrimenti per l’anima, in una città che non ha una sua dimensione culturale pari ad altre comunità. Allestire una vera e propria galleria d’arte di respiro europeo all’interno di un departement store come Coin Messina, da anni punto di riferimento della città e del suo centro, diventa così un segnale di una necessità, necessità che trova risposta in un enorme successo di pubblico e consenso che la mostra sta ottenendo. Di sicuro la città si trova in un momento di passaggio, di crescita: bellissimo sarà vedere le “ramblas” sul viale San Martino e gli altri cantieri che la città sta affrontando. Ma se oltre alle opere strutturali non si penserà anche alla dimensione culturale attraverso l’arte e le idee di respiro, difficilmente ci potrà essere una rinascita.

D.: Quale segno lascerà la tua mostra negli spazi commerciali ma anche esistenziali di questo grande magazzino commerciale messinese? Quale segno lascerà nella città di Messina? In che modo pensi che il progetto in corso alla Coin possa incidere sul contesto cittadino più ampio in termini di cambiamento?

R.: Credo, come già ho detto precedentemente che l’inaugurazione della mia mostra all’interno della Coin Messina, nata dall’idea progettuale della Visual Valeria Pizzi, possa essere stimolo per una nuova stagione culturale in città. La disponibilità e la visione aperta alle contaminazioni del departement store e del suo direttore Valerio Gentilini, di viale San Martino, saprà accogliere quelle iniziative, attività esperienziali, che ambiscono ad adeguare il livello locale a quello più ampio europeo in cui sia possibile la fruizione di opere d’arte, e partecipare a manifestazioni artistiche il cui ruolo si esplica a due livelli: quello personale (miglioramento dell’autostima, alleviamento dello stress) e quello relazionale (rafforzamento della coesione sociale). Questi ed altri benefici sono stati dimostrati dai numerosi studi condotti dall’OMS.

Gli ambienti della Coin Messina sono luoghi in cui le persone possono sentirsi a proprio agio, in virtù del personale professionale e attento alle esigenze della clientela, e dall’atmosfera studiata dai visual. A volte entrare in una galleria d’arte, un cubo bianco, mette soggezione, portare l’arte in un ambiente familiare e che già si conosce attira più visitatori, incorporando l’arte si aggiunge un’altra dimensione, come stiamo riscontrando nella risposta dei visitatori.

Related Articles