DIS_PARI è stato cancellato. Che bella la democrazia!

Articolo di Alberto Maccagno

Ecco la notizia che tutti stavamo aspettando: il Monk di Roma ha annullato l’evento DIS_PARI, conversazioni sull’antisessismo che doveva tenersi il 9 luglio 2025. Giusto così!

Ma insomma, come si permettono questi signori che rispondono ai nomi di Immanuel Casto, Yasmina Pani e Leonardo Laviola (e che non dovete assolutamente seguire nei loro canali social), a voler organizzare un dibattito su un tema così attuale che coinvolga una pluralità di opinioni, garantendo così un confronto educato e arricchente? Ma dove pensano di essere, in un paese democratico?

Come si permette Filippo Giardina, pioniere e maestro della stand-up comedy, a chiedere al Monk di cancellare le “vergognose e diffamatorie” stories su Instagram e di ripristinare il normale svolgimento della serata? Roba da matti!

Le storie in cui il locale spiega le motivazioni dell’annullamento sono, ovviamente, inattaccabili e si possono riassumere così:

“Allora, praticamente c’hanno scritto un botto di femministə attivistə gente coi profili coi like e ci hanno detto che dovevamo impedire la riuscita di DIS_PARI perché noi mica siamo fascistə e quindi l’abbiamo cancellato.

Dalla parte delle donne!”

Adesso uno non è nemmeno più libero di cacarsi addosso, mi chiedo dove andremo a finire.

Ma come si permettono Andrea Piratsu di Giornalia, Luiza Munteanu di Coscienza De-Genere, Riccardo Canaletti di Mow Mag e tanti altri a difendere questi attentatori della democrazia?

Non si può, ragazzi. Quando si parla di certi temi non si può mica rivolgersi a professionisti del settore, persone competenti come Davide Nestola e Giancarlo Dimaggio, lavoratrici dell’editoria come Giorgia Antonelli o filosofe come Tiziana Lombardi, così da avere punti di vista diversi, sia per ragioni di genere che culturali, che stimolino il confronto.

Non si fa così! Ci vogliono gli esperti di gender studies con la verità in tasca, come nelle aule di tribunale! Lì siamo passati talmente tante volte dalle toghe rosse a quelle nere che a un certo punto sembrava di stare a Milanello e potrei giurare di aver intravisto pure Cardinale tra i presenti e che nemmeno in quell’occasione volesse vendere. Se non è crudeltà questa…

Insomma, la scelta del Monk è un capolavoro di acume e correttezza con cui non si può che solidarizzare.

Per quanto riguarda la deriva politica di questa sinistra, invece, torna sempre alla mente il video di Fabrizio Corona che pedala in via Torino prima di cadere rovinosamente sui binari del tram cantando una canzone di Jovanotti. Solo che la “bici” sono le finte battaglie progressiste, tutte emoji e arcobaleni, e i “binari” sono la dura realtà, quella contro cui una delle peggiori sinistre della storia (e ce ne vuole) si schianta ormai tutti i giorni.

Come faceva la canzone? Viva la libertà, vivaaaa la libertà!

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