Il cammino dei mille e Piana degli albanesi (un documento del 30 agosto 1860)

Articolo di Francesco Ferrara

Come è noto, l’arrivo a Palermo delle truppe garibaldine che erano sbarcate a Marsala fu preceduto da varie battaglie e da insurrezioni locali nei piccoli paesi siciliani, fatti dei quali la memoria è affidata ad alcune lapidi ed alle fonti bibliografiche e documentarie dell’epoca.

La storia del Risorgimento italiano ed in particolare quella della spedizione dei Mille in Sicilia è abbastanza nota a tutti nelle sue linee essenziali; penso che tra le pagine scolastiche che più sono rimaste impresse nella mente di ciascuno ci siano i fatti ed i nomi più noti. I libri di scuola, come è giusto che sia, per ragioni di sintesi mettono in luce i nomi di quelli che oggi definiremmo leaders del movimento risorgimentale; le stesse pagine correttamente spiegano che l’Unità d’Italia fu possibile grazie all’abilità politica e militare dei leaders risorgimentali e delle popolazioni locali che insorsero. L’impressione che, talvolta, si ricava dalla lettura dei manuali scolastici, tuttavia, è quella di un cambiamento calato dall’alto in cui le popolazioni abbiano svolto un mero ruolo corale ed indistinto.

Le fonti bibliografiche ed archivistiche smentiscono questa impressione e ci raccontano di personaggi delle singole realtà locali che hanno dato, in vario modo, il loro contributo alla causa risorgimentale.

Riscoprire luoghi e persone in parte dimenticate o probabilmente nemmeno conosciute mi sembra un gesto doveroso nei loro confronti ed utile a noi contemporanei per capire che nessun cambiamento sociale è possibile senza che lo stesso venga, dapprima, metabolizzato da chi abita quei luoghi e quei tempi; e per fare questo occorre la collaborazione necessaria di chi, all’interno di una comunità, ha già un ruolo.

Riscoprire le piccole storie che hanno consentito di realizzare l’Unità d’Italia ritengo sia utile per cogliere dalla storia quei messaggi e quegli insegnamenti di cui abbiamo bisogno oggi per guardare oltre e costruire una nuova identità comune.

Tra le varie comunità locali che diedere un contributo – e che forse sono state dimenticate – c’è quella di Piana dei Greci, oggi Piana degli Albanesi, forse non a caso, considerato che la mamma di Francesco Crispi era di Piana e, come ha ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Matterella, nella sua recente visita a Piana, il 18 ottobre 2024, “Francesco Crispi – Zef Krispi – partecipe della spedizione dei mille e in seguito più volte Presidente del Consiglio in Italia, si definiva “albanese di sangue e di cuore”.

Il ruolo di Piana dei Greci – paese che sorge in una vallata a pochi chilometri da Palermo – ebbe nella strategia militare di Garibaldi e dei Mille ruolo importante e fu lo stesso Giuseppe Garibaldi a riconoscere con un decreto pubblicato nel Giornale Officiale, il 16 novembre, che tra “le città che diedero prova di completa abnegazione, Piana dei Greci merita uno dei primi posti”1.

Di quanto sia accaduto in quei giorni a Piana dei Greci ne parlarono diversi studiosi dell’epoca, che nei loro scritti ci hanno lasciato una cronaca dettagliata dei fatti e delle persone che collaborarono ai moti rivoluzionari in Sicilia ed in particolare a Piana.

Una certa passione per quel periodo storico, insieme alla voglia di scoprire qualcosa in più sul paese in cui hanno vissuto per diversi secoli i miei antenati mi ha portato a leggere quei racconti ed a documentarmi meglio su cosa accadde a Piana degli Albanesi in quei giorni.

Quei nomi menzionati mi erano già noto e qualche fatto mi suonava anche familiare.

Correva il 4 aprile 1860, e – come scriveva F.E.G. Borghese, nei “Sessantacinque giorni della rivoluzione di Palermo nel 1860” – quel giorno avveniva l’insorgimento di Piana dei Greci.

Nel dettaglio “si armarono circa 80 di numero, disarmarono i birri, e stabilirono il Comitato. Partirono unitamente a D. Luigi Zalapì, altro Caposquadra, il giorno 6 per Gibilrosso onde recarsi in Palermo”i.

Qualcosa di quella storia l’avevo sentito nei racconti familiari, sapevo di un antenato diretto che era stato Ispettore di Polizia pressapoco in quel periodo a Piana.

La curiosità si intensificava e consultando il testo di Gioacchino Petta apprendevo delle informazioni più dettagliate sul ruolo che ebbe la polizia borbonica di Piana dei Greci in quella vicenda. In questo interessantissimo borbonica di Piana dei Greci in quella vicenda. In questo interessantissimo testo dell’epoca è riportata una nota del 21 aprile 1860, a firma dell’allora direttore della Polizia Borbonica: Salvatore Maniscalcoii.

La nota era chiara: il distaccamento di polizia borbonica di Piana dei Greci non aveva opposto resistenza ai rivoltosi e le conseguenze, ovviamente, non tardarono ad arrivare.

Come si legge nella nota ministeriale a firma del Maniscalco “poichè il Comune di Piana si mostrò tutto ribelle al Real Governo [n.d.r. borbonico], resta sin da ora sciolta la guardia urbana, codesto corpo vile e codardo, che lasciò disarmarsi e fece defezione”.

Gli abitanti di Piana dei Greci furono, come testimonia la nota del Direttore della Polizia borbonica, duqnue compatti nell’insorgere, nessuno escluso.

A quel punto, quasi di improvviso, alcuni punti sparsi nella mia mente si congiungevano e prendevano forma: cronache dell’epoca, documenti dell’archivio storico di famiglia, narrazione, oggetti di quel periodo si sono tra loro ricongiunti aiutandomi a dare una forma più definita a qualcosa che confusamente apparteneva alla memoria familiare.

Sfogliando i documenti dell’archivio storico di famiglia mi sono dunque imbattuto in una corrispondenza postunitaria tra l’allora Governatore del Governo sabaudo, del Distretto di Corleone ed il Segretario di Stato della Sicurezza pubblica; oggetto di quella corrispondenza erano proprio quei fatti accaduti a Piana dei Greci il 4 aprile 1860 ed in particolare riguradavano: il “signor Don Nicolò Ferrara della Piana dei Greci, ispettore della Polizia nel mese di aprile [n.d.r. 1860]”, per me semplicemente il nonno di mio nonno.

Non è difficile immaginare che il mio antenato, essendo stato licenziato dal precedente Governo borbonico, si sia rivolto al rappresentante del nuovo governo: Angelo Paternostro.

Il 30 agosto del 1860 il Governatore di Corleone, nella nota – che qui riporto – attestò che Nicolò Ferrara “non solo si oppose per nulla alla rivoluzione, ma fu tra coloro che cospiravano per abbattere il governo borbonico […] e quando poi dopo il fatto di Carini i nostri tornarono in Corleone molti tra i quali Nicolò Iannazzo ebbero da lui aiuto e protezione in Piana dei Greci”. Dopo tali fatti, attesta l’allora governatore Angelo Paternostro “il Ferrara fu prontamente destituito dall’impiego”.

Dalla corrispondenza dell’epoca emergono altri fatti e nomi; pare che la vicenda politica e lavorativa di Nicolò Ferrara non fu semplice ma alla fine, nel novembre di quell’anno il mio antenato fu completamente riabilitato e tornò ad indossare la nuova divisa: quella della Milizia Nazionaleiii, come testimonia la successiva corrispondenza e le armi di ordinanza (v.foto) lasciate in eredità ai figli (ed oggi oggetto di “Collezione privata”); armi di fabbricazione francese in dotazione al primo esercito del neonato Regno d’Italia (revolver Lefauchex)2.

I documenti dell’archivio familiare descrivono altre vicende ed attività dell’ispettore di polizia Nicolò Ferrara ma l’obiettivo di quest’articolo non è quello di delinerare una sua biografia ma quello di leggere tra le righe delle carte di un tempo il messaggio che perviene oggi a noi: la storia è fatta anche dai piccoli gesti di persone che hanno creduto ad un progetto ed hanno saputo leggere i segni dei tempi.

Questo contributo di notizie è dedicato alla memoria degli uomini e delle donne che hanno dato il loro apporto, piccolo ma significativo.

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1 G.PETTA, Piana dei Greci nella rivoluzione del 1860
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i Consultabile sul sito https://www.eleaml.org/ne/stampa/1860_borghese_sessantacinque_giorni_rivoluzione_palermo_2017.html

ii https://www.treccani.it/enciclopedia/salvatore-maniscalco_(Dizionario-Biografico)/

iii https://it.wikipedia.org/wiki/Esercito_meridionale#La_milizia_nazionale_siciliana

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2 Ringrazio Riccardo Ferrara per le ricerche storiche effettuate sui revolver, che hanno consentito di datare le armi.

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