Il sociologo prof. Francesco Pira: “un Papa missioniario, pacifista, umile, preparato, ironico ma nel solco del predecessore Francesco”

Articolo di Pietro Salvatore Reina

A 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale abbiamo un nuovo papa: Leone XIV. Robert Francis Prevost: E’ il primo nordamericano della storia, il 267esimo della Chiesa cattolica, e il quattordicesimo a prendere il nome di Leone. Prima degli studi sacerdotali ha seguito corsi di scienze matematiche filosofiche.

Il leone è un importante simbolo di Gesù nel Cristianesimo, particolarmente nella figura del “Leone di Giuda”. Questo titolo, tratto dall’Apocalisse (5:5), indica Gesù come discendente della tribù di Giuda e, per estensione, come re e sovrano, in linea con la profezia che il Messia sarebbe nato dalla stirpe di Davide.

Per scoprire se già dalla sua prima apparizione ai fedeli ha espresso il nuovo Pontefice capacità comunicative ne parliamo dopo la nuova elezione al soglio di san Pietro con il professore Francesco Pira, Assocciato di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi all’Università di Messina, molto attento a leggere i segni e i cambiamenti di questo mondo fluido e senza passioni

D.: Da papa Leone Magno, papa e dottore della Chiesa, a papa Leone XIII – il primo papa che ha preso posizione sulle questioni sociali. Papa Leone XIV ha pronunciato le sue prime parole: «La pace sia con tutti voi. Fratelli e sorelle carissimi questo è il primo saluto del Cristo risorto, che ha dato la vita per tutti noi. Anche io vorrei che questo saluto giunga a tutti i popoli e in tutta la terra. La pace sia con voi […]Questa è la pace del Cristo Risorto. Una pace disarmata e disarmante»

La parola Pace ha dominato tutto il suo breve ma significativo discorso. Era visibilmente emozionato il nuovo Pontefice, conscio del compito gravoso che lo attende, consapevole dell’eredità pesante del suo predecessore che l’ha “promosso” Cardinale nel 2023. Il suo approccio comunicativo, diverso da Papa Francesco, ma diretto e deciso, lo ha reso subito simpatico. Ha ricordato che la Chiesa deve essere unita, ha parlato di ponti, del bisogno di vivere la pace, non soltanto di predicarla. Si è dichiarato subito dalla parte dei più umili. Ha salutato le sorelle e i fratelli peruviani e nelle prime interviste ha ricordato che lui è figlio del mondo, due cittadinanze americana e peruviano, con un genitore di origine italiana. Papa Francesco del Cardinale Robert Francis Prevot, apprezzava l’ironia, ma al tempo stesso la determinazione. Sono due caratteristiche necessarie oggi per guidare la Chiesa in un momento in cui continuano ad aprirsi focolai di guerra. E il fatto che sia americano potrebbe agevolare un dialogo con il Presidente Donald Trump per porre fine a guerre assurde. E’ presto per analizzare le doti comunicative del Papa. Ha scelto un nome e ha indossato abiti che lo fanno identificare come amante della tradizione della Chiesa. Ma le sue parole sono da missionario, da uomo e sacerdote che ha studiato ma ha visto con i suoi occhi cosa è la povertà e la miseria. Parla bene italiano, anche se l’emozione l’ha tradito al suo debutto come Sommo Pontefice. Credo che ci sorprenderà. Ha un sorriso buono e dietro gli occhiali, nasconde due occhi che parlano ed esprimono grande amore per la vita e l’umanità.

D.: Il nuovo papa è un agostiniano: le sue prime parole: «Sono un fiiglio di Agostino. Con voi sono cristiano e per voi sono vescovo». Ma cosa significano queste parole? Un papa missionario, un papa che vuole una chiesa sinodale, in cammino.

Non è facile capire subito fino a dove si spingerà questo nuovo Papa e che cosa farà non appena avrà conosciuto la complessa macchina del Vaticano. Ho ascoltato una sua intervista in cui ha sostenuto che la Chiesa deve essere missionaria e certamente seguire l’esempio di Sant’Agostino. Proprio il santo algerino, scrittore, filosofo e teologo amava ripetere: “sono tempi cattivi, dicono gli uomini, Vivano bene i tempi e saranno buoni. Noi siamo i tempi”. Papa Leone XIV ci ha aperto il suo cuore e ci ha detto che lui per primo si mette a disposizione non soltanto per essere pastore ma per guidare un nuovo protagonismo della Chiesa. Ma la Chiesa siamo noi. Dopo la morte di Papa Francesco ho avuto modo di ribadire in diverse interviste che è importante avere un Pontefice che segua le orme di Francesco, ma in periferia è necessaria una chiesa che sappia prima ascoltare e poi comunicare. Ovunque nelle parrocchie di tutto il mondo. Questo Papa dovrà essere interprete di un cambiamento indispensabile. Dovrà risanare i conti, capire come gestire le rivoluzioni volute dal suo predecessore. Trovare modalità comunicative, anche attraverso i nuovi media che arrivino al cuore e all’anima di chi è già cattolico cristiano e di chi non lo è.

D.: La preghiera finale dell’Ave Maria ricorda da un lato che oggi è il giorno della supplica alla Madonna di Pompei ma anche che la figura della Vergine vuole sempre camminare con noi, starci vicino e aiutarci con la sua intercessione. Un papa americano in un clima di antiamericanismi

Un Papa americano e peruviano, un po’ italiano e figlio della globalizzazione. Un Papa missionario e dalla parte dei più deboli, un Papa che vuole la Pace e che ripudia la guerra, un Papa che ci ha spiegato che siamo tutti figli di Dio, tutti, ma proprio tutti. In pochi minuti ha saputo esprimere non soltanto quello che lui desidera per la Chiesa, ma ha indicato quello che deve essere il cammino di chi crede in Dio. Di chi si riconosce nella figura di Cristo che si è fatto uomo. Ha nominato tante volte Cristo, risorto ma dopo tante sofferenze e tribolazioni.

D. Che Papa sarà Leone XIV. Dicono che ha la voce di Giovanni Paolo II, giovane, il decisionismo di Benedetto XVI e i valori di Francesco…

E’ un Papa che sa quanto hanno pesato nel mondo tutti i suoi predecessori. E’ il successore di Pietro e questa è la grandissima responsabilità che si è assunta e per cui i Cardinali lo hanno votato in Conclave. Penso che sarà Papa Leone XIV. Imporrà il suo stile, la sua comunicazione, la sua esperienza in Vaticano, a Chicago, come in Perù. Forte della sua preparazione e della sua vita da missionario agostiniano. Lo aspetta un servizio in cui non può distrarsi neppure per un attimo, in un mondo cattivo, liquido, ipetecnologico, fragile e in cui tanti si sentono soli. La Chiesa deve essere un riferimento. Il Papa deve essere un pastore capace di vivere il tempo con speranza. Ma sempre per tornare a Sant’Agostino : “ la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle”. E Leone XIV sa che tutti da lui ci aspettiamo grandi cambiamenti.”

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