Mentre in Spagna qualche mese fa usciva Nada es eterno, salvo la Carrà, che rappresenta la prima biografia della showgirl pubblicata nella Penisola iberica, la Treccani, al Volume dedicato ai Miti italiani, celebra lei, la sola, l’unica, l’inimitabile, l’immortale Raffaella Carrà, dal momento che il genio di questa artista straordinaria, come più volte ho scritto, ha segnato un’epoca importantissima, non solo italiana, fatta di libertà d’espressione dopo tanti anni di imposizione del Costume sociale, inaugurando il cosiddetto periodo post-Carrà che, per chi è interessato, andrebbe approfondito, magari prendendo in considerazione altri miei scritti sull’argomento.
Raffaella Maria Roberta Pelloni nacque a Bologna il 18 giugno 1943 mentre dal cielo cadevano le bombe della Seconda guerra mondiale. Cresciuta da due donne, dalla mamma e dalla nonna – il padre abbandonò sin da subito moglie e figli – Raffaella crebbe mangiando pane e avanguardia: la mamma fu tra le prime italiane a divorziare; la nonna assecondò sempre il sogno della piccola Raffa, quello della danza, dandole coraggio e speranza. Già a otto anni, con una piccolissima parte, fu ingaggiata per recitare nel film di stampo drammatico-sentimentale Tormento del passato del regista Mario Bonnard: veste i panni della bambina Graziella, figlia di Luisa, la protagonista, interpretata dall’attrice francese Hélène Rémy. La si vede a telefono con Piero, interpretato da Marc Lawrence, dicendo questa simpatica battuta: “Prendo il telefono. Credi che non sia capace? Pronto! Pronto! Con chi parlo? Pronto! Perché non risponde? Con chi parlo?”. Forse il suo destino era evidentemente già scritto, ma nessuno all’epoca, nel 1952, immaginava che ben trentuno anni dopo, nel 1983, quella scena del telefono si sarebbe replicata più e più volte, consacrando un mostro sacro della televisione italiana e spagnola, Raffaella Carrà che, proprio con la trasmissione Pronto, Raffaella! (Hola, Raffaella!), lanciava un messaggio che dava molto fastidio ai cardini di un sistema sociale prettamente maschilista: finalmente anche le donne potevano svolgere le stesse professioni degli uomini – come quella di giornalista – e guadagnare quanto loro o addirittura anche di più.
La carriera della showgirl bolognese è ben nota a tutti, dalle persone anziane ai più giovani, e non c’è bisogno di tracciare una linea con tutti i successi, basta solo dire che le nuove generazioni, ancora oggi, cantano e ballano le canzoni di Raffaella; di fatti non c’è una festa, che sia in discoteca, in ambienti privati o in strada per delle manifestazioni festive, dove non si sentano le sue canzoni.
A ormai quattro anni dalla sua scomparsa non mancano omaggi, dediche, nuovi scritti biografici e numerosi articoli che parlano di Raffaella Carrà: l’ultimo omaggio viene dalla cantante e compositrice britannica di etnia kosovaro-albanese, la trentenne Dua Lipa, che, durante il suo concerto a Milano, tenutosi nei giorni trascorsi, l’ha omaggiata, cantando A far l’amore comincia tu, facendo emozionare i 70.000 spettatori presenti. D’altra parte a Napoli, in occasione della recente vittoria dello scudetto, tutti in strada hanno cantato Pedro Pedro, proponendo il ritornello di questa canzone come un gioco di parole con certi chiari riferimenti puramente sportivi e subito Raffaella ritorna in auge. Non mancano altresì murales che compaiono qui e lì in Italia e nel mondo con la sua faccia, icona di libertà nel rispetto di tutti, di leggerezza, di spontaneità, ma non è certamente solo la carriera che fa della Carrà un personaggio eterno poiché dietro il palcoscenico, il microfono, i vestitini succinti e i tacchi alti c’è molto di più: c’è un messaggio emblematico che mira al rispetto di tutti indipendentemente da tutto e questo fa della Carrà un personaggio eterno.
Essere eterni significa trascendere il tempo e lo spazio e ben si sa che l’eternità è la condizione propria degli dèi perché questi, per la loro costituzione, attraversano ogni era e qualsiasi spazio. Ebbene, lungo il decorso della storia dell’umanità ci sono stati personaggi che sono riusciti ad entrare in qualsiasi dimensione di tempo e di spazio, diventando indimenticabili e per questo ricordati sempre indipendentemente dalle epoche; si pensi, per esempio, a Dante, a Napoleone. Questi sono personaggi della storia passata, tuttavia ci sono anche oggi personaggi che con la loro arte hanno segnato buona parte della storia contemporanea e sono destinati a essere eterni, cioè a trascendere le generazioni che si susseguono nel tempo. Uno di questi è proprio Raffaella Carrà che, sin da sempre, è stata talmente proiettata nel futuro che perfino nella decima puntata della quarta stagione di Doctor Who (1963-2025) – serie britannica che parla di un viaggio interstellare ambientato a migliaia di anni luce dalla Terra – lei appare su uno schermo che viene calato giù nella cabina di una macchina del tempo sotto gli occhi dei passeggeri in viaggio nella vastità dell’universo: “Per intrattenervi, abbiamo sul canale musicale vecchi video dei grandi classici terrestri” dice l’hostess di volo, mentre sul suddetto monitor Raffaella canta e balla Do it, do it again (anni ’70), versione inglese di A far l’amore comincia tu, dove, per l’appunto, Raffaella dà voce in capitolo alle donne anche quando si tratta di prendere decisioni nelle relazioni con gli uomini, soprattutto nel sesso. Non va dimenticato che il testo, scritto dal paroliere Daniele Pace, è del 1976, epoca in cui le donne non avevano molta considerazione dal mondo maschile, tanto che, con questa canzone, la Carrà vestiva i panni di amazzone erotica pronta a combattere, con i suoi vestitini provocanti, per buttare giù il muro del maschilismo e del patriarcato: “Se lui ti porta su un letto vuoto, il vuoto daglielo indietro a lui. Fagli vedere che non è un gioco. Fagli capire quello che vuoi… E se si attacca col sentimento, portalo in fondo ad un cielo blu. Le sue paure di quel momento le fai scoppiare soltanto tu”. La medesima, nel 2022, diventa colonna sonora della II stagione della serie statunitense The White Lotus, in cui si intrecciano le diverse dinamiche della vita di persone che lavorano o soggiornano in alcuni villaggi turistici.
Non è superficiale ricordare che Raffaella è stata sempre in prima linea nella lotta per i diritti del mondo LGBTQIA+, diventandone paladina, tanto che anche quest’anno al Pride non è mancata l’occasione di celebrare la sua immagine e il suo messaggio di libertà e di rispetto: tra le bandiere arcobaleno si è distinta una in particolare, quella in cui si vede il volto di Raffaella con su la scritta “Credo solo alla Carra”. In Spagna, in occasione del gay pride 2017, disse: “Il cammino verso l’uguaglianza non è ancora finito… Se tu ami una persona, un uomo o una donna, qual è la differenza? Io penso che nella vita bisogna amare sempre. È incredibile stare ancora a parlare di uguaglianza, però c’è evidentemente questo problema e bisogna lottare fino alla fine per raggiungerla” (Trad. dallo spagnolo, Raffaella Carrà, Madrid 2017, Gay World Pride).
Questo significa che quello che abbiamo appreso dalla showgirl bolognese è qualcosa di così importante da riproporlo in ogni momento di ogni epoca. Raffaella vive in tante vite: donne che hanno ritrovato in lei la forza di combattere il maschilismo; gay che oggi ritrovano in lei il coraggio di mostrarsi per quello che sono, sempre e comunque. Insomma la vita di Raffaella Carrà vive oggi in tante altre vite.
Sentinella del buon umore, avvocata della libera espressione sempre nel rispetto altrui, di Raffaella Carrà si parlerà sempre al presente perché questa è la sorte che spetta alle dee. Per lei non vale il ritornello di quella sua canzone che fa “E ritornare al tempo che c’eri tu per abbracciarti e non pensarci più su” perché Raffaella non è mai andata via, anzi con la sua musica e il suo messaggio sociale è molto più presente in mezzo a noi ora che allora. Raffaella, di fatti, riesce a sopravvivere alla propria morte proprio così come fanno antichi miti e leggende.