“Babbo dove sei?” di Francesca Ghermandi, un omaggio a un grande padre che insegna anche quando il contrasto diventa inevitabile

Articolo di Gordiano Lupi

Francesca Ghermandi – una delle più interessanti voci del fumetto italiano contemporaneo – ricorda il padre Quinto Ghermandi – scultore informale molto noto negli anni Settanta -, con un romanzo grafico in bianco e nero dotato di comicità, ironia e di un disegno grottesco accattivante. Vediamo il padre ritratto con il volto da elefante, come viene chiamato in casa, vista la passione per le noccioline, ma anche perché è possente, forte e vecchio proprio come un pachiderma. E poi è proprio lui che ama dare nomignoli a tutti, paragonando amici e conoscenti ad animali o a personaggi immaginari, cosa che condiziona la figlia nel lavoro di creatrice di personaggi. Il libro è un omaggio a un grande padre che insegna anche quando il contrasto diventa inevitabile, tra lui che non capiva i fumetti ma soltanto l’arte seria e la figlia votata anima e corpo al racconto disegnato. Il libro snocciola i ricordi d’infanzia, tra le assenze di un padre che si ferma poco a casa, viaggia tra Firenze e Verona, impegnato per mostre e sculture da terminare. Francesca frequenta la prima media, vive di più con il padre perché lui va a insegnare a Bologna e la porta spesso nello studio a pasticciare con la creta. Il padre loda i disegni della piccola, pensa che la sua strada sia fare la pittrice, insomma l’artista vera, non comprende la da fumettista, ma rispetta la decisione perché (come ha sempre detto) si devono seguire le passioni. Nel racconto vediamo i litigi tra Ghermandi e Morandi, il suo rancore verso Buzzati che stronca una sua scultura e che – a suo parere – “è un grande scrittore ma non capisce niente di arte”. Non manca il rapporto con la madre, una vera intellettuale, colta, che ha studiato, non come lui che è un autodidatta; pagina dopo pagina viene fuori il carattere iracondo del padre, il fumo, il bere, lo stress, i viaggi, le lezioni di storia impartite alla figlia che non lo segue. Babbo dove sei? racconta l’orrore della guerra, il fascismo visto dalla parte di chi ha fatto scelte sbagliate, l’amore per Picasso ed Henri Moore da prigioniero degli inglesi. Francesca sfoglia un album di famiglia immaginario, rivede le ceramiche e le sculture in bronzo paterne, la poca capacità di avere a che fare con il denaro, il fatto di essere artista in senso pieno e la sua meraviglia nello scoprire i primi disegni e assistere a recite infantili. Molti aneddoti divertenti riguardano l’infanzia del padre, il rapporto con il nonno, la diversità dei tempi che porta a parlare con i figli, a uno scambio di vedute prima impensabile. La casa al mare comprata con la vendita di una gigantesca scultura per una fontana, l’auto gialla scambiata da tutti per un tassì, infine la scoperta del fumetto, per lui un genere nuovo, di cui ama soltanto i baloons, ma solo quando sono vuoti. Il ricordo di una Milano antica che sembra Parigi con le cancellate in ferro e i canali, i navigli, le strade nebbiose, quindi la vecchiaia, il fatto di restare solo e senza amici, di non capire l’arte contemporanea, di non avere più la possibilità di parlare con i colleghi. Francesca Ghermandi compone un tassello autobiografico che da tempo teneva dentro, salda alcuni debiti con il padre, mette su carta una sorta di diario del passato, interessante per tutti perché è una vera e propria cartina di tornasole per ogni rapporto tra padre e figlia.

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