A San Giuseppe Vesuviano, in prossimità delle pendici del Vesuvio, c’è un artista che vive un po’ nell’anonimato, nascondendosi probabilmente per sua decisione, dietro quel velame dell’arte che egli respira dentro una stanza piena di tele e di colori.
Dopo anni di sperimentazione ha voluto spezzare quella parte fintamente Immacolata delle Arti per lanciare un messaggio incisivo, una sorta di timbro a cera lacca. Un tempo l’artista era artigiano entro le mura della bottega a pensare e ripensare cosa e come creare. La parola Arte si estesa e si estende ancora con estrema facilità lasciando da parte ciò che sporca le mani a favore di una idea senza attese, senza giri lunari. L’arte non si rivela nell’ istante, ma ha bisogno di pazienza e attesa che un germoglio dallo spirito diventi frutto della vita. Ferdinando Catapano ha consegnato al mondo un messaggio subliminale, vuole denunciare sia l’incapacità dell’uomo di riconoscere la laboriosità del vero artista, sia l’alienazione della società robotizzata che con estrema difficoltà non riconosce la diade Corpo-Anima. Che cos’è questo manifesto? È uno schiaffo, si possiamo anche pensare che Catapano sia il nuovo Marinetti del colore, scavalcando così l’onda del pregiudizio e della paura. L’uomo è Corpo e Anima, ma con una significazione oggi distorta ovvero da una parte la materia e dall’altra quella forza che dà senso alla vita che è appunto l’anima. Nessun uomo è esente dalla responsabilità delle proprie azioni, del proprio sentire, della propria visione del mondo; quindi, agire significa estrapolare il valore dei gesti atti a portare a compimento il sentimento del Vero e del Bello. Nell’ opera c’è una mano color terra che transita verso la robotizzazione, però è come la cerva biblica che anela alla fonte, spinta quindi dalla forza vitale tiene uno spazzolone da water utile per levar via la “merda” , non per annullarla ma spingerla verso quella terra più che mai denutrita. L’ arte per essere feconda ha bisogno di putrefarsi e trasformarsi a utile concime, tale manifesto è l’ SOS lanciato a tutti gli artisti, siano essi pittori, poeti , scultori, e prosatori, sceneggiatori, abbiamo bisogno di schiaffi poetici come lo è questa opera, abbiamo bisogno di essere presi dai piedi e inchiodati su questa terra, incatenati inginocchiati per lavorare il terreno, sporcarsi le mani, capire che cosa è la vera arte, che cos’è l’artigianità, che cosa significa pensare un messaggio da elargire alla vita, pensare di rendere omaggio a questa vita stessa oramai confinata da una tecnologia che non accoglie il fine educativo e conoscitivo. Ferdinando Catapano grazie a una lunga meditazione è riuscito, incoraggiato da se stesso, a espandere l’ Ecce Homo attraverso il colore ed i simboli. Ecco questo è l’uomo, e se l’uomo è anche artista deve categoricamente riflettere sulla condizione di questa società che accumula guerre soprattutto inter-personali, dove ognuno accusa l’altro di essere il colpevole e pertanto è giusto che riceva l’ignominia quale distruttore o improperi, ma classificare non è del vero artista, che non necessità di troni, orpelli fallaci e abiti di una vetusta apparenza improduttiva, Pertanto ARTE è saper Applicare l’ Etica dello spirito esternando il senso del DIRE e al tempo stesso elidere le litanie del non senso.
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