Quando capita di riascoltare un brano come Cosplayer di Marracash, uscito il 19 novembre 2021, vengono i brividi.
Perché?
Perché è la dimostrazione di due concetti fondamentali: a) l’arte è ancora in grado di fermare il tempo, dipingere quadri destinati a resistere all’inesorabile susseguirsi delle stagioni, anche nell’era di Spotify e b) la società descritta dal rapper milanese non ha fatto alcun passo avanti sui temi raccontati, marchiati a fuoco da uno degli “scrittori” più taglienti del nostro tempo.
In un’epoca dove la musica sembra spesso sacrificare il suo ruolo ribelle, la penna di Fabio Rizzo, vero nome del cantante, si affila col passare degli anni e continua a disegnare, parola dopo parola e una provocazione dietro l’altra, il ritratto macabro di un paese allo sbando, di un popolo che cede la propria forza rivoluzionaria al cospetto di un profitto ipotetico. Mentre i suoi colleghi si affrettano a cercare la hit idonea in ogni stagione per un pubblico in età puberale (nel pop come, ahinoi, nel rap), Marracash iscrive il proprio nome in un più che ristretto registro di autori mainstream abili nel raccontare la modernità offrendo un punto di vista brillante.
La canzone si apre come una preghiera, una tecnica estremamente penetrante e catartica, in cui l’autore chiede protezione a Dio dalle ipocrisie dell’oggi ma presto si evolve in una violenta invettiva che colpisce al cuore una società troppo impegnata nel creare nuove distinzioni, frammentando in gruppi sempre più piccoli una popolazione che, a ben vedere, si assomiglia più di quanto creda e che se mettesse impegno nel ritrovare il senso del “noi” sarebbe forse meno controllabile. Saremmo forse anche meno soli, tutti.
Marracash affonda il pugnale nella carne viva della politica, in prima linea nella folle rincorsa agli influencer e patetica nel tentare disperatamente di cavalcarne i trend, tanto da smarrire completamente il confine istituzionale che dovrebbe distinguerla da un balletto di TikTok;
Da politici sempre più simili ad influencer / Finché candideranno loro direttamente!
Una volta colpite le istituzioni, l’artista se la prende tanto con il femminismo misandrico quanto con le teorie incel e redpill del neo-maschilismo, apre il fuoco sulla cultura del gossip e sul mondo perbenista che un giorno si sveglia indignato dalla fiera schiettezza di un Giorgio Montanini (vedi quanto accaduto nella puntata di Tintoria che vedeva ospite il comico marchigiano) e il giorno dopo si proclama Charlie Hebdo, rivendicando libertà di espressione e diritto di satira. Tutto bene finché si monetizza, alla coerenza ci pensiamo domani;
Dalla F-word, la N-word che non cancellano il concetto, le shitstorm
Politicamente corretto, sì, però
Com’è che prima erano tutti Charlie Hebdo?
Non c’è scampo nemmeno per la televisione generalista, per l’industria del rap con i suoi artisti-pupazzo e con i rapaci che la popolano, per l’ambiente della musica pop e per i tentativi risibili di creare immaginari culturali attorno a prodotti vacui, nella speranza vana di trasformare l’ottone in oro. Di casi simili ne abbiamo visti tanti, da Achille Lauro vestito come Ziggy Stardust a Sanremo fino a Rosa Chemical che prova invano a passare per Marilyn Manson, omettendo da questo quadretto lo spessore creativo.
Una bellissima stoccata è quella alle piattaforme di streaming e alle loro statistiche viziate da curiosi meccanismi di crescita, un segreto di Pulcinella su cui tutti hanno sorvolato per anni;
Da chi sbandiera i risultati e ha comprato gli stream/ E da chi è infame sulle carte, ma “fuck tha police”!
Cosplayer è un dipinto, una polaroid che immortala l’immobilismo di un paese spremuto a fondo, annichilito dalla perdita di ideali e svuotato di un bisogno vitale che fu quello di unirsi tra persone, di creare storie e combattere lotte condivise. Il bisogno di essere comunità contro l’individualismo.
Noi de Il Salto Della Quaglia, nel suggerirvi l’ascolto integrale del brano, non possiamo non chiudere citando per intero il discorso conclusivo del rapper, un manifesto di ideali che racchiude in poche parole quanto sviscerato finora.
Buona lettura.
Noi, loro e gli altri.
Da chi ti vestirai oggi?
Puoi essere quello che vuoi, perché se non c’è cultura non c’è appropriazione culturale.
Dio ci salvi dall’ipocrisia, dal rumore di fondo e da chi sceglie solo le proteste monetizzabili.
Noi, loro e gli altri.
Da cosa ti sei vestito oggi?
Oggi che possiamo rivendicare di essere bianchi, neri, gialli, verdi,
O di essere cis, gay, bi, trans o non avere un genere,
non possiamo ancora essere poveri.
Perché tutto è inclusivo a parte i posti esclusivi, no?
Oggi che tutti lottiamo così tanto per difendere le nostre identità, abbiamo perso di vista quella collettiva.
L’abbiamo frammentata.
Noi, loro e gli altri.
Noi, loro e gli altri,
Persone.