Il 15 agosto si festeggia l’Assunzione della Vergine Maria al cielo. Le chiese ortodosse celebrano nello stesso giorno la festa della Dormitio Virginis. La differenza principale tra Dormitio e Assunzione è e che quest’ultima non implica necessariamente la morte, ma neppure la esclude.
La Dormitio e l’Assunzione sono fra le più antiche cristologico-mariane. Le origini della solennità dell’Assunzione non sono ancora oggi del tutto state completamente chiarite. I primi indizi di una festa dedicata al Transitus e/o Dormitio – osserva il teologo Antonino Grasso – li troviamo in Oriente tra il 540 ed il 570 circa, come risulta dalla narrazione dei pellegrini che hanno visitato, in quel torno di tempo, la città di Gerusalemme. Verso il 600 circa un editto dell’imperatore d’Oriente Maurizio (582-602) estende la festa in tutto l’impero fissandola al 15 di agosto. In Occidente, i primi segni di una festa «in memoria» del «transitus» della Vergine appaiono in Gallia nel VI secolo, dove viene celebrata il 18 gennaio una «Depositio Sanctae Mariae». Nella città di Roma la celebrazione viene introdotta nel VII secolo, divenendo subito la più importante di tutte assieme alla Purificazione e all’Annunciazione. Da Roma poi si estende rapidamente, durante i secoli VIII e IX, a tutto l’Occidente.
Fu papa Pio XII il 1° novembre del 1950 a proclamare dogma di fede l’Assunzione di Maria con la Costituzione dogmatica «Munificentissimus Deus».
La solennità dell’Assunzione – considera con acume – il cardinale Gianfranco Ravasi ci dà l’occasione di presentare il «misterioso personaggio della donna vestita di sole» (Apocalisse, 12). Un’immagine che ha ispirato tante pagine della Letteratura, tra tutte la bellissima canzone Vergine bella, che di sol vestita che chiude il Canzoniere [Rerum vulgarium fragmenta] di Francesco Petrarca.
Il primo scritto attendibile che tratta dell’Assunzione di Maria in cielo porta la firma del santo vescovo Gregorio di Tours (538 ca – 594) che è anche un importante storico e agiografo gallo-romano dell’età merovingia.
L’Assunzione di Maria è un’anticipazione della risurrezione della carne (cfr. Lumen Gentium, 59) che per tutti gli altri uomini avverrà soltanto alla fine dei tempi, con il Giudizio universale. È una solennità che corrispondendo al “dies natalis” degli altri santi è considerata la festa principale della Vergine. Infine, la data del 15 agosto ricorderebbe con molto probabilità la dedicazione di una grande chiesa a Maria nella città di Gerusalemme.

La festa della dell’Assunzione ha in sé un messaggio di sicura speranza e consolazione è che rappresenta l’annuncio di «cieli e terre nuove» (Isaia 65, 17). Una lezione che da Giotto in poi attraversa tutta la nostra arte occidentale. Con la guida dell’artista e docente Massimiliano Ferragina (https://ferraginart.onweb.it/it), esperto della pittura emozionale biblica, osserviamo, contempliamo – (dal latino contemplari [guardare a lungo, con stupore e ammirazione] da cum e templum [spazio di cielo che l’augure circoscriveva col suo bastone per osservare il volo degli uccelli ed effettuare delle divinazzioni) – e leggiamo il mistero, intessuto di luci, colori, dell’Assunzione della Vergine Maria attraverso un capolavoro che anticipa la proclamazione del dogma mariano.
D.: Perché hai scelto l’Assunzione della Vergine del Pinturicchio per raccontarci l’iconografia di questo dogma mariano? Perché hai scelto la Basilica di Santa Maria del Popolo nota ai più per la famosa Cappella Cerasi, detta anche dell’Assunta, dove si trovano due capolavori del Caravaggio?
R.: La basilica di Santa Maria del Popolo in Roma è conosciuta per la sua ricchezza vastissima di opere d’arte, che variano dalla pittura alla scultura, ai monumenti funebri di personaggi illustri fino alla sua straordinaria architettura. Ovviamente la basilica è famosa nel mondo per i due meravigliosi lavori di Caravaggio «La conversione di san Paolo» e «La crocifissione di san Pietro». Pochi sanno però che nella navata laterale di destra, sono conservati affreschi, in perfetto stato, realizzati dal Pinturicchio (Bernardino di Betto) nel 1492, che ritraggono i momenti più salienti della vita della Vergine Maria. Tra questi affreschi spicca l’«Assunzione della Vergine Maria». Mi ha sempre colpito la modernità di questo affresco, compare un sepolcro bianchissimo decorato in oro, sembra realizzato da artisti designer contemporanei. Gli apostoli increduli in vesti multicolori e sandali eleganti, che ne indicano la dignità e la santità, compiono con le mani dei gesti umanissimi, segno naturale di un avvenimento soprannaturale, divino e sconvolgente. La Madonna, la madre di Gesù, la madre dei credenti, non giace più dormiente nel sepolcro ma osserva la scena da una mandorla dorata posta in cielo. Maria è finalmente “assunta” in cielo. Vestita come una regina, allietata dalla dolce melodia degli angeli suonatori che, con estrema grazia, accompagnano la madre di Dio in paradiso. La scena è struggente ma allo stesso tempo ricca di particolari che coinvolgono lo spettatore e lo elevano (come le candide nuvolette sulle quali giacciono i piedini della Vergine oppure le dolci testoline di angeli che incorniciano la mandorla celeste), lo trascinano in uno stato d’animo di partecipazione e contemplazione. Pinturicchio ha reso la scena un tripudio di bianco e oro, i colori della luce, una luce che abbaglia l’osservatore, lo cattura nei sensi e infonde nel suo cuore un potente sentimento di fede e di speranza che solo la bellezza autentica può generare. Sono questi i motivi che mi hanno indotto a scegliere quest’opera in questo giorno speciale sperando che nel lettore germogli il desiderio di ritagliarsi un po’ di tempo e andare a visitare questo splendido affresco “quasi” dimenticato.
D.: Quest’opera che messaggio consegna oggi, durante l’Anno del Giubileo 2025, agli occhi e al cuore di un visitatore o di un turista?
R.: L’ho un po’ anticipato nella precedente risposta. Credo fermamente che l’arte, antica in questo caso, ma anche quella moderna e contemporanea, abbia sempre un messaggio da inviare, a chi si pone però, in ascolto. Il rischio molto alto, che corrono oggi, visitatori e turisti “mordi e fuggi” (e questo fenomeno riguarda anche i pellegrini) è che non investano il tempo sufficiente per permettere all’opera d’arte di “comunicarsi”.
L’arte ha bisogno di tempo, di lentezza. Quando questo invece avviene, un’opera così bella, come appunto l’affresco di Pinturicchio dell’Assunzione di Maria, credo possa addirittura indicare la strada verso la felicità, quella vera, quella fatta di desiderio, attese, tensioni, in un continuo dialogo con il divino e lo spirituale. Opere come questa possono, sempre a mio parere, risvegliare quella dimensione spirituale presente in tutti noi ma assopita dalle tante distrazioni (del turista e del pellegrino allo stesso modo), dalle tante notizie violente di estrema bruttezza che impediscono l’apertura del cuore allo stupore, condizione necessaria per potersi dire veramente partecipi, e quindi felici, della bellezza che ci è stata consegnata in eredità, e non solo.
D.: Come l’Arte, ma anche le emozioni che passano e di cui è (in-)tessuta, può essere un tramite di salvezza in questo mondo “cannibale” ma anche “liquido” e connotato da fredde passioni?
R: Da quando l’uomo è apparso sulla terra, l’arte ha sempre avuto, tra le tante, una funzione principale ovvero: generare emozioni e sentimenti “rassicuranti” quasi come se fosse un farmaco potente alla paura di esistere e della morte. L’arte è sempre stata espressione visibile di un bisogno profondo ed inquieto di trovare pace ed una possibilità serenità. Questa è la funzione principale dell’arte, rendere visibile l’invisibile, e quindi in un certo modo, dare l’impressione di gestire tutto ciò che non conosciamo o non possiamo controllare. Si tratta, ovviamente, di tentativi, che però hanno generato nei secoli un patrimonio inestimabile di bellezza e di significato, che oggi appartiene a tutti noi, senza compiere l’errore però, di essere bulimici di opere d’arte, di fare indigestione di mostre, musei, visite guidate, cataloghi d’arte e tanto altro ancora.
Bisognerebbe imparare a selezionare ciò che tocca la personale realtà e inglobare nel proprio vissuto i messaggi ed i significati dei tanti contenuti che l’arte trasmette, ma che soprattutto, trasmette “a me” in prima persona. Il segreto è quindi quello di, porre in dialogo il mio esistere con opere e artisti significativi ed efficaci nelle mie scelte, nella costruzione di un progetto di vita fondato sulla bellezza della conoscenza e del sapere.
Niente più mostre o musei affollati con fruitori disorientati o peggio con visitatori interessati solo a fare selfie con opere famose, ma visitatori consapevoli, attenti, rispettosi, coscienti che un’opera d’arte ben compresa ed assimilata, può avere il potere di far ripensare il proprio vissuto le proprie scelte in una visione completamente nuova di rinascita e rigenerazione. Questo secondo me significa potere salvifico dell’arte ai giorni nostri. Grazie per questa bellissima intervista.
P.S.: Lo scorso sabato 19 luglio e domenica 20 luglio l’artista Massimiliano Ferragina ha esposto, nella Pontificia Basilica di San Filippo d’Agira, ad Aci Sant’Antonio, la tela della “Madonna dei pellegrini di Speranza”. Un incontro organizzato dalla diocesi di Acireale e dalla Pro Loco di aci San Filippo: https://www.facebook.com/reel/2876243452579438