“La pittura è una poesia muta,
e la poesia è una pittura cieca.”:
(Leonardo da Vinci)
“Come in cielo così in terra”, è un versetto della inconfondibile preghiera che almeno una volta nella vita abbiamo recitato.
La congiunzione modale “Come” è l’esplicita descrizione che evidenzia la fusione tra la realtà esterna e la realtà interna, l’arte quindi è la rivelazione che si congiunge alle emozioni ed alle azioni, all’ invisibile flusso della coscienza e alle immagini visibili che l’artista produce. Tale flusso lo si deve immaginare come un fiume che scorre velocemente sul proprio letto fino ad arrivare al mare dove ritrova quel tutto a cui appartiene.
Agostino Manca, logudorese, ha fatto dell’arte il proprio principio di vita spezzando i cardini del cammino apatico, rigorosamente coerente con la schematicità della mente che non è il modus dell’artista.
Il suo animo è ogni giorno sovrastato da interrogazioni e dalla ricerca di soluzioni, attraverso le sue opere, Agostino, supera la rigidità dei canoni del quotidiano, le tempeste cromatiche, pur fermandosi sulla tela, procedono oltre le misure del tessuto, come se fossero, appunto, l’ingresso di un edificio innalzato nello spazio a-temporale. Il suo cielo è il mistero della terra stessa, un insieme di impeto e silenzio, risposte e riflessione; al centro del suo chiasmo ci sono occhi anelanti che cercano di catturare gli istanti, e una volta divenuti colore su colore si placa il dissidio del suo spirito. In ogni opera vi è un corto circuito quale folgore della intuizione; Infatti, egli è quel percorso che non segue la specificità delle regole, le cromature delle tele trovano una via dove due punti di potenziale diverso, incontrandosi, causano la scintilla che devia ogni logica formale. Non è una scorciatoia semplificativa, ma un mezzo per arrivare in quei buchi neri dello spirito catturando l’istantaneità delle immagini per elaborarle con il suo occhio frontale. L’espressionismo di Agostino riflette il movimento statunitense del secondo dopoguerra perfezionato da Pollock, ma in lui (Agostino) si rintracciano dei particolari verosimilmente alle fibre microscopiche della materia, degli organi, è nella impercettibilità dei suoi momenti tra meditazione ed elaborazione, il dolore ritrova il varco crepuscolare fornitore di risposte non menzionate ma attuate con la danza della sua mano all’opera.
La produzione di Agostino Manca è la Metafisica che sorge dal pensiero e tramonta nei sensi dell’uomo creando la scenografia che ispira davanti la quale non è possibile sottrarsi. La Donna è il soggetto portante dei suoi collage, dalla Magnani, alla Loren, a Frida Kahlo e Alda Merini, per lui la Donna è la costante cosmica dell’Arte. Il tema del femminile del femminile risale alle origini stesse dell’umanità, ma è sempre stato un tema nascosto, quasi volutamente per la sua sacralità, ma in questo presente, il nostro pittore, vuole ricordare quanto la donna sia stata, anche in periodi di oscurantismo, il soggetto principale dello scibile.
Non si resta indifferenti davanti la sovranità dei colori che utilizza, il passante anonimo non può non soffermarsi davanti questa lente che ingrandisce l’incontro sacro-profano. Bisogna chiedersi se l’arte è in crisi perché scarseggia la genialità o se è l’uomo troppo abituato a tutto ciò che è storicizzato non considerando tutta la produzione di questo primo quarto del XXI secolo.