La fiction televisiva Permette? Alberto Sordi (2020) di Luca Manfredi, interpretata da un ottimo Edoardo Pesce, incentrata sulla vita dell’attore dal 1937 al 1957, deve molto a questo libro, che raccoglie le confidenze che Sordi ha fatto a Maria Antonietta Schiavina in anni di frequentazioni e di profonda amicizia. Alberto racconta Sordi è il libro definitivo su Alberto Sordi, perché contiene una sorta di autobiografia ironica e disincantata che l’autore ha narrato nel tempo alla sua interlocutrice, commentando eventi di vita, pellicole, amicizie, amori e passioni.
Il lettore curioso scoprirà il tempo in cui Trastevere – dove Sordi nasce e trascorre la giovinezza – era un paese dove tutti si conoscevano e quando si usciva per andare a Roma si diceva: Vado in città. Il libro ci prende per mano e ci fa entrare alla Cines, prima esperienza di Sordi sul set di Scipione l’Africano, mentre pagina dopo pagina scorrono eventi familiari, piccoli ritratti di un padre musicista e di una madre onnipresente, di sorelle che non cedono il posto ad altre presenze femminili, di un fratello ingegnere, di una famiglia organizzata come un’azienda, di amori che non durano.
L’autrice fa un passo indietro, con discrezione, lascia la parola a Sordi che racconta il grande amore per il teatro, il primo film da protagonista con Mattoli (I tre aquilotti), l’esperienza da doppiatore di Oliver Hardy, l’amicizia con Federico Fellini (un giovane disegnatore di Rimini in cerca di successo) e il debutto ne Lo sceicco bianco, un film scritto per criticare il mondo dei fotoromanzi.
Alberto Sordi comincia la sua parabola ascendente con la radio, grazie alla lungimiranza di Pugliese che scommette sui personaggi che criticano l’italiano medio: il petulante compagnuccio della parrocchietta (protagonista del film Mamma mia, che impressione!), Mario Pio (con chi parlo, con chi parlo io?), Il Conte Claro (nobile spiantato), Il signor Dice, Wandosiri … Sordi parla con la gente e la riproduce inventando personaggi che vivono di gag ispirate alla realtà, sia alla radio che al cinema, dove sarà diretto da registi che dovranno subire la sua approvazione e condividere le sue idee.
Rodolfo Sonego e Sergio Amidei scriveranno con lui le più belle pagine della commedia all’italiana, per tacere di Scola, Maccari, Cerami e Fulci che contribuiranno non poco. L’idea di Sordi è quella di riproporre il neorealismo al cinema ma con uno sfondo satirico e ironico (avete presente la scena in cui esclama: Lavoratori! e fa il gesto dell’ombrello ne I vitelloni?), di raccontare la realtà entrando nelle case della gente.
Rinuncia al teatro perché sa che non può fare bene troppe cose e lavora come se fosse un impiegato ai progetti per il cinema, con grande rispetto per il pubblico, visto come unico scopo di vita. Il libro fa emergere un Sordi inedito, innamorato del mondo femminile ma incapace di giurare fedeltà a una sola donna, generoso ma che non lascia trapelare gesti filantropici per non apparire, lasciando credere alla leggenda della sua tirchieria.
Il libro contiene l’interpretazione autentica dei film più importanti interpretati da Sordi, da Il medico della mutua di Giuseppe D’Agata trasformato in pellicola di successo contro il parere di tutti i produttori, a Il vigile (ritratto di un uomo modesto che si fa grande con la divisa), passando per Un americano a Roma e Io e Caterina. Polvere di stelle contiene tutti i ricordi del teatro di avanspettacolo, di un mondo ormai scomparso, così come Il boom è profetico sui guai che il finto benessere presto farà venire a galla.
L’idea di Nerone con una giovanissima Bardot, Guglielmo il dentone e i difetti fisici nell’episodio de I mostri, sono tutte cose partorite con il fido Rodolfo Sonego, così come Un borghese piccolo piccolo proviene da un soggetto di Vincenzo Cerami. Maria Antonietta Schiavina racconta con le parole di Alberto anche il Sordi regista, meno geniale rispetto all’attore ma sempre sincero, riproduce tutta la sua amarezza nel non vedersi apprezzato come avrebbe voluto nelle opere che gli erano più care (Il tassinaro, Nestore …).
Sordi è regista nell’anima, perché sa che il montaggio è il momento più importante di un film, come è consapevole che per raccontare una storia bisogna farla crescere dentro di noi. Alberto racconta Sordi ci introduce nel mondo degli amici veri del grande attore: Piero Piccioni, Sergio Amidei (un uomo buono dal carattere ruvido), Giorgio De Chirico, Federico Fellini, Vittorio De Sica, Ettore Scola, Totò, Anna Longhi (sartina che diventa attrice per Le vacanze intelligenti).
E su tutto il racconto imperversa Roma, si diffonde la romanità, il primo grande amore di Alberto Sordi, celebrato ne Il tassinaro, per fare un bilancio di quel che è stata la città eterna e di quel che avrebbe potuto essere. Sordi ha parlato degli italiani per tutta la vita, di come siamo, dei nostri difetti, rappresentandoci nel mondo in forma satirica e ironica, ma realistica. In appendice postfazione del produttore Sergio Giussani, che rimpiange di non aver avuto modo di lavorare ancora con Sordi, accurata cronologia artistica e una quasi completa filmografia. Un libro importante per tutti i cinefili.