Il fascismo visto dagli occhi (innocenti) di un bambino e di uno zio antifascista omosessuale, così potremmo sintetizzare il bel film di Giorgia Farina, che ambienta molto bene la storia in una Roccasecca immaginaria, dalla parti di Sora, Velletri e Frosinone. La pellicola narra le vicissitudini di Abraham(Gougsa), un prigioniero abissino che il podestà locale (Pesce) decide di rinchiudere nella voliera del pavone, d’accordo con un abietto federale (Bruno). Emilio (Fiore), il figlio del podestà che legge romanzi di Salgari e viaggia con la fantasia, si convince che l’abissino sia Sandokan redivivo, mentre lui si cala nei panni di un Tigrotto della Malesia. Emilio diventa amico di Abraham, tra i due si crea una complicità, nottetempo gli porta da mangiare, si confida con lui, chiede notizie della sua terra e gli racconta le avventure di Sandokan. Storie parallele narrano il tradimento della moglie del podestà (che vorrebbe fare la pittrice) con il federale e l’amore di una mestrina (dopo una prima fase di repulsione) per il prigioniero abissino. Ma non raccontiamo tutto il film che vive di ottimi colpi di scena e di trovate a sorpresa capaci di modificare da un momento all’altro le carte in tavola. Ho visto un re è vera commedia all’italiana, diverte e commuove, racconta la vita (in questo caso il passato) e denuncia una tragedia epocale come la guerra coloniale praticata con uso di gas e violenze carnali. Il mondo salvato dai ragazzini, è la metafora molto pasoliniana che parafrasa il titolo di un libro di Elsa Morante, con un finale che vede i piccoli ribellarsi alla consueta adunata perché non sono Balilla ma Tigrotti della Malesia. Il film è un atto di accusa nei confronti di tutta la retorica fascista, dal linguaggio altisonante e pomposo, al fatto di ritenere i negri (scritto proprio così) dei selvaggi, per finire con le donne che sarebbero meno intelligenti degli uomini e gli omosessuali antisociali da rieducare. Sceneggiatura rapida e scorrevole della regista, che elabora un suo soggetto insieme a Lupo e Bernini, dialoghi agili e brillanti; montaggio adeguato di Freddi e Clemente, che contengono in 96’ il racconto, la giusta misura per fare bene; fotografia anticata color giallo ocra – che ricorda gli anni Trenta – curata dal bravo Di Giacomo; colonna sonora dei fratelli De Scalzi a base di motivetti d’epoca (Faccetta Nera, Giovinezza, Maramao perché sei morto…); scenografie suggestive ricomposte senza sbavature. Tra gli attori Edoardo Pesce è un perfetto podestà, sciocco e ambizioso al punto giusto; Gaetano Bruno sembra un D’Annunzio dei poveri in un riuscito personaggio da federale dandy che si occupa di arte e bellezze muliebri con identica leggerezza. Marco Fiore è bravissimo e ben guidato da Giorgia Farina (perfetta nella direzione di attori come nelle originali riprese) in un ruolo che lo vede protagonista, perché il mondo è visto con lo sguardo del fanciullo. Interessante l’idea di inserire dei siparietti a disegni animati quando la fantasia di Emilio prende il volo astraendosi dalla grigia realtà. Le ricostruzioni d’interni sono curate, dalla casa di tolleranza alle case del fascio, fino alle abitazioni popolari e alle magioni signorili. Auto d’epoca, abbigliamento, divise, soprammobili fascisti, teste del duce comprese, vengono esibite per tutto il film. Ho visto un re è un film che riconcilia con il cinema italiano. Brava Giorgia Farina! Abbiamo un gran bisogno di autori geniali.
Regia: Giorgia Farina. Soggetto: Giorgia Farina. Sceneggiatura: Giorgia Farina, Walter Lupo, Franco Bernini. Fotografia: Francesco Di Giacomo. Montaggio: Paola Freddi, Alessandra Clemente. Musiche: Pivio e Aldo De Scalzi. Scenografia: Emita Frigato, Alessandra Frigato. Costumi: Stefania Grilli. Produttori: Serge Lalou, Donatella Palermo. Case di Produzione: Stenal Entertainment, Medusa Film, Les Films d’Ici, Rai Cinema. Distribuzione (Italia): Medusa Film. Paesi di Produzione: Italia, Francia – 2025. Durata: 96’. Genere: Commedia. Interpreti: Edoardo Pesce (il podestà Annibale padre di Emilio), Sara Serraiocco (Adele), Marco Fiore (Emilio), Blu Yoshimi (Lavinia), Lino Musella (Michele), Gabriel Gougsa (Abraham Imirrù), Gaetano Bruno (il federale).