Il mare, simbolo del viaggio interiore

Articolo di Bartolomeo Di Giovanni

Fin dai tempi più antichi, il pesce è un simbolo significativo che rappresenta diversi simboli della vita, come animale totem, è simbolo di ispirazione e di creatività, in oriente è considerato un nuovo inizio. Rappresenta altresì le fasi di cambiamento che l’uomo periodicamente deve sperimentare, è anche il simbolo di forza e ordine cosmico. Nel pensiero occidentale è significato spirituale e religioso. Per i cristiani è l’emblema di Cristo è un continuo richiamo a una fede e a una forte interiorità che contrasta il desiderio di gioie e piaceri materiali.

In Medio Oriente la Grande Madre di Efeso era rappresentata come una donna che portava un amuleto a forma di pesce davanti al sesso; in Cina, la Grande Madre Kwan-yin era anch’essa raffigurata in forma di pesce.

In India Kalì è chiamata «colei che ha occhi di pesce» e l’animale in questione è anche un simbolo di Visnù, il quale appare in tale forma al legislatore del ciclo attuale: il Manu, per annunciargli che l’umanità sarà distrutta da un diluvio e gli fa costruire un’arca che poi lui stesso guida, sempre in forma di pesce, durante quel cataclisma. L’affinità col simbolismo biblico è ovvia. Il Visnù conservatore del Vedanta ha punti di contatto col futuro “soter”, il salvatore cristiano. Poi, nel buddhismo, il pesce rappresenta l’orma di Buddha, cioè il sentiero che libera dai desideri.

Secondo Jung la scelta del pesce come simbolo cristiano è da mettere in relazione all’opposizione fra i biblici animali Behemot e Leviathan, in cui l’ultimo rappresentava il cibo eucaristico in paradiso, e questo secondo la tradizione giudaica, confermata poi dal cibarsi di pesce da parte dei discepoli ad Emmaus. Anche il Cristo resuscitato si ciba di pesce.

Pesce in greco si dice IXTHYC (ichtùs). Disposte verticalmente, le lettere di questa parola formano un acròstico: Iesùs Christòs Theòu Uiòs Sotèr = Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. il pesce, essendo un animale che vive sott’acqua senza annegare, simboleggiava il Cristo, che può entrare nella morte restando vivo. Nei credi pagani Ichthys era figlio dell’antica dea Atargatis, che era anche conosciuta nei vari sistemi mitici come: Tirgata, Afrodite, Pelagia o Delfine. Il pesce è anche un centrale elemento in altre storie, inclusa quella della dea di Efeso e la storia del pesce del Nilo che inghiotti una parte del corpo di Osiris (il pene). Il pesce era anche considerato il simbolo della sessualità di Isis che ebbe relazioni sessuali con Osiris dopo la sua morte e dalle quali nacque un figlio, Harpocrates, Perciò, nei credi pagani, il pesce era simbolo di nascita e di fertilità.

La costellazione dei Pesci, rappresenta due pesci legati per le code, Nella mitologia greca, la costellazione è collegata alla fuga di Afrodite ed Eros da Tifone, trasformandosi in pesci per salvarsi. L’astrologia, associa i nati sotto questo segno come persone estremamente sensibili, dotati di immaginazione e intuizione, non a caso è il segno che meglio rappresenta l’anima che tende alla sua matrice originario, perciò, è anche il segno della malinconia e dei sognatori.

Sono anche considerate persone empatiche e capacità di comprendere gli altri. talvolta sfuggenti, ma molto creativi e portati per le arti. L’elemento associato ai Pesci è l’acqua, simbolo di emozioni, intuizione e spiritualità.

In questa seconda parte dedicata all’ artista Riccardo Bellavia, si tenterà di analizzare una sua opera, che egli stesso ha definito: “Errore”, ma c’è molta distanza tra l’errore inteso da Riccardo e quella che potrebbe essere una proiezione inconscia; infatti, ciò che consideriamo errore potrebbe essere il sentiero maestro del cambiamento, della evoluzione, della consapevolezza che qualcosa sta cambiando ma ancora è impossibile dargli un nome.

Quando l’opera è stata terminata, Riccardo ha scritto:

“Ti ho iniziato perché ispirato, ma solo dopo un paio di ore ho pensato di distruggerti.

Ho deciso di continuare ma continuo a vederti come un “errore” E mentre scrivo queste parole capisco che racconti molto più di me che di te e delle mie esperienze di vita.

Qualcuno che i miei disegni sono troppo “saturi”. Anche qui, forse, i miei disegni parlano di me.

Allora mi correggo. Non sei un errore ma un tripudio di colore, incasinato sì, ma vivo.”

Osservando l’opera con l’occhio acceso dell’artista vediamo sì il tripudio di colori, ma a differenza di Bellavia, che ne è l’autore, il fruitore sicuramente osserverà non un errore, come egli dice, ma un’ampiezza cromatica dove ogni segno segue il ritmo cadenzato dell’esploratore. Davanti al soggetto, che è il pesce, si nota una forma stilizzata che richiama l’onda ma non è una barriera, così come potrebbe sembrare, è una sorta di protezione che si pone tra il mare e quella parte di sé che è in viaggio verso la trasformazione. Le tonalità non si disperdono sono in equilibrio quasi come eredità di un trascorso, che a tratti lascia intravedere la rivelazione di un dolore che fa da timone: l’estremità della coda si dilata dalla parte sinistra, corrispondenza della parte destra del cervello dove ha sede la creatività. È proprio questa la parte epifanica: Il dolore che transita dall’ombra ai raggi luminosi della prima stella che infrange le acque tale che il sublimare in arte significa presentarsi al cospetto del proprio Sé con timore e coraggio . Il volto dell’artista è proiettato nell’ opera, fateci caso…!

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