Il 21 luglio del 1979, la mafia uccideva il Capo della Squadra Mobile di Palermo Giorgio Boris Giuliano, uno dei più grandi investigatori italiani. E’ stato ucciso mentre pagava il caffè, all’interno di un bar a Palermo. Il killer di cosa nostra Leoluca Bagarella, cognato di Salvatore Riina, lo ha freddato vigliaccamente alle spalle. Giuliano era armato, aveva due pistole con se e le sapeva usare molto bene ma non ha fatto in tempo a difendersi. Chi ha voluto la morte di Boris Giuliano? Perché? Domande che rimbombano senza sosta da 41 anni e che tornano come un boomerang. Oggi Palermo lo ricorda, in una cerimonia di commemorazione in cui ha preso parte anche il capo della Polizia, il prefetto Franco Gabrielli. E’ stata deposta una corona di alloro e hanno partecipato i familiari, tra cui il figlio Alessandro Giuliano, oggi questore di Napoli, la moglie Ines Leotta e le figlie Emanuela e Selima Giuliano. “Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose o chissà quali grandi uomini. Abbiamo solo bisogno di più gente onesta.” Benedetto Croce
Palermo, 41 anni dopo la morte di Boris Giuliano
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