“Mi sono limitato a raccontare la storia, non ho preso posizione perché non sono uno storico, il mio libro racconta fatti conosciuti e provati” lo ha dichiarato Giuseppe Carrisi giornalista RAI, documentarista e autore del libro “Il filo nero. Il ritorno in Europa e in Occidente di nazismo e fascismo” Infinito edizioni, settembre 2022. La presentazione del libro si è svolta nella mattinata di domenica 27 novembre, davanti ad un pubblico numeroso e partecipe, nei locali della Sala Lettura della Biblioteca Regionale Universitaria di Messina. L’evento si è aperto con i saluti istituzionali e l’ampia introduzione della Direttrice della Biblioteca, dott.ssa Tommasa Siragusa, che ha richiamato i moniti operati da Primo Levi e Albert Camus, ne “La Peste”, con una metafora, significante allegoria, a vigilare per evitare che il morbo possa di nuovo ammorbarci. A seguire la presentazione dell’autore e dei relatori fatta dal moderatore Domenico Interdonato. Il prof. Dario Caroniti dell’Università di Messina, nel suo intervento ha evidenziato: “Il nazismo e il fascismo non sono contro la cultura, ma sono un errore della cultura, quasi tutti sono stati contaminati, pochissimi hanno avuto il coraggio di non schierarsi e in questo contesto anche tutti gli atenei allora si schierarono con il fascismo. Nel dopo guerra ci fu una riabilitazione generale, perché era necessario ripartire, c’era la necessità di chiudere e di coinvolgere in questa ripartenza anche la Germania. L’autore sente la responsabilità dei protagonisti della storia, a mio parere la responsabilità è del mondo culturale, pertanto non è corretto deresponsabilizzarci per accusare gli altri”. Il prof. Roberto Sciarrone, “Sapienza” Università di Roma, ha evidenziato “Nell’ultimo capitolo del volume Carrisi cita Primo Levi sul valore della memoria oggi fondamentale soprattutto per le giovani generazioni. La storia del Novecento ci ha raccontato eventi terribili, siti come Dachau, ad esempio, sono la testimonianza di una parte degli orrori del secolo scorso commessi dall’uomo. Oggi come ieri bisogna però analizzare il fatto storico attraverso la sua lunga durata e le fonti archivistiche disponibili. Solo così possiamo comprendere avvenimenti complessi che hanno cambiato società, Stati e i rapporti geopolitici internazionali, nel tempo e nello spazio. Dall’armistizio di Compiègne alla Conferenza di Pace di Parigi, dagli orrori del nazi-fascismo alla Guerra Fredda, dalla “fine della storia” teorizzata da Francis Fukuyama allo “scontro di civiltà” di Samuel Huntington. Infine Putin che rispolvera paradigmi ormai obsoleti e la sua guerra nel cuore dell’Europa. Ecco, forse alcuni sentimenti xenofobi, sovranisti e poco attenti alle minoranze non hanno mai cessato di ardere in un’Europa che oggi, come ieri, fa ancora i conti con il suo passato”. Gli interventi hanno preparato e dato spazio all’autore Carrisi di poter rispondere e concludere un interessante dibattito, che ha coinvolto l’attento e autorevole pubblico, con domande e momenti di riflessione. Carrisi infine ha concluso con i ringraziamenti “da messinese che vive a Roma, ho sempre il piacere di ritornare in città, oggi mi avete fatto sentire il vostro caloroso affetto, grazie per la meravigliosa accoglienza che mi avete riservato”. “Gli eventi producono inevitabilmente una scia, per poterli commentare in maniera serena bisogna aspettare che l’effetto svanisca almeno oltre i 100 anni”, lo ha detto il coordinatore Interdonato prima di concludere i lavori con i saluti finali.
Presentato l’ultimo volume del giornalista e documentarista Giuseppe Carrisi
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