Parlando di Bonhoeffer e Gramsci  al Circolo Arci del Cotone. Conferenza interessante sul libro di Aldo Bondi

Articolo di Gordiano Lupi

A Piombino esiste un presidio culturale nel deserto ed è il Circolo Arci del Cotone, antico quartiere di operai, adesso luogo multietnico, vitale, per niente problematico, tutt’altro. Sabato sera ho assistito a una conferenza seria, una d’altri tempi, una di quelle dove andavo con mio padre ad annoiarmi (ma quant’era utile quel modo di annoiarsi!), tenuta da due professori universitari (Fabio Vander e Aldo Bondi) che discettavano di  Bonhoeffer e Gramsci con la stessa leggerezza con cui si potrebbe parlare dell’ultima partita del Piombino al Magona. Avrei voluto che ci fosse stato l’assessore alla cultura del Comune di Piombino per fargli capire la differenza tra cultura ed eventi, cosa che – ormai lo so – non ha ben chiara, anche perché ora che ci penso a Piombino non abbiamo neppure un assessore alla cultura. Insomma, in questo presidio culturale di periferia ho sentito parlare di un libro denso di concetti, da meditare e da studiare, ho capito che un teologo tedesco dei tempi del nazismo può avere un sacco di cose in comune con un pensatore comunista. Sto parlando di Bonhoeffer e Gramsci, due grandi intellettuali che hanno sopportato la sofferenza del carcere e la ritorsione nazifascista, sono morti per le loro idee, il primo ha provato a far uccidere Hitler, il secondo ha espresso una teoria sociale senza opportunismi, sfidando il regime. Dirigeva le operazioni del presidio Vittorio Pineschi, uno in gamba che in passato ha fatto (bene) l’assessore alla cultura (posso dirlo senza problemi perché non mi ha mai regalato niente), anche perché è un vero uomo di cultura. Il discorso è caduto sugli ebrei, si è cercato di attualizzarlo alla guerra in Palestina, per dire che Bonhoeffer era amico degli ebrei, non era un cristiano-nazista, difendeva gli ebrei espulsi dalla chiesa tedesca e cercava di farli fuggire perché evitassero la cattura. Inoltre il teologo fece parte della congiura di Canaris per ammazzare Hitler, ritenuto dai luterani l’Anticristo. In ogni caso Bonhoeffer difendeva gli oppressi e i perseguitati, oggi come oggi non si possono far rientrare in questa categoria gli ebrei; se esistono dei perseguitati questi sono i palestinesi. Tutto questo è stato detto sgombrando il campo dalla parola terrorismo, ché nessuno si sogna di giustificare i massacri di ogni tipo, ma cercando di interrogarsi anche sul perché del terrorismo e sull’ingiustizia di un popolo senza una terra. Bonhoeffer e Gramsci erano due antitotalitari, morti in carcere per le loro idee, per una coerenza intransigente, per non voler scendere a compromessi, eliminati dai regimi che avversavano. Gramsci muore nel 1937, ha ben chiaro che cosa sta succedendo sia in Italia che in Germania, persino cosa sta maturando in Russia; vide la Prima Guerra mondiale e tale guerra di sterminio fu fondamentale per il suo pensiero. Gramsci pensa a una prospettiva rivoluzionaria che faccia a meno della guerra, tenta di operare dall’interno sui meccanismi che portano alla guerra per evitarla, ma non è un pacifista. Bonhoeffer, invece, è un pastore luterano pacifista, ammiratore di Ghandi, accetta di far parte della congiura – anzi la organizza – solo perché Hitler è l’Anticristo, non un uomo qualsiasi, quindi si sente in dovere di liberare la terra dalla presenza del maligno. Un pastore luterano non deve limitarsi a celebrare i funerali provocati dalla follia al potere, ma deve fermare la follia, disse Bonhoeffer. Gramsci, al tempo steso, prende il nucleo dinamico del pensiero di Marx per cercare di fare la Rivoluzione Comunista in Occidente, critica Hengels, non crede nel materialismo dialettico, rifiuta il dogmatismo e sta dalla parte del pensiero storico. Gramsci è uno storicista che vede l’uomo al centro di tutto, in definitiva è un seguace della filosofia della prassi del Machiavelli. Bonhoeffer, come Gramsci, ma da un punto di vista religioso, abbraccia un’idea che sta alla base del suo pensiero, segue la dottrina di Lutero, ma condanna i mali che hanno fatto i luterani, perché i veri seguaci di Marx e di Lutero sono gli allievi che hanno la forza e il coraggio di criticarli, di indicare gli errori. Bonhoeffer e Gramsci erano due uomini d’azione, un teologo e un comunista, due combattenti sconfitti che stanno in carcere e continuano a lottare scrivendo, con i mezzi che possiedono. Il loro pensiero sulla religione è molto simile. Per Gramsci la religione non ha senso perché proietta nell’aldilà mentre gli obiettivi da realizzare sono tutti nell’aldiqua e il Partito Comunista deve cercare di portarli a compimento. Per Bonhoeffer la religione non ha senso perché è metafisica e individualista, sposta l’attenzione dal mondo concreto in favore dell’aldilà. Eccezionale questa vicinanza di ragionamenti tra un teologo e un comunista! La fede è importante, dice Bonhoeffer, non la religione che è un ostacolo; chi ha fede deve credere in un Dio sofferente e deve vivere nel mondo terreno. Erano due intellettuali convinti che un pensatore non dovesse vivere con la testa tra le nuvole, ma impegnato nella storia: il pensiero deve fare i conti con la realtà, un intellettuale deve vivere per cercare di modificare in meglio la realtà storica. Il mondo non va interpretato, va cambiato! Bonhoeffer e Gramsci mettono in pratica un pensiero d’azione per tutta la vita e scontano sulla loro pelle le loro idee radicali. Per finire – e torniamo al tema che potrebbe essere caro a un eventuale assessore alla cultura del Comune di Piombino – entrambi dicono che la formazione culturale è di estrema importanza, perché un uomo che raggiunge un’autonomia morale e culturale è un uomo libero. Non solo, è medico di se stesso, non ha bisogno di psicanalisi, sa quali sono i suoi limiti e qual è il suo posto nella storia e nella società. La domanda sorge spontanea: il potere politico contemporaneo ha interesse alla formazione culturale di un simile uomo? Lasciamo la domanda senza risposta, ma ci piacerebbe vedere questo presidio culturale del Cotone crescere ed essere sempre più frequentato. Qui circolano idee pericolose, come diceva Emil Cioran a proposito dei libri che frugano nelle ferite, quindi utili.

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