“Gli anni più belli”, un film interessante e di piacevole visione

Articolo di Gordiano Lupi

Rifare C’eravamo tanto amati senza essere Scola, portandolo avanti negli anni, non più dalla Resistenza agli anni Settanta, ma dal 1982 al 2020, per cercare di raccontare quasi trent’anni di storia italiana attraverso quattro personaggi, la loro amicizia, i loro amori sbagliati, le scelte personali, in una parola la vita. Gli anni più belli manca di tutta la poesia di cui era intriso C’eravamo tanto amati, trattiene le idee buone, ambienta bene nel tempo le storie, gode di una discreta sceneggiatura, ma ogni volta che Muccino ci mette del suo è una caduta di stile. Il confronto con il capolavoro di Scola è impossibile non farlo, perché l’idea originale sta tutta in quel film, sequenza dopo sequenza ricordiamo identiche situazioni prese dalla storia classica e riportate in ambiente contemporaneo. La storia parla di quattro amici (Favino, Ramazzotti, Rossi Stuart, Santamaria) e al tempo stesso segue i cambiamenti socio politici, da Tangentopoli alla caduta del muro di Berlino, passando per l’ingresso in politica di Berlusconi, toccando le Torri Gemelle e l’Iran con la rivoluzione integralista. Il racconto parte dall’adolescenza dei personaggi con la loro amicizia, narra l’amore che sboccia tra Paolo (Rossi Stuart) e Gemma (Ramazzotti), il successivo incontro, quindi il tradimento con Giulio (Favino) e la prima rottura. La storia prosegue e vediamo Giulio entrare a far parte di uno studio legale con un vecchio avvocato fascista, rinnegando tutte le sue idee; Paolo insegnante di lettere entusiasta, prima precario, poi di ruolo al liceo classico; Gemma fare la solita vita senza ambizioni e passare da un amore all’altro, per poi ritrovare Paolo; Riccardo (Santamaria) con la sua esistenza da nullafacente che tenta di fare il critico cinematografico e perde sia la moglie che il figlio. Finale con gli amici che si ritrovano a festeggiare il nuovo anno, ma prima c’era stato l’incontro fotocopia di C’eravamo tanto amati al tavolino di un bar, solo che le frasi migliori del vecchio film tornano con prepotenza alla memoria: Volevamo cambiare il mondo, invece il mondo ha cambiato noi; Il futuro è già passato e non ce ne siamo neppure accorti … Niente di tutto questo resta nel film di Muccino, solo banalità, ma niente che tocchi nel profondo, anche se il film è dignitoso e si segue con partecipazione. Inoltre molte delle situazioni inventate da Scola vengono riprese ma con meno inventiva: il personaggio inquadrato in primo piano racconta la storia alla macchina da presa, ma non abbiamo l’effetto teatrale del contorno scuro e dei fari della ribalta. Gli attori (pur bravi) perdono alla grande il confronto con chi li ha preceduti: Stefania Sandrelli, Nino Manfredi, Stefano Satta Flores e Vittorio Gassmann. Il regista non ne parliamo. Resta la colonna sonora di Nicola Piovani che può stare alla pari con quella di Armano Trovajoli, anche perché gode di un brano inedito di Claudio Baglioni (Gli anni più belli). La fotografia di Eloi Molì è la cosa peggiore del film, monocromatica, sempre di un giallo patinato incomprensibile, colore che ormai avvolge tutta la commedia italiana contemporanea.

Ottimo il casting dei giovani attori, perché i ragazzi che interpretano i quattro amici adolescenti sono molto bravi e ricordano le fattezze dei protagonisti adulti. Ben fatte alcune parti oniriche (i pensieri di Paolo che rivede in un lampo tutta la sua vita, dal primo bacio al ritorno finale di Gemma), così come certi flashback suggestivi e i passaggi temporali sono montati con destrezza (Di Mauro). Purtroppo quando si decide di rifare un’idea già fatta molto bene in passato si resta oggetto di critiche e di paragoni, questo Muccino doveva metterlo in conto. Girato tra Cinecittà, Roma, Napoli e Ronciglione, ottavo incasso del 2020, nonostante il Covid, bene i passaggi televisivi su Rai Uno e su Rai Movie. Vince il David di Donatello. Non credo che Muccino si scomponga più di tanto di fronte a qualche critica, anche perché – con tutti i distinguo che abbiamo cercato di fare – Gli anni più belli resta un film interessante e di piacevole visione.

Regia: Gabriele Muccino. Soggetto: Age & Scarpelli, Ettore Scola (C’eravamo tanto amati). Sceneggiatura: Gabriele Muccino, Paolo Costella. Fotografia: Eloi Molì. Montaggio: Claudio Di Mauro. Musiche: Nicola Piovani. Scenografia: Tonino Zera. Lingua Originale: Italiano. Paese di Produzione: Italia, 2020. Durata: 129’. Genere: Commedia. Produttori: Marco Belardi, Paolo Del Brocco, Raffaella Leone. Case di Produzione: Lotus Production, Rai Cinema, 3 Marys Entertainment. Distribuzione: 01 Distribution. Interpreti: Pierfrancesco Favino (Giulio Ristuccia), Micaela Ramazzotti (Gemma), Kin Rossi Stuart (Paolo Incoronato), Claudio Santamaria (Riccardo “Sopravvissù” Morozzi), Emma Marrone (Anna), Jacopo Maria Bicocchi (Fabio), Nicoletta Romanoff (Margherita Angelucci), Gennaro Apicella (Nunzio), Titti Nuzzolese (zia Ivana), Francesco Centorame (Giulio Ristuccia adolescente), Andrea Pittorino (Paolo Incoronato adolescente), Matteo Del Buono (Riccardo Morozzi adolescente), Alma Noce (Gemma adolescente), Fabrizio Nardi (padre di Giulio), Mariano Rigillo (avvocato Nobili), Paola Sotgiu (madre di Paolo), Elisa Visari (Sveva Ristuccia), Federica Flavoni (Luisa, madre di Riccardo), Andrea Pacelli (fidanzato di Gemma adolescente), Francesco Acquaroli (Sergio Angelucci), Antonella Valitutti (Luciana, madre di Anna), Matteo Zanotti (Arturo Morozzi).

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