Partendo dalla considerazione che ci troviamo in un luogo meraviglioso qual è la Casa Museo Thule, vorrei iniziare questa nostra conversazione parlando del suo libro “La Casa dell’Ammiraglio” (Fondazione Thule Cultura – 2024) che si innesta con l’altro dal titolo “Filosofia del Collezionare” (Ex Libris – 2023). Opere che, ho scritto in una mia recensione, rappresentano un faro con approdo sicuro, per quelle persone che vivono nella consapevolezza che, insieme alle tante brutture del mondo, esistono l’ingegno e la creatività dell’uomo, capaci di regalare opere d’arte di vario genere che resistono alle intemperie e alla corrosione del tempo.
La Casa Museo Thule sostanzialmente è una sorta di arca di chi come me per un’intera vita non solo ha studiato, in tal senso la presenza di 15.000 volumi circa, ma anche aver collezionato e trasformato un appartamento in un palazzo borghese di fine ottocento, in una Casa Museo che si è costruita come un’opera d’arte, cioè la casa è diventata una espressione di un’opera d’arte compiuta, una sorta di installazione in cui convivono stili di periodi diversi, di arredamenti, suppellettili, ma soprattutto di opere d’arte presenti in grande quantità che hanno passato una selezione di fondo, tenuto pure conto che anche l’archivio delle opere non esposte dei disegni è abbastanza ampio anche quello. Naturalmente il liberty ha una sua predominanza per una mia antica passione per questo stile, però sono presenti anche elementi dell’ottocento e del novecento che sono riconducibili ad altri stili, soprattutto il decò. Per quanto riguarda invece la costruzione di questa casa museo, che fa parte di un circuito internazionale delle case museo e quindi è visitata nelle giornate dedicate, abbiamo un apporto di idee che arriva dal potere studiare, mobili, oggetti, quadri, autori, soprattutto tenendo conto del lato squisitamente collezionistico e artistico di ogni singolo soggetto. Perché di soggetti si tratta e non di oggetti nel senso che hanno una loro dimensione che non sono fini a se stessi ma hanno una loro vita, innanzitutto perché la vita nasce dalla creatività umana che è fatta di idee, di parole, di arte, di gesti e vorrei ricordare l’opera “La Casa dell’Ammiraglio” una sorta di metafora di questa stessa casa, che si trova in via Ammiraglio Gravina, pertanto l’ammiraglio è anche con riferimento al luogo.
L’idea del collezionare in tal modo, cioè mettere in relazione soggetti e oggetti e potere interloquire dal punto di vista spirituale con questi stessi pezzi della collezione, indubbiamente ha poi prodotto “Filosofia del Collezionare” che appunto è un libro in cui ho svolto in un dialogo con Carlo Guidotti e devo dire che in quel libro vi è la mia idea sia della casa, della domus, sia del collezionismo sia dell’importanza anche filosofica degli oggetti, non solo della bellezza, ma anche dell’importanza in sé degli oggetti.
Rimanendo sul tema della bellezza che ci circonda in questo luogo, Fëdor Dostoevskij, considerato insieme a Lev Tolstoj uno dei più grandi romanzieri e pensatori russi di tutti i tempi, nel romanzo l’Idiota fa affermare al principe Miškin la ormai famosa frase: ”La bellezza salverà il mondo”. Secondo lei è una considerazione che ha ancora oggi un senso, ammesso che ne abbia mai avuto? E soprattutto lei ritiene che oggi la società abbia il desiderio, che comporta anche sacrificarsi, di farsi salvare dalla bellezza?
Credo nel valore universale della bellezza, ma non credo all’idea che la bellezza possa salvare il mondo. La bellezza può salvare il singolo individuo perché tutto passa dalla persona, dal soggetto quindi è inutile parlare di collettivismo della bellezza. La bellezza va identificata e va misurata secondo un parametro che non è certo quello della volgarità che, come diceva Zolla, è dolore, volgarità è dolore! Nel senso che siamo in un periodo di massificazione in cui la letteratura, le arti, la musica che sono tutte inscindibilmente legate e che hanno un unico codice che è appunto quello della bellezza, si vanno snaturando nella dimensione della povertà estetica e della incapacità di proporre anche le grandi linee. Appunto lei citava Dostoevskij, le grandi costanti che innanzitutto salvano l’anima di ognuno, purtroppo anche il letteratura il problema esiste, perché esiste un vuoto di autentica profondità, non di creatività nel senso dello scrivere, troppi scrivono e sarebbe meglio non scrivere in tanti. Come diceva Cristina Campo “ho scritto poco e avrei voluto scrivere meno”. Nel senso che bisogna stare molto attenti quando si scrive, soprattutto quando si pubblica. Ogni cosa sembra bellissima, stupenda e poi in effetti alla verifica anche personale, dopo anni si capisce che sono cose non tanto importanti. Tuttavia la scrittura è non solo pedagogia necessaria è anche terapia che serve anche all’uomo come la pittura, la musica, l’artigianato, la scultura che sono tutte cose che evidentemente “salvano” l’uomo, come avevo detto prima, in maniera individuale.

Professore una delle sue ultime opere si intitola Imprescindibili (Ex Libris 2025). Leggo dalla prefazione di Andrea Scarabelli: “Le esistenze raccontate da Romano incarnano diversi modi di abitare la temporalità che, stando alla lezione heideggeriana, è e rimane la cifra ultima dell’Essere…” Imprescindibile è un aggettivo importante! Secondo il vocabolario Treccani “da cui non si può prescindere, di cui si deve assolutamente tener conto: esigenze, doveri, necessità imprescindibili”. Ci parli brevemente di questa opera.
“Imprescindibili” intanto è un libro che fa parte delle opere scelte dalla Ex Libris che Carlo Guidotti sta pubblicando e siamo arrivati al terzo volume, il primo è l’opera filosofica. “Imprescindibili” è la riunione di più libri pubblicati precedentemente di profili, piccoli saggi, bozzetti, personaggi che io ho conosciuto personalmente, ho praticato, alcune volte sono stati amici miei altre volte sono stati l’illuminazione di un’ora di conversazione, come per esempio Cristina Campo. Tutti hanno avuto un peso enorme, appunto imprescindibile, nella mia vita. Non vi sono soltanto loro ce ne sono anche altri e purtroppo altri vanno scomparendo. Ho inserito nel volume personaggi già storicizzati nel senso che non c’è più il riferimento al tempo presente, però la scomparsa di altri amici fa in modo che questa opera andrebbe ampliata, cosa che non credo, anche se con riferimento alle persone che io stimo e che scompaiono l’affido al mio pensiero a volte a qualche post sui social, ma soprattutto alla rievocazione e alla valorizzazione della loro opera, ma anche per i viventi al rapporto personale con chi merita. Quindi imprescindibili in quel libro sono tutti coloro che io ho incontrato nei vari generi e momenti della mia vita, dalla cultura altissima alla politica, dalla filosofia all’arte Sono tutti personaggi che hanno rappresentato molto per la mia formazione per il mio modo di vedere la vita, per il confronto che ho avuto con loro miei maestri di formazione. Ad esempio con Julius Evola, Ernst Jünger, Augusto Del Noce a Fausto Gianfranceschi. Ma anche politici, uomini di lettere. Ecco un panorama che riguarda sostanzialmente più o meno oltre cinquanta anni, il mio primo libretto l’ho pubblicato infatti a 14 anni, da allora ci sono stati questi incontri e facciamo conto che siamo già a un bel periodo di tempo nascosto.
E quali sono gli elementi imprescindibili per lei, mi riferisco anche ai valori della vita, che hanno caratterizzato e caratterizzano la sua lunga militanza nell’agone culturale nazionale e non solo?
Innanzitutto la difesa e l’affermazione della propria personalità per quell’alito trascendente che è in ognuno di noi, che si manifesta anche ovviamente in me, cioè il soffio del divino. Io sono cristiano, convinto della presenza di una forza spirituale che porta a costruire per chi ci crede, ma anche chi non ha fede dovrebbe pensare sempre alla propria anima come motore dell’esistenza e rispondere alla coscienza. L’unico tribunale che io conosco vero e a cui dò la totale legittimità è la mia coscienza, poi ci sono i tribunali civili, penali. Il giudizio è meglio non darlo mai in assoluto, bisogna semmai autovalutarsi anche dal punto di vista letterario, spesso ci sono contrastanti giudizi che in generale nascono dall’“amichettismo”.
Naturalmente, non sono mai scevri da questo condizionamento, quindi la cosa migliore per chiunque si muova nella dimensione della vita, non solo quella creativa ma anche quella comune e quotidiana, del lavoro, della famiglia, degli affetti, è quello di guardare soprattutto alla dimensione della coscienza che ti porta a costruire dei valori. È con la coscienza che non rubi, certo anche perché c’è la legge, ma c’è anche e soprattutto la coscienza, grazie alla quale non commetti atti che possano essere deleteri per gli altri. Sparare a una persona, uccidere ma anche fare male con uno sport che è troppo di moda, lo è sempre stato ma oggi più che mai, che si chiama maldicenza, che praticano i falliti e coloro che si credono il sale della terra vita. Io invece mi sento imperfetto e sempre in cammino, anzitutto spirituale.
Sappiamo che lei sta lavorando a un grande progetto culturale che si innesta con una sua preziosa creatura, ovvero il sito CulturElite Magazine. Faccio riferimento al CulturElite Festival che si svolgerà a Palermo nel mese di settembre prossimo. Verranno per l’occasione attribuiti dei riconoscimenti e la proclamazione di nuovi membri nell’Accademia Siciliana Cultura Umanistica.
CulturaElite Festival dopo sette anni dalla fondazione di questo sito, peraltro internazionale, con una ampiezza e capacità di lettura di ormai milioni di utenti, che ogni giorno attraverso gli inserimenti degli articoli che provengono da studiosi, intellettuali di tutta Italia e non solo, riesce a penetrare nel tessuto della cultura non allineata. Io faccio parte della cultura non allineata, avrei detto alcuni anni fa della cultura del dissenso. Oggi dico della cultura non allineata, nel senso che non sono allineato a nessuno, specie a politici e cricche di pseudo intellettuali alla ricerca di medagliette , tipo “Prima Comunione”, e desidero peraltro che nessuno si allinei a me se non coloro che condividono, (anche criticamente) il mio percorso liberi di fare parte di una comunità spirituale, ma non certo tesserati a dovere essere cani da guardia di qualche dogma. Là vive la mia idea filosofica del Mosaicosmo che, naturalmente, ha la sua ampiezza filosofica e programmatica che riguarda questa idea che si basa sul primato dell’élite come cultura che non può essere quindi cultura di massa, ma che proviene dalla selezione di alcuni per poi irradiarsi. Questo è penso un consuntivo, dopo sette anni, è una festa, è il tentativo anche con la parola, con la musica, con l’arte, di potere, anche con dei riconoscimenti a persone che sono state vicine alla Fondazione Thule Cultura, a me e comunque persone meritevoli, poste accanto a personalità che certamente saranno presenti alla manifestazione alla quale i lettori sono invitati (Circolo Ufficiali, Piazza San Francesco di Paola, Palermo, domenica 21 settembre 2025, con inizio alle ore 9,00.
Ringrazio, infine, lo scrittore Antonino Schiera per la presente e fruttuosa attenzione liberamente, ancora una volta, dimostratami.