“Ragazzo”, un racconto lungo più che un romanzo, visto che la storia è unica, in prima persona, a due voci

Articolo di Gordiano Lupi

Sacha Naspini torna in Maremma, per la precisione nella sua Follonica, per ambientare una storia di adolescenza e disagio tra il quartiere di Senzuno e il liceo Cattaneo. Ho letto Ragazzo in un’ora scarsa. Un racconto lungo più che un romanzo, visto che la storia è unica, scritta in prima persona, a due voci. Una storia che si legge e si vede. Una sceneggiatura perfetta. Naspini ha risposto al mio commento (vedi il vantaggio di conoscere gli autori?): “Ma guarda, è proprio lì che volevo andare: un libro breve, brevissimo, impaginato grosso, capitoli brevi: per i ragazzi, appunto. Quel mondo lì. Quelle solitudini – anche date dalla provincia, dalla famiglia assente. Lo scheletro narrativo per un’idea di messa a schermo… Un Bowling a Columbine nostro”. Affronta identico tema anche I’M – Infinita come lo spazio di Anne-Riitta Ciccone – romanzo e film – altra storia di adolescenza problematica, famiglia assente, bullismo e violenza estrema dopo anni di angherie e sopraffazioni. Il racconto di Naspini è molto originale come struttura narrativa, per capitoli alterni parlano le voci di Matteo e Giacomo, il primo introverso e remissivo, il secondo dominante e pieno di voglia di crescere, di cambiare, per lasciarsi alle spalle un amico che pare la sua ruota bucata. Nel racconto subito entra in gioco una ragazzina della quale entrambi sono innamorati – Corinna Gentileschi – e un’immancabile banda di bulli, oltre a una famiglia problematica, che vede la madre di Matteo prostituirsi con il consenso del marito sfruttatore. La cosa migliore del racconto è lo stile di Sacha Naspini, secco e asciutto, rapido ed essenziale, quasi chirurgico, senza alcuna tentazione letteraria, come dev’essere, perché a parlare sono voci adolescenti che al massimo leggono fumetti di Dylan Dog. Il ritmo è frenetico, se fosse un film avrebbe un montaggio alternato, costruito per flashback onirici, visioni del passato e di un presente inaccettabile, il tutto estremamente sincopato. Naspini affronta il tema del bullismo, mette a nudo la difficoltà di crescere in provincia, scopre i nervi di un’adolescenza complicata da abbandonare e di una famiglia sempre più incapace di dare risposte. Inutile dire che gli ambienti scelti dall’autore maremmano sono da romanzo nero e che la storia è costellata di personaggi negativi, per niente rassicuranti. Pare che queste siano le letture preferite dai ragazzi. Ne prendiamo atto. Il libro è ben scritto, tanto basta, si fa leggere e portare a conclusione in tempi rapidi, adatti al mondo contemporaneo che rifugge la complessità. I sogni, la rabbia, la frustrazione, lo smarrimento adolescenziale racchiusi in 135 pagine, tra un amore incompreso e una pistola in tasca, portata a scuola per vedere l’effetto che fa.

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