Comunicare la cultura non è facile ma è possibile

Articolo di Francesco Pira

Abbiamo bisogno di riscoprire una nuova dimensione di cittadinanza per coniugare il rilancio economico dei territori e valorizzazione dei luoghi, delle persone. Questo ci permetterebbe di trasformare la “fluidità” in una risorsa positiva dove al centro c’è il vissuto, l’esperienza nel senso più ampio del termine

“Comunicare, secondo la definizione di David Bohm, significa letteralmente mettere in comunicazione. E anche se a volte questo mettere in comunicazione significa solo condividere un’informazione con un gruppo, più spesso vuol dire che il gruppo crea un nuovo significato comune”.

Riuscire a gestire la comunicazione è complesso, perché diversi fattori possono agire nel processo di comprensione e interpretazione di quanto si sta cercando di trasmettere.

Si è svolto l’8 novembre, nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Messina, l’incontro dibattito sul tema: “Comunicare la Cultura tra miti e certezze dello Stretto”, organizzato da Archeoclub d’Italia Area integrata dello Stretto, presieduto dalla dott.ssa Rosanna Trovato.

Presenti gli studenti dei licei messinesi La Farina, Maurolico, Seguenza, Artistico Basile e del Tecnico-Nautico Caio Duilio. Ho relazionato con i colleghi docenti dell’Università di Messina, professori Filippo Grasso, Aggregato di Analisi del Mercato, Cinzia Ingratoci, Ordinario di Diritto della navigazione, e Fabrizio Mollo, Associato di Archeologia Classica. I lavori sono stati moderati dal giornalista dott. Marco Olivieri, Direttore di Tempo Stretto. Sono intervenuti i professori Enzo Caruso, Assessore al Turismo e alla Cultura del Comune di Messina, e Stello Vadalà, Dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Messina.

Nel mio intervento ho voluto sottolineare come si può comunicare il valore di un luogo nell’era del Metaverso e dell’Intelligenza Artificiale. Una sfida avvincente che vede impegnati i vecchi e i nuovi media.

I sociologi Guido Gili e Fausto Colombo hanno spiegato come “il modo stesso con il quale si crea l’informazione confonde l’interlocutore attraverso la manipolazione di frame, intese come tutte quelle operazioni e strategie con cui gli individui cercano di fabbricare false cornici o sfruttare la loro ambiguità”.

Nell’era liquido moderna l’inganno è diventato centrale nei processi di comprensione del reale. La distinzione tra vero e falso non è più percepita e si crea un “inganno deliberato”. Si tende a costruire l’informazione con lo scopo di renderla credibile, ma in realtà veicola un apparente veridicità del messaggio.

Stiamo assistendo a quello che il sociologo Zygmunt Bauman ha definito “Consumismo Culturale” in quanto “la modernizzazione ha fatto prevalere la democrazia dell’economia sulla democrazia della cultura trasformandola nel mercato di massa industrializzato della cultura, togliendo così strumenti di interpretazione e riducendo sempre più lo spazio per la creazione di cultura collettiva”.

Consumiamo tutto velocemente e affidiamo le nostre giornate all’ Onlife. Il rischio è quello diventare parte di un grande catalogo, prodotti e non più individui. La pervasività dei mezzi di comunicazione ha trasformato gli individui da consumatori a iperconsumatori, ha modificato anche il modo in cui si fa divulgazione scientifica. La ricerca di un linguaggio sempre più veloce, il bisogno a fini commerciali/pubblicitari di catalizzare l’attenzione del pubblico, hanno modificato il modo di costruire i format divulgativi.

Non possiamo dimenticare che il territorio che ci circonda non rappresenta solo la dimensione fisica dove ognuno di noi nasce, cresce, muore assume la dimensione etica e sociale di ambiente, di patria alla quale apparteniamo. È così che il territorio come ambiente sociale diventa allo stesso tempo soggetto e oggetto della comunicazione, in modo da diffondere conoscenza e condivisione e senso di appartenenza alla Terra. Ma affinché questo processo virtuoso si realizzi è necessario che gli individui recuperino la loro dimensione di cittadini. Si tratta di un vero cambio culturale in una società basata come non mai sul paradigma del consumo.

Le nuove tecnologie permettono di far conoscere i territori e, cosi come riporta il portale AgendaDigitale.it, “in Europa, diverse città hanno ben compreso come agevolare la condivisione delle esperienze sia il cuore delle strategie di marketing: si sono attrezzate e hanno radicalmente cambiato l’approccio. Spiccano Atene, Helsinki, Zurigo che con altre mettono al centro di tutto l’incontro tra i “cittadini temporanei” e gli abitanti. I loro siti web sono tutti legati al cosa ‘fare’ e non più al cosa ‘vedere’ o agli ‘itinerari’. Tutti mettono in relazione diretta persone locali con i turisti”.

La sfida per lo Stretto di Messina, patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, ci mostra l’importanza di rivalutare il paesaggio culturale. Il portale istitutoeuroarabo.it/DM/lo-stretto-di-messina-come-bene-immateriale/ spiega quale posto occupa nella storia e nella cultura lo Stretto Messina in quanto “vero e proprio ombelico del Mare Nostrum e pregnante luogo di confluenze e interferenze tra Nord e Sud, Est e Ovest del Mediterraneo, si è infatti venuto costituendo, nel corso dei secoli, come un palinsesto territoriale che ha visto progressivamente stratificarsi fenomeni e realtà ecosistemiche, fabulazioni, saperi, eventi storici, memorie che dal mondo antico fino ad oggi hanno continuato a segnare con la loro variegata molteplicità lo specialissimo habitat eco-antropologico che si dispiega tra le due sponde della Sicilia e del continente, finendo con il costituire nel terzo millennio un unicum di cui non esiste eguale nel pianeta”.

Abbiamo bisogno di riscoprire una nuova dimensione di cittadinanza per coniugare il rilancio economico dei territori e valorizzazione dei luoghi, delle persone. Questo ci permetterebbe di trasformare la “fluidità” in una risorsa positiva dove al centro c’è il vissuto, l’esperienza nel senso più ampio del termine.

Proprio per questo motivo, comunicare la cultura e comunicare lo Stretto non è semplice. Bisogna progettare qualcosa che valorizzi quella che è la grande bellezza dello Stretto e per far conoscere quello che c’è da una parte all’altra dello Stretto.

Questo momento di riflessione è stato davvero congeniale per capire che, oltre all’eventuale progetto di un ponte, ci deve essere anche un ponte di comunicazione che possa essere comprensivo di qualcosa di esaltante da veicolare nel mondo, sfruttando tutte le opportunità che ci offrono le nuove tecnologie e persino l’Intelligenza Artificiale.

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