La social-bellezza nell’era digitale

Articolo di Francesco Pira

Il 73% di giovanissimi ha già fatto un “ritocchino”. Adolescenti che a 14 anni, per assomigliare ai loro Influencer preferiti, decidono di fare ricorso alla chirurgia estetica. MattinoCinqueNews in un servizio spiega che : ““Dal botox, acquistabile con 60 euro, alle penne usa e getta e alle fialette di acido ialuronico, che si imparano a manovrare grazie ai tutorial sul web. Con più che probabili conseguenze negative per la salute”

Come si comunica oggi la bellezza. Quali sono gli stereotipi. La vetrinizzazione dei nostri corpi in una guerra all’ultimo like.

La definizione di bellezza, presente nel vocabolario Treccani, evidenzia che: “La connessione tra l’idea di bello e quella di bene, suggerita dalla radice etimologica (il latino bellus “bello” è diminutivo di una forma antica di bonus “buono”), rinvia alla concezione della bellezza come ordine, armonia e proporzione delle parti, che trovò piena espressione nella filosofia greca. In seguito, la nozione di bellezza è diventata categoria autonoma, caratterizzata dalla capacità del bello di essere percepito dai sensi. Dalla dottrina del bello come ‘perfezione sensibile’ nasce e si afferma, nel 18° sec., l’estetica come disciplina autonoma riguardante il bello”. E noi come interpretiamo questa definizione? La digitalizzazione della società ha cambiato i contorni di ciò che può essere definito bello e anche i canoni di bellezza a cui facciamo riferimento.

Il Professore Luciano Floridi ha affermato che: “Sembra impossibile trovare un qualsiasi aspetto della nostra vita che non sia stato influenzato dalla rivoluzione digitale […] Un numero crescente di persone vive sempre più diffusamente onlife. Il digitale “taglia e incolla” le nostre realtà. Questo ha completamente cambiato la natura dell’agire”. Queste parole sono fondamentali per comprendere la nostra idea di bellezza nell’era dei social network, perché vivere nella dimensione onlife, vale a dire vivere tutti costantemente connessi.

Questa è l’epoca della vetrinizzazione, dove è necessario a tutti i costi piacere agli altri sulle diverse piattaforme virtuali.

Sui social il corpo viene esibito e c’è anche chi sceglie di monetizzare attraverso il proprio corpo. In questo modo, il corpo diventa un prodotto di consumo e si adegua agli standard di consumo della nostra società.

La tendenza è quella di mimetizzarsi e di nascondersi. Infatti, l’alto numero di profili falsi dimostra due aspetti importanti: la necessità di esporsi e il bisogno di essere accettati. Purtroppo, a mancare è l’amore per sé stessi e questo alimenta la dimensione “dell’io performativo”. Gli individui assumono modelli di identità predeterminati e impostati sul gradimento. Quindi, non si può certo negare che a livello umano è cambiata la percezione dell’essere e che a contare è soprattutto l’apparire.

Gli algoritmi regolano la vita delle persone e modificano le strutture sociali. Il portale tgcom24.mediaset.it riporta i dati resi noti durante la trasmissione “Mattino Cinque News”, in onda su canale 5, ovvero le percentuali di “ritocchini” tra i ragazzi.

Il 73% di giovanissimi ha già fatto un “ritocchino”. Adolescenti che a 14 anni, per assomigliare ai loro Influencer preferiti, decidono di fare ricorso alla chirurgia estetica.

Il servizio televisivo ha spiegato quanto una buona parte di adolescenti sia in grado di utilizzare i kit fai da te, acquistati a poco prezzo online. “Dal botox, acquistabile con 60 euro, alle penne usa e getta e alle fialette di acido ialuronico, che si imparano a manovrare grazie ai tutorial sul web. Con più che probabili conseguenze negative per la salute”.

Purtroppo, per correggere gli errori bisogna recarsi dal chirurgo estetico e i genitori sono costretti ad accompagnare i figli e a pagare le spese.

La giornalista Fabiana Cofini, ha scritto un articolo, pubblicato su RaiNews, che restituisce i dati dell’indagine condotta dall’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP, cyberbullismo) in collaborazione con Skuola.net, portale di informazione dedicato agli studenti, su un campione di 1.668 giovani tra i 9 e i 19 anni. Il report sottolinea che: “Il 75% dei giovani mette a confronto il proprio corpo “con quello degli influencer o di altre persone che seguono con regolarità: tra questi, ben il 46% ha ammesso che il confronto ha influito sull’immagine di sé ed è stato motivo di una variazione nel proprio comportamento alimentare”.

Un articolo scritto da Marta Mongiorgi, pubblicato su agendadigitale.eu, chiarisce come i filtri, presenti sui dispositivi mobili e sui social, hanno cambiato il valore della bellezza. “I “filtri di bellezza” contribuiscono ad alimentare l’idea che non sia accettabile mostrarsi imperfetti e quindi per come, in verità, si è”.

Ma non solo, perché a rivoluzionare tutto ci ha pensato anche il “selfie” visto che “si è lentamente trasformato in un nuovo parametro di valutazione del nostro aspetto”. Di fatto, cerchiamo di uniformarci a canoni estetici che non ci appartengono. E ancora: “Uno dei disagi in forte incremento, dovuto a queste dinamiche è la Snapchat dysmorphia. […] Circa il 2,5 della popolazione mondiale è affetta da questa patologia, e soltanto in Italia circa 500.000 persone ne soffrono, in particolare i giovani. Sensazione soggettiva di deformità o di difetto fisico, per la quale il paziente ritiene di essere notato dagli altri, nonostante il suo aspetto rientri nei limiti della norma”, ha chiarito il dott. Enrico Morselli, medico e psichiatra italiano.

Il desiderio della ricerca della perfezione può generare delle conseguenze molto gravi. Il bisogno di essere accettati si traduce in insoddisfazione e tristezza per tutte quelle persone che ricevono feedback negativi. I numeri dimostrano come violenza e cyberbullismo non siano più marginali, ma prassi comportamentale e questo è inaccettabile.

Come se non bastasse è cresciuto il fenomeno del body shaming. Le vittime, molto spesso, non riescono a denunciare e soffrono in silenzio. Le violenze dei bulli e degli odiatori seriali uccidono e a testimoniarlo sono i gesti estremi di tanti preadolescenti e adolescenti.

Di questo e molto altro ho parlato domenica 10 dicembre a Milazzo nel corso di una conferenza che ho tenuto sul tema “Comunicare la bellezza: valori e disvalori nella nostra vita onlife” che ho tenuto presso il Lantana Health Center di Milazzo. Tante le persone presenti per l’evento di apertura del biennio 23-25 della FIDAPA di Merì Valle del Mela. Ha coordinato la past presidente professoressa Katia Trifirò, e ha introdotto e concluso la nuova Presidente dottoressa Antonella Cavallaro. Delle attività del nuovo anno sociale ha parlato la dottoressa Nadia Maio. Un riuscitissimo evento dedicato al benessere e che è servito per riflettere su un tema davvero importante.

Dobbiamo invertire la tendenza e aiutare i giovani a comprendere l’importanza del proprio corpo e della propria vita. Non possiamo far passare tutto ciò che ci riguarda attraverso le piattaforme virtuali, capovolgendo la loro finalità: dobbiamo essere noi a usare il mezzo e non il contrario. Riscopriamo il concetto di bellezza ed educhiamo i giovani, perché non diventino consumatori e prodotti di consumo per gli altri.

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