“L’ora di religione – Il sorriso di mia madre”, un film quasi tutto girato in interni claustrofobici

Articolo di Gordiano Lupi

Marco Bellocchio gira L’ora di religione – Il sorriso di mia madre con protagonista Sergio Castellitto – attore che sarà con lui anche nel successivo Il regista di matrimoni (2006) – per mettere in scena la storia di una famiglia decaduta che cerca la riabilitazione grazie a una santificazione materna. Ernesto Picciafuoco (Castellitto) è un pittore di favole per bambini, il solo in famiglia a non sapere del tentativo in atto per canonizzare la madre e successivamente farla santa. Quando i parenti glielo dicono è troppo tardi per fare qualcosa, anche se il pittore – ateo e materialista – tenta con ogni mezzo per fuggire dall’ipocrisia familiare, ma non ci riesce. Un film quasi tutto girato in interni claustrofobici, ricco di verbosi dialoghi, dal montaggio compassato e una discreta fotografia romana; alcuni intellettualismi di troppo rallentano la comprensione del narrato e una certa lungaggine di sceneggiatura non rende l’opera del tutto risolta. Bellocchio critica i miracoli e le procedure di santificazione, stigmatizza chi si presta a recitare la parte del miracolato (Schicchi) e il mercato del divino, mettendosi dalla parte del non credente che non accetta le decisioni familiari. Tra le parti migliori del film l’incontro con la presunta insegnante di religione (il protagonista incolpa di tutto l’ora di religione, perché il figlio pare cambiato), la bella Chiara Conti, che recita una stupenda poesia di Tarkovskij (Eppure questo non basta) e finisce per affascinare il pittore. Una pellicola presentata a Cannes dove non ha convinto più di tanto (menzione di merito), ma che ha fruttato un David di Donatello a Piera Degli Esposti, ottima attrice non protagonista, e un Nastro d’argento al regista per il miglior film. Tra tutti gli interpreti, a mio modesto parere, spicca un Sergio Castellitto in gran forma, capace di conferire spessore a un personaggio complesso, nell’economia di un’opera non facile da digerire. Nel cast anche due zie di Bellocchio, nei panni delle zie del protagonista, oltre a Toni Bertorelli impegnato in un ridicolo duello con il pittore che resta inconcluso. Non è il miglior lavoro di Bellocchio, intrappolato in una storia troppo a progetto e poco cinematografica, ma se volete vederlo lo trovate su RaiPlay.

Regia: Marco Bellocchio. Soggetto e Sceneggiatura: Marco Bellocchio. Fotografia: Pasquale Mari. Montaggio: Francesca Calvelli. Distribuzione (Italia): Istituto Luce. Musiche: Riccardo Giagni. Scenografie: Paola Riviello, Marco Dentici. Costumi: Sergio Ballo. Produttori: Marco Bellocchio, Sergio Pelone. Casa di Produzione: Rai Cinema. Genere: Drammatico. Durata: 103’. Interpreti: Sergio Castellitto (Ernesto Picciafuoco), Jacqueline Lustig (Irene Picciafuoco), Chiara Conti (Diana Sereni), Gigio Alberti (Ettore Picciafuoco), Alberto Mondini (Leonardo Piacciafuoco), Gianfelice Imparato (Erminio Picciafuoco), Gianni Schicchi (Filippo Argenti), Maurizio Donadoni (cardinal Piumini), Donato Placido (Egidio Picciafuoco), Renzo Rossi (Baldracchi), Pietro De Silva (Curzio Sandali), Bruno Cariello (don Pugni), Piera Degli Esposti (zia Maria), Toni Bertorelli (conte Ludovico Bulla), MNaria Luisa Bellocchio (zia di Ernesto), Letizia Bellocchio (zia di Ernesto)Valentina Karakhanian (se stessa).

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