Il 31 maggio 2025, presso il Palazzo dei Congressi di Roma, si è tenuto il congresso nazionale dei giovani di Forza Italia, il primo partito necrocratico nella storia del nostro paese, professante l’ideologia immortale del leader eterno Kim Il Silvio.
Tra le tante eminenze che si sono alternate sul palco, vedasi tra gli altri Paolo Del Debbio, Maurizio Gasparri e Letizia Moratti, non potevano mancare Giuseppe Cruciani, conduttore del cult radiofonico La Zanzara, e Fedez, accompagnato come sempre dal suo ego.
Per una mezz’oretta scarsa, infatti, l’agitatore di salami (in tutti i sensi) e il fu rapper hanno parlato di Fedez, delle difficoltà di Fedez, dei pregi e difetti di Fedez e della salute di Fedez. D’altronde, è buon costume trattare i temi preferiti dall’ospite.
Il cantante milanese ha aperto anche un’interessante parentesi sulla questione salute mentale, spesso ignorata in questo paese, e di riflesso sul ruolo che figure di grande popolarità possono giocare nel far arrivare certe tematiche all’attenzione del pubblico generalista. Tutto questo sotto lo sguardo attento di Stefano Benigni, il quale affronta con caparbietà il ruolo di abat jour.
Se Fedez è stato abile nel porre l’accento sulla posizione di una sinistra che rifiuta il confronto, che per quanto sia facile attaccarla in quel contesto è una cosa con cui prima o poi le forze rosa dovranno fare i conti, è stato tuttavia furbo nell’accaparrarsi le simpatie del pubblico con qualche frecciatina al sindaco di Milano, Beppe Sala, e a Marco Travaglio, reo di aver avuto poco tatto nei confronti di una persona defunta con la pubblicazione de Il Santo, una delle ultime fatiche letterarie del giornalista torinese, e con le scelte pubblicitarie annesse. Secondo questa visione curiosa delle cose, nei giorni successivi alla scomparsa del Cavaliere, il direttore de Il Fatto Quotidiano avrebbe dovuto scegliere tra il ricordare Berlusconi per quello che non era, ossia un uomo che ha agito con grande moralità e interessato alle questioni del paese, oppure il tacere mentre l’Italia decideva di dimenticare un ventennio di ambiguità legate a storie di mafia, compravendita di senatori, malapolitica, escort e chi più ne ha più ne metta.
Benigni, la lampada, ha anche sottolineato come il presidente eterno abbia sempre sostenuto l’importanza del confronto e del dibattito con chi la pensasse diversamente. Non abbiamo fonti certe, ma pare che Daniele Luttazzi stia ancora ridendo per questa battuta. Hanno anche citato Michele Santoro senza fare una piega, chapeau per il coraggio.
Quello che effettivamente traspare durante l’intera durata dell’intervista, non è tanto l’abilità di Cruciani nel riuscire a vendersi come un eversivo dicendo sempre ciò che fa comodo, ma piuttosto quella di Fedez nel rivendere la propria immagine rinnovata a seconda delle circostanze: da rapper dei centri sociali a coso dipinto, da supporter pentastellato a frequentatore non tesserato del centrodestra, da marito di Chiara Ferragni e papà d’Italia a frequentatore di capi ultras pregiudicati e bad boy con crisi di mezza età anticipata.
Ma, d’altronde, si sa che la gente ha la memoria corta e la lingua lunga (cit.).
Da Pyongyang è tutto, linea allo studio.