La vita da grandi parte dal libro Mia sorella mi rompe le balle di Damiano e Margherita Tercon, che mettono su carta la loro storia, ma si evolve in un racconto universale su autismo e possibilità di fare una vita normale, senza troppe costrizioni, cercando di crescere in autonomia con l’aiuto della famiglia e degli amici. Irene (De Angelis) vive a Roma con il fidanzato (Pantaleo), lavora per un’azienda che produce pannelli solari (ma avrebbe voluto fare la comica) e progetta di mettere su casa, ma un giorno viene chiamata a Rimini (sua città natale) dai genitori (Hendel e Monti) per occuparsi del fratello Omar (Tuci), affetto da una leggera forma di autismo, dato che la madre deve fare alcuni esami medici. Il rapporto tra Irene e Omar parte in salita, quindi si sviluppa tra reciproco affetto e grande fiducia, secondo le linee guida tracciate dalla sorella che cerca di far crescere il fratello e di renderlo indipendente. Omar vorrebbe partecipare a un talent per diventare un rapper autistico famoso, Irene lo aiuta – dopo tante incertezze – a far avverare il sogno, proprio quello che lei ha messo da parte per condurre una vita adulta. Il film è una commedia che si articola tra momenti di puro cinema sentimentale, tra il lungomare di Rimini e incursioni nella caotica vita di Roma, mettendo in luce senza soluzione di continuità delusioni e sconfitte, momenti complicati e disillusioni. I personaggi sono molto ben scritti da Greta Scarano – che collabora con Assirelli e Madia – al punto che tutti risultano credibili, soprattutto Irene e Omar, sempre in primo piano per condurre il film lungo il percorso indicato dalla regista. Lo spettatore si affeziona alle loro esistenze, parteggia e si compiace, resta deluso e soffre, persino si commuove, avvalorando la necessità di un film scritto con il cuore e sorretto da una sentita esigenza. Il critico esigente perdona anche le poche cadute nel television-movie, come il finale girato nel talent di successo (con la giuria composta da Lundini, Maionchi, Ozpetek…), e la convenzionalità del personaggio paterno, interpretato da uno sprecato (visto il ruolo) Paolo Hendel. La vita da grandi funziona a livello di sceneggiatura, possiede un ritmo conferito dal montaggio consequenziale di Valeria Sapienza (96 minuti di pellicola) che lascia il campo a pochi flashback e a ben dosate parti oniriche, gode della fotografia luminosa di Valerio Azzali e delle musiche fresche di Giuseppe Minerva. La canzone che resta in tesa al termine della visione è la surreale Ci vuole orecchio di Enzo Jannacci, memoria dell’infanzia di Irene e Omar, impegnati a cantarla nella prova durante il talent televisivo. Matilda De Angelis è bravissima, sa interpretare ogni ruolo, come ha dimostrato in Fuori di Martone, qui alterna delusione e sconforto a momenti di esaltazione e felicità senza batter ciglio. Alla fine è lei che tratteggia la morale del film, il fatto che a diventare adulti s’impari vivendo insieme vale per tutti, non solo per un ragazzo autistico. Yuri Tuci è un attore pratese al primo film, la sua biografica indica una diagnosi di “autismo ad alto funzionamento” dall’età di 18 anni, ma è capace di coltivare interessi e passioni, quindi di vivere una vita senza restrizioni, per questo conferisce credibilità al personaggio. Sono bravi anche gli attori dei ruoli minori, dalla madre interpretata da un’espressiva Maria Amelia Monti per finire con lo scettico fidanzato Adriano Pantaleo, avvocato meridionale tifoso della Salernitana, passando per le comiche Ariella Reggio (zia Marilù) e Gloria Coco (nonna Cleta). Primo lungometraggio di Greta Scarano (la conoscevamo come attrice), regista capace di comporre un valido quadro familiare, sceneggiando a dovere un film ambientato in una provincia marina dipinta con i colori dell’autunno. Film presentato in anteprima al Bari International Film Festival, distribuito il 3 aprile 2025, il giorno successivo alla Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo. In Maremma si è visto al Piccolo Cineclub di Follonica, al Cinema Metropolitan di Piombino e al Teatro Verdi di San Vincenzo, realtà benemerite che curano il cinema d’autore. Non lo perdete quando passerà sulle piattaforme, vista la produzione Rai e Netflix non sarà difficile vederlo sul piccolo schermo. Da parte mia non me lo sarei perso al cinema per nessun motivo, in una sala buia e su schermo panoramico. Ma de gustibus…
Regia: Greta Scarano. Soggetto: liberamente tratto da Mia sorella mi rompe le balle di Damiano e Margherita Tercon. Sceneggiatura: Sofia Assirelli, Chiara Barzini, Tieta Madia, Greta Scarano (consulenza degli autori del libro). Fotografia: Valerio Azzali. Montaggio: Valeria Sapienza. Musiche: Giuseppe Tranquillino Minerva. Scenografia: Andrea Castorina. Costumi: Grazia Materia. Produttori: Matteo Rovere, Margherita Murolo, Andrea Paris. Produttore Esecutivo: Paolo Lucarini. Case di Produzione: Groenlandia, Halong, Rai Cinema, Netflix. Distribuzione (Italia): 01 Distribution. Lingua Originale: Italiano. Paese di Produzione: Italia, 2025. Durata: 96’. Genere: Commedia. Interpreti: Matilda De Angelis (Irene Nanni), Yuri Tuci (Omar Nanni), Maria Amelia Monti (Piera), Paolo Hendel (Walter), Adriano Pantaleo (Ugo), Christian Ginepro (Ludovico), Ariella Reggio (zia Marilù), Gloria Coco (nonna Cleta), Alessandro Cantalini (Marco), Ludovico Zucconi (Tancredi), Tom Karumathy (Artrit), Sara Setti (Sara Ravaglioli), Lorenzo Gioielli (agente immobiliare).