“L’ultima casa a sinistra”, un film di puro genere, la visione è consigliata agli amanti del cinema dell’orrore

Articolo di Gordiano Lupi

Fare un remake di un capolavoro è la cosa più inutile che ci sia, serve solo a scopi economici, quando poi quel capolavoro è un film come L’ultima casa a sinistra, girato nel 1972 da Wes Craven, ancora attuale e disturbante a distanza di molti anni, non se ne comprende proprio il motivo. Tra l’altro il lavoro di Denis Iliadis (regista sconosciuto) nasce con la benedizione di Craven, produttore della pellicola insieme a Sean Cunningham. Film di stupro e vendetta, come ormai ben sappiamo, di provenienza alta, perché il capostipite del genere è La fontana della vergine (1960) di Ingmar Bergman e la storia raccontata in tutte le pellicole derivative è sempre la stessa. Abbiamo una violenza carnale e un barbaro omicidio, quindi una vendetta da parte della famiglia della vittima che avviene grazie a circostanze abbastanza casuali. L’ultima casa a sinistra, sia nel film del 1972 che nel remake del 2009, è la casa nel bosco dei genitori di una delle ragazze violentate, dove i criminali si trovano a chiedere asilo per la notte. Sono molte le differenze tra il capolavoro del 1972 (primo film di Craven) e questo piccolo film, la più importante è che una delle ragazze non muore ma riesce a raggiungere la casa dei genitori, pur gravemente ferita. Inoltre viene inserita la figura di un figlio incolpevole (come nel film di Bergman), in questo caso presentato come una vera e propria vittima di un padre assassino, che aiuta la famiglia a praticare la vendetta. L’ultima casa a sinistra in Italia non arriva neppure al cinema, per il timore che sia proibito ai minori di anni 18, ma esce subito nel circuito Home Video, suscitando poco scalpore e modesto interesse, nonostante un premio vinto al Festival del cinema fantastico di Bruxelles. Il film di Bergman del 1960 presentava temi importanti, voleva mostrare la reazione di una famiglia borghese di fronte a uno scempio atroce come la violenza carnale e l’uccisione di una figlia. Il film di Craven del 1972 attualizzava il messaggio ai tempi moderni e cercava di raccontare la nostra società con gli strumenti del cinema dell’orrore, pur guadagnandosi da parte di alcuni critici la definizione di film violento fine a se stesso. Il film di Iliadis, invece, non dice niente di nuovo, pare avere come unico scopo l’esibizione della violenza, risultando meno incisivo di tanti film del passato (anche italiani) come Arancia meccanica, L’ultimo treno della notte, La casa sperduta nel parco e Autostop rosso sangue (l’elenco non è esaustivo). Ricordiamo molte sequenze efferate e una scena di stupro, esibita a lungo, in mezzo al bosco, oltre a riprese concitate con la macchina a mano e inquietanti soggettive. Il regista non conosce bene i meccanismi della suspense perché diluisce il finale in maniera eccessiva, insistendo troppo su determinati particolari e inserendo troppi dialoghi inutili. La sceneggiatura abbastanza irrisolta è la maggior responsabile dei molti difetti di un film che presenta una fotografia televisiva e un montaggio compassato. L’ultima casa a sinistra è un film di puro genere, la visione è consigliata agli amanti del cinema dell’orrore più viscerale, a nostro parere resta valido il consiglio di ricercare la pellicola originale.

Regia: Dennis Iliadis. Soggetto: Wes Craven. Sceneggiatura: Adam Alleca, Carl Ellsworth. Fotografia: Sharone Meir. Montaggio: Peter McNulty. Musiche: John Murphy. Produttori: Wes Craven, Sean S. Cunningham, Marianne Maddalena. Casa di Produzione: Midnight Entertainment. Distribuzione (Italia): Universal Pictures. Titolo Originale: The Last House on the Left. Lingua Originale: Inglese. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, 2009. Durata: 110’. Genere: Horror, Thriller. Interpreti: Sara Paxton (Mari Collingwood), Monica Potter (Emma Collingwood), Garret Dillahunt (Krug Stillo), Tony Goldwyn (John Collingwood), Spencer Treat Clark (Justin Stillo), Riki Lindhone (Sadie), Aaron Paul (Francis “Frank” Stillo), Martha MacIsaac (Paige).

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