Quel gran genio del mio amico Angelo Barraco che ha scritto il libro “La Boschetta”

Articolo di Francesco Pira

Edito da Bertoni, non è soltanto un’opera che racconta uno dei capitoli più oscuri della cronaca italiana: è un atto di restituzione. Di ricordo, di voce, di giustizia simbolica. È un grido narrativo e civile che si muove tra rigore documentale e profonda partecipazione emotiva. L’autore sceglie di ripercorrere la tragica vicenda del Mostro di Firenze partendo da Pia Rontini e Claudio Stefanacci, una coppia di fidanzati colpita da una follia ancora oggi priva di un volto definitivo

Chi mi conosce sa che non scrivo mai recensioni di libri che non mi piacciono. Ma scrivere la recensione di un libro di un mio amico sul magazine che lui dirige è quasi un’impresa titanica. Ma vi assicuro che quello che leggerete nelle prossime righe è quello che penso. Le parole si sono trovate e messe in riga quasi da sole dopo la lettura del libro. E allora buona lettura e mi direte alla fine cosa ne pensate.

Ci sono storie che ci abitano dentro, anche se non le abbiamo vissute in prima persona. Narrazioni che, come ferite collettive, segnano una generazione, una città, un intero Paese. “La Boschetta. Storia vera di un duplice omicidio” di Angelo Barraco, edito da Bertoni, non è soltanto un’opera che racconta uno dei capitoli più oscuri della cronaca italiana: è un atto di restituzione. Di ricordo, di voce, di giustizia simbolica. È un grido narrativo e civile che si muove tra rigore documentale e profonda partecipazione emotiva. Barraco sceglie di ripercorrere la tragica vicenda del Mostro di Firenze partendo da Pia Rontini e Claudio Stefanacci, una coppia di fidanzati colpita da una follia ancora oggi priva di un volto definitivo. Ma lo fa con una penna sensibile, capace di restituire dignità a ciò che la cronaca ha spesso spogliato di umanità: il sentimento infranto, le esistenze interrotte, il dolore dei sopravvissuti.

La narrazione di La Boschetta si apre in un’atmosfera sospesa, quasi cinematografica: fari che si accendono e si spengono nella notte, un silenzio irreale, e quella fragilità del vivere che si spezza proprio nel momento in cui si cerca di amare. La scelta dell’autore è chiara: non è il Mostro il protagonista del resoconto, ma le sue vittime. Pia e Claudio sono i volti, i nomi, i sogni svaniti di due giovani che desideravano semplicemente vivere il loro amore.

Attraverso una scrittura evocativa e intensa, Barraco ricostruisce quel clima asfissiante degli anni ’80 fiorentini, quando l’ombra del Mostro si allungava sulle campagne toscane come una minaccia costante. La città, che per antonomasia rappresenta arte, bellezza e cultura, diventa invece scenario di inquietudine e repressione emotiva. “A Firenze non si poteva amare. A Firenze era vietato amare”, scrive l’autore, centrando con efficacia la natura più subdola di quel terrore: la criminalizzazione dei sentimenti e della libertà affettiva.

Il libro si sviluppa su due binari narrativi: da un lato il racconto quasi intimista della sera dell’omicidio, delle sensazioni, dei pensieri immaginati ma verosimili di Pia e Claudio; dall’altro, la seconda parte, più analitica, ricostruisce l’indagine, i processi, i depistaggi, i punti oscuri. Una doppia anima, dunque, che si bilancia perfettamente tra pathos e razionalità. E in questo equilibrio risiede la potenza dell’opera.

Questo testo va oltre la cronaca nera: diventa documento sociale, riflesso di un’epoca e insieme grido di commemorazione. Il suo valore morale risiede nella capacità di dare voce

a chi è stato ridotto al mutismo – non solo dalle armi, ma anche dal tempo e dall’indifferenza. La Boschetta rappresenta infatti un esempio di rappresentazione che non si limita al fatto di cronaca, ma scava nel tessuto sociale dell’epoca. Restituisce uno spaccato d’Italia in cui la paura del “mostro” non era soltanto timore del crimine, ma diffidenza generalizzata dell’altro, dell’intimità, della libertà.

Da questo volume emerge con forza l’importanza di comprendere come la memoria collettiva di un evento traumatico venga costruita e mantenuta con il passare degli anni, alimentata sia dalla voce dei media che dalle testimonianze di chi ha vissuto la perdita.

Come sostiene il sociologo Maurice Halbwachs, la memoria è sempre un fenomeno comune, che si struttura all’interno di gruppi sociali capaci di dare senso e valore agli eventi, trasformandoli in parte integrante del patrimonio culturale e identitario.

Il testo ci mostra con chiarezza come, in quel contesto, la costruzione mediatica del pericolo abbia trasformato la sessualità e il sentimento giovanile in comportamenti da reprimere, da occultare, da temere. I manifesti “Occhio ragazzi” diventano strumenti di un controllo sociale più profondo, in cui lo Stato e gli organi di informazione si uniscono per diffondere non solo allerta, ma ansia e sospetto. Il privato viene colonizzato dal pubblico. L’automobile, che rappresenta la libertà adolescenziale, si muta in una trappola mortale.

Allo stesso tempo, Barraco evidenzia un’altra grande assenza: quella delle istituzioni. Le lacune dell’indagine, le condanne senza prove certe, la morte sospetta di Pietro Pacciani, le verità parziali e contraddittorie, pongono interrogativi ancora oggi irrisolti. Ed è proprio questo il cuore pulsante della narrazione: la verità negata. Un lutto che non trova pace, una giustizia incompiuta, un dolore che si alimenta del silenzio istituzionale.

Il lavoro di Barraco riflette così l’urgenza di preservare questa rievocazione viva, che rischia altrimenti di essere offuscata dall’oblio o manipolata da versioni ufficiali incomplete o parziali. In questo senso, La Boschetta si configura non solo come uno straordinario approfondimento giornalistico, ma anche come strumento di resistenza contro il mutismo imposto dal potere e dall’indifferenza sociale.

Le parole dell’autore diventano così anche una riflessione sul rapporto tra verità e potere, tra vittime e ricordo, tra equità e giustizialismo. Il caso del Mostro di Firenze, a distanza di decenni, rimane una ferita aperta nella società italiana.

Inoltre, l’analisi sulla vulnerabilità condivisa, come suggerito dalla filosofa Judith Butler, ci invita a riconoscere l’umanità delle persone coinvolte e la necessità di una risposta pubblica che renda equità non solo nei termini giudiziari, ma anche attraverso la costruzione di una coscienza sociale consapevole e partecipata.

La Boschetta non è soltanto un libro da leggere. È un’opera da attraversare con rispetto, con ascolto, con consapevolezza. Angelo Barraco ha costruito un lavoro che emoziona, coinvolge e fa ragionare, unendo precisione giornalistica e profondità narrativa. Non cerca il sensazionalismo, ma l’autenticità. E dove la verità manca, tenta di far parlare chi è stato troppo spesso ridotto a cifra.

“Questa avrebbe potuto essere una storia d’affetto a lieto fine”, scrive l’autore nella struggente chiusura. Ma non lo è stata. E non lo sarà mai. Perché il Mostro ha colpito nel cuore della vita, togliendo voce a due giovani che volevano soltanto amarsi.

Ma attraverso questo testo, Pia, Claudio e il loro sentimento interrotto trovano finalmente lo spazio che meritano: al centro del racconto, della commemorazione, della sensibilità comune.

Un libro necessario scritto, come avrebbe cantato Lucio Battisti da “quel gran genio del mio amico” (Si Viaggiare). E’ un atto di giustizia. Una testimonianza che resiste.

L’AUTORE

Angelo Barraco, classe 1989, è un giornalista originario di Marsala, in provincia di Trapani, nel cuore della Sicilia. Spirito curioso e sguardo attento ai dettagli, nel corso degli anni ha collaborato con numerose testate giornalistiche — locali, nazionali e internazionali — sia su carta stampata che in formato digitale.

La sua penna si è distinta per la versatilità: ha scritto di politica, attualità, economia, cronaca nera, territorio, cultura, recensioni letterarie e musica, dimostrando una sensibilità narrativa capace di attraversare i temi più complessi. Ha inoltre realizzato interviste a importanti protagonisti della scena culturale e sociale contemporanea, figure che hanno lasciato un segno profondo nella storia recente. Dirige con passione e con stile il magazine Il Salto della Quaglia dove da tempo collaboro.

Tra le sue pubblicazioni si annoverano: Caos (Bertoni, 2021), Buio (Bertoni, 2023) e Fuga dall’Est (Eretica, 2023), opere che testimoniano un impegno costante nella narrazione delle sfumature più inquietanti e vere della realtà.

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