Alessandro Magno, valoroso re condottiero innamorato del generale Efestione

Articolo di Armando Giardinetto

Ai tempi in cui si muovevano le gesta di Alessandro il Grande la bisessualità maschile era permessa dalla legge. Essa, infatti, non era mal giudicata; non era, insomma, espressione di deviazione sessuale; era piuttosto considerata come possibile scelta nella vita di un maschio adulto libero e nobile. La regola da rispettare nel rapporto sessuale, come poi sarà per l’antica Roma, era mantenere il ruolo dominante, quindi attivo per il maschio nobile, e non passivo, riservato invece al maschio di classe sociale inferiore o comunque agli adolescenti. Per cui l’erastès era l’amante (attivo), mentre l’eromenos era l’amato (passivo). Tuttavia non sempre le relazioni tra maschi si basavano solo sul sesso, infatti a volte vi era un vero e proprio sentimento tra due appartenenti allo stesso status sociale o, più raramente, a uno status sociale diverso. In questo contesto persiste uno degli amori omosessuali più famosi ed emozionanti dell’antichità classica, quello tra Alessandro Magno e il generale Efestione. Su questa relazione il cinema ci ha regalato delle scene e dei dialoghi di straordinaria bellezza: “Sei tutto quello a cui tengo e, per il dolce respiro di Afrodite, sono geloso di perderti a causa di questo mondo che desideri così fortemente” dice Efestione al suo ambizioso Alessandro nel film “Alexander” (2004) di Oliver Stone.

Oggi esistono moltissime biografie di Alessandro Magno che possono essere prese in considerazione da chiunque voglia approfondire questa figura di alto valore storico. Alcune di esse – le prime fonti biografiche – sono state scritte da persone che avevano avuto la fortuna di conoscerlo: lo storico di corte Callistene; l’architetto Aristobulo; il critico Clitarco e il generale greco Tolomeo Sotère che diventerà faraone più tardi con il nome di Tolomeo I. Oltre a queste prime pagine della vita del Grande, degne di nota sono le biografie alessandrine scritte dallo storico Arriano; Curzio Rufo e Plutarco di Cheronea. Comunque in tutte queste biografie non sempre gli elementi intorno alla vita del suddetto condottiero coincidono, ma tante cose si assomigliano moltissimo. Per esempio da tutte si può chiaramente evincere una descrizione fisica-caratteriale di Alessandro: basso di statura, tozzo, glabro, non bello, con un occhio di colore chiaro e l’altro di colore scuro; capelli ispidi tinti di biondo a dispetto del suo colore originale che era il rosso. Caratterialmente, invece, Alessandro era certamente diplomatico, impulsivo, ambizioso, coraggioso, superbo, carismatico, sognatore, forte, intuitivo, furbo e molto molto vanitoso, infatti usava mettere sempre profumi e creme sulla sua pelle e gli piaceva vestire con una corazza di lino a più strati – la linothorax – anche quando andava in battaglia. Da piccolo aveva avuto Aristotele come precettore che gli insegnò, tra altre cose, la medicina, il greco e le scienze della terra e, sempre sotto la sua guida, lesse e studiò l’Iliade di Omero: “A mio padre devo la vita; al mio maestro una vita che vale la pena essere vissuta”. Secondo alcune fonti, fortemente in contrasto con altre, pare che fosse alcolizzato di vino, ma che ebbe, allo stesso tempo, un grande controllo sui piaceri della carne.

Alessandro nacque in Macedonia, a Pella, il 21 luglio – o forse il 20 – del 356 a. C. Suo padre era il re Filippo II e sua madre la principessa Olimpiade che a sua volta discendeva da Achille. Il fatto che Olimpiade discendesse da un dio fece in modo che Alessandro credette tutta la vita di essere un semidio, nonostante si accorgesse spesso della sua fragile umanità quando, per esempio, ferendosi in battaglia, diceva: “Vedete? È sangue umano! Umano! Non divino!”.

Ad ogni modo crebbe così forte che a 16 anni si trovò a combattere per difendere la capitale del regno, distinguendosi per forza e furbizia. Diventato adulto, il rapporto con suo padre iniziò ad inclinarsi poiché quest’ultimo prese in moglie un’altra donna che gli diede altri figli, tutti possibili ostacoli alla sua ascesa al trono. Quando re Filippo fu assassinato, molti gli diedero la colpa, ma venne ugualmente proclamato re legittimo di Macedonia. Aveva solo vent’anni. Da quel momento in poi Alessandro registrò una serie di successi, tra cui la presa dell’Egitto dove si fece nominare faraone e dove fondò la città di Alessandria nel 332 a. C. Tuttavia non visse una vita facile in termini di regno poiché più volte dovette fronteggiare alcuni importanti tradimenti e congiure contro di lui. Si fidava cecamente del suo cavallo Bucefalo, con il quale ebbe un legame prezioso e indissolubile, infatti, quando l’animale morì nella battaglia dell’Idaspe (326 a.C.), fece costruire una città in suo onore chiamata Bucefala, l’odierna Jehlum, in Pakistan. Alessandro si sposò tre volte ed ebbe due figli, tuttavia il suo amore più grande fu un uomo, un suo amico, uno dei suoi generali, Efestione. A differenza del Conquistatore, Efestione era di una bellezza sublime, i due furono così innamorati che Aristotele definì la loro amicizia “una sola anima dimorante in due corpi”. Quando nel 324 a. C. Efestione improvvisamente morì, forse di tifo, nell’attuale Iran, Alessandro fu terribilmente scosso, cadde in una profonda depressione che lo gettò letteralmente a terra dove pianse per molti giorni senza mangiare né bere. Addolorato e disperato, decise di iniziare sei mesi di lutto e in questo periodo, in segno di profonda devozione per il defunto, si tagliò i capelli; fece tagliare le criniere e le code a tutti i cavalli; proibì la musica e le feste; eresse statue in memoria del defunto e ordinò vari terribili sacrifici. Ai funerali del generale, presso Babilonia, l’inconsolabile Alessandro volle guidare personalmente il carro funebre e per il suo amato volle una pira funebre tutta decorata alta 60 metri.

Passato il lunghissimo periodo di lutto, il Macedone si preparò per conquistare l’Arabia, ma si ammalò, infatti una febbre altissima gli costò la vita nel 323 a. C., a Babilonia, quando aveva solo 32 anni. Tuttora non si conoscono le reali cause della morte di uno dei più valorosi militari della storia, si pensa all’avvelenamento, alla malaria, alla pancreatite, al tifo o, secondo alcuni testi, all’alcolismo che avrebbe causato una cirrosi epatica. In “Storie di Alessandro Magno il Macedone”, scritto da Rufo, abbiamo un’altra teoria sulla dipartita del re che sarebbe avvenuta per mezzo di un bagno nelle acque freddissime di un fiume dell’attuale Turchia: “Era… estate… L’acqua limpida del fiume invitò il re, coperto di polvere e sudore, a lavarsi il corpo ancora accalorato; così… s’immerse nel fiume. Non appena entrate, le membra iniziarono ad irrigidirsi con un improvviso brivido, poi il pallore si diffuse, e il calore vitale abbandonò quasi tutto il corpo. I servitori accolgono fra le braccia Alessandro simile ad uno morente, e lo portano privo di conoscenza nella tenda… Tutti… si lamentavano che, dopo tante peripezie e pericoli, il re più famoso di ogni tempo e di ogni ricordo potesse esser loro portato via non già in combattimento, ucciso dal nemico, ma mentre rinfrescava il suo corpo in acqua”. Intono alla morte del Magno esiste un racconto che ha dell’assurdo perché, secondo gli storici antichi, quando il corpo di Alessandro venne esposto per gli onori funebri, esso non mostrò gli effetti del rigor mortis e tutti chiaramente pensarono alla sua natura divina. Fatto sta che, dopo i sei giorni di veglia, il suo corpo fu imbalsamato e mummificato come nella tradizione egiziana per i faraoni. Prima di morire, Alessandro espresse la volontà di essere seppellito nel tempio di Zeus, ma ad oggi non sappiamo dove possa essere il suo sarcofago d’oro massiccio, forse in Egitto – a Saqqara o ad Alessandria – in Macedonia o addirittura in Italia, a Venezia, nella basilica di San Marco sotto mentite spoglie dell’Evangelista stesso. Sul trono gli successe il figlio appena nato: Alessandro IV di Macedonia.

Re di Macedonia; Gran re di Persia e Faraone d’Egitto, Alessandro Magno ebbe sicuramente una vita breve, ma meravigliosa e gloriosa. Con lui e con tutte le sue numerosissime vittorie comincia il cosiddetto periodo ellenistico, o Alessandrinismo, durante il quale vi fu una grossa diffusione della cultura greca in gran parte del mondo allora conosciuto.

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