Nel Dolore riconoscerò il Maestro (270)

Articolo di Bartolomeo Di Giovanni

“Annunziate quanto avverrà nel futuro/e noi riconosceremo che siete dei/ Sì, fate il bene oppure il male/e lo sentiremo e lo vedremo insieme.” (questa traduzione è l’espressione di un concetto che con la lingua originaria non ha nulla a che vedere).

La traduzione corretta è: Proclamate le lettere a ritroso e noi sapremo che voi sarete come dei. (Isaia 41, v23)

“In ebraico suona in questo modo: hagidu ha otiot le achor, ve-neda ki Elohim attem

Proclamate le lettere a ritroso e noi sapremo che voi sarete come dei.

(Isaia 41, v23)

Avraham Abulafia, era particolarmente affezionato al verso di Isaia (41, 23) citato agli inizi. Come in molti casi della Bibbia, il verso è di difficile interpretazione, anche sul piano letterale. Ma Abulafia impara da esso la tecnica del leggere le lettere al contrario, dalla fine agli inizi. Secondo Isaia, una capacità del genere attiverebbe la dimensione divina (Elohim Attem) di coloro che si applicano a tale tecnica meditativa.” (http://www.cabala.org/).

(RA) ר ע

(Khe ‘ev) כ אב

RA: Male

ER: SVEGLIO

Khe’ev: Dolore

Se invertiamo la parola RA, avremo ER che significa sveglio,

Luca Gavazzi, attraverso la sua illuminante lezione ci spiega che la Kabballah, contempla il dolore perché la sua finalità è quella di risvegliarci. L’ atto ripetitivo crea un circolo vizioso e quindi non ci rendiamo conto delle nostre capacità di evolvere, soprattutto quando l’anima non vuole più essere soggiogata dalla logica formale, allora crea quelle situazioni in modo che ci si possa risvegliare.

In ebraico antico i numeri sono il corrispettivo delle lettere, (se ne parlerà in un altro articolo).

Per la Ghematriah la lettera Rash ha valore 200, e Ayin 70, con la permutazione, abbiamo il numero 270, somma delle due singole lettere. A 270 è anche la parola Kezef, che significa IRA, RABBIA,

(ק Quf=100, צ Tzadi =90, ף Ph=80 =270), somma delle tre singole lettere, quindi la parola RA e la Parola Kezef, hanno lo stesso valore numerico, che possiamo tradurre per analogia: “ il dolore potrebbe renderci irascibili, ma cosi la consapevolezza dell’essere umano si consuma.

Se tra la Resh e la Aiyn (ע ר) aggiungiamo la vocale E, la parola diventa

REA che vuol dire Amico, quindi il Dolore come Amico perché ci aiuta al risveglio, lo stesso vale per la parola Dolore (Khe’ev), aggiungiamo una vocale diventa KIAV (Padre) e KIEV che significa rinascere, germoglio.

Quindi le parole Male (RA) e dolore (KHE’EV), contengono al loro interno ulteriori parole, quali : Sveglio, Amico, Padre, Germoglio, Rinascita.

Pertanto è possibile costruire l’idea del significato attraverso queste parole stesse:

  1. “Il dolore, ed il male rappresentano quella persona (Amico.Padre) che ci aiutano nel nostro cammino di evoluzione, ci aiutano a depurarci dalla rabbia, quindi elementi utili ed indispensabili all’elevazione dell’anima e dello spirito”
  2. “Cosi come il germoglio rompe la dura terra, il dolore rompe gli argini creati da un “IO” restio a crescere.”

Ma il verso di Isaia, cosa vuol significare?

Secondo il mio punto di lettura ed interpretazione, accostando le parole di Isaia, al significato delle parole DOLORE-MALE-RABBIA, cui l’uomo ne è sempre coinvolto,è necessario che si dialoghi con queste emozioni dalle quali si tende una via illegittima di fuga. Bisogna porsi nel futuro e ritornare indietro, nel momento dell’inizio del dolore, e allora la percezione cambia, non è più considerata come irragionevole, ma è proprio come l’amico che, avendo vissuto la medesima esperienza, ci spiega con docilità , come si viene tratti dagli inganni di una vita che, pur dinamica, non procede verso l’alto. Quante persone dopo un grande dolore, una esperienza forte, tendono anche a modificare il proprio corpo? Quindi la pedagogia è lontana dalla facilità, è lontana dall’essere accondiscendente, se la nostra vita è distante dalla evoluzione, e Dio, dispensatore dei talenti, vede il figlio che non riesce a far germogliare sé stesso, interviene con forza, con il colpo violento della verga. La lettura “al contrario” presume anche una certa attitudine a vedere, filosoficamente, la dialettica idealista, ma soprattutto la conoscenza della Ghematriah, cui Luca Gavazzi ne è studioso, conoscitore e divulgatore, che attraverso le sue capacità di SINTESI, concede la grande opportunità di attingere al Sapere Elevato.

Meditando sulle parole , Male, Dolore, Sveglio, Rabbia, Amico, Maestro, Germoglio, arriva dal profondo dello spirito la risposta autentica dell’essenza del dolore.

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