“I mostri”, una satira graffiante della società italiana

Articolo di Gordiano Lupi

I mostri (1963) di Dino Risi – con Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman – è una satira graffiante della società italiana condotta su un registro eccessivo e con lampi di comicità surreale. Dino Risi con stile semplice, lineare ed essenziale racconta un’Italia piena di difetti e avara di virtù, immortalando gli anni del boom e confezionando una galleria di mostri prodotta dal sonno della ragione. Alla fine degli anni Settanta nuovo tentativo compiuto da Dino Risi per rivitalizzare la commedia all’italiana a episodi – insieme a Mario Monicelli ed Ettore Scola – con I nuovi mostri (1977). Quattordici brevi episodi sulla meschinità dell’italiano medio, quindici ani dopo il grande successo de I mostri. Attori bravi, ma il film non colpisce nel segno, resta un insieme di brevi parodie con poco spessore. Vera e propria metafora della morte della commedia all’italiana, anche per l’episodio finale (Elogio funebre) interpretato da Alberto Sordi che guida alcuni comici di varietà a improvvisare uno sketch davanti alla bara di un collega. Scopo meritorio per un film modesto: raccogliere fondi per pagare le cure mediche allo sceneggiatore Ugo Guerra, quindi registi, attori e sceneggiatori (Age, Scarpelli, Maccari, Zapponi e Scola) non chiedono compensi. La versione originale del film è una rarità, perché molti episodi sono stati massacrati dalla censura (Pornodiva) e in alcuni casi eliminati (Il sospetto). Tra gli attori: Alberto Sordi, Ornella Muti, Ugo Tognazzi, Gianfranco Barra, Nerina Montagnani, Eros Pagni, Yorgo Voyagis e Vittorio Gassman. Nel 2009 Enrico Oldoini tenta di riproporre la stessa formula a base di brevi episodi per immortalare tipi meschini degli anni Duemila, ma ne vien fuori una cosa persino peggiore intitolata I mostri oggi. Ultimo lavoro del regista e sceneggiatore spezzino, scomparso il 10 maggio del 2023, all’età di 77 anni, autore di un buon numero di commedie, spesso di pura imitazione, come il sequel di Sapore di mare, un paio di Vacanze di Natale e Anni 90. Tra le sue cose migliori Una botta di vita (1988) con Alberto Sordi e Bernard Blier; tra le peggiori La fidanzata di papà (2008) con Massimo Boldi. Negli ultimi anni Oldoini ha fatto di meglio per la televisione, alcune serie di buon successo come La crociera, Incompreso, Don Matteo, Il restauratore … Il suo ultimo lavoro in assoluto è Provaci ancora prof! (2015). Moltissime le sceneggiature, non solo per lavori personali, ma anche per altri registi; tra le migliori Una spina nel cuore (1986) per Lattuada e Il corpo della ragassa (1979) per Festa Campanile (con cui ha lavorato molto). I mostri oggi non è un film da salvare, non è consigliato neppure per una serata estiva nella quale non avete niente di meglio da fare, perché spreca un buon cast per mettere in scena una serie di storie scritte male, sceneggiate peggio, alcune davvero assurde e deliranti. Il solo motivo per vederlo è quello di assistere all’ultima interpretazione del grande Enzo Cannavale, nei panni di un nonno che vuol convincere la nipote a continuare lavorare per mantenere la famiglia, insieme a un padre degenere come Buccirosso, ché il lavoro della figlia è il più antico del mondo e il fidanzato vorrebbe farla smettere (La testa a posto). Questo è uno dei sedici brevi episodi che non lasciano proprio il segno, a partire da Ferro 6 – con una pallina da golf che scatena l’ira di nobili aristocratici piuttosto burini -, per finire con Accogliamoli, storia di immigrati truffati da persone terribili. I protagonisti di molte storie sono Diego Abatantuono – che presta il suo passato a un film modesto, citando a più riprese il personaggio storico del terrunciello – Claudio Bisio, Angela Finocchiaro, Neri Marcorè, Anna Foglietta, Sabrina Ferilli, Giorgio Panariello, Carlo Buccirosso, insomma non proprio gli ultimi arrivati della commedia italiana, ma quel che fa difetto sono le storie da raccontare. Tra le più imbarazzanti Padri e figli, storia d’amore gay scoperta da un padre (Panariello) bacchettone che non vuole avere per il figlio (Giusti) un fidanzato omosessuale (Abatantuono) che vive nello stesso palazzo. Tutto sa di già visto e di improponibile, forse le gag migliori sono da cercare in Terapia d’urto, con lo scambio di battute tra la psicologa Finocchiaro e il paziente Bisio. Non salverei altro, con note più che negative per Il malconcio, che vede Panariello travolto da un pirata della strada (Abatantuono), raccolto da due amanti in calore (Bisio – Ferilli) che non sanno far di meglio che lasciarlo andare via strisciando fuori dal veicolo. Pessima la Ferilli in Cuore di mamma, madre che perde la figlia in un supermercato e che quando arriva Giletti con la televisione si trasforma in una star del piccolo schermo e la figlia diventa il suo ultimo pensiero. La fine del mondo vede quasi tutti i personaggi in scena, frequentare una spiaggia, dove un giornalista chiede opinioni sul buco dell’ozono ma si rende conto che i bagnanti sono felici di poter  andare al mare d’inverno. Il vecchio e il cane vede una famiglia ancora più abietta partire per le vacanze e liberarsi non solo del cane ma anche del nonno. Un po’ meglio Euro più euro meno, con Marcorè e Ferilli, camerieri spiantati che progettano un futuro senza soldi, a base di piccole truffe. Inutile citare tutti gli episodi, la qualità è bassa, siamo di fronte al peggior film scritto e diretto da Oldoini. Tra gli sceneggiatori ricordiamo Franco Ferrini, Giacomo Scarpelli, Silvia Scola e Marco Tiberi. Musiche di Louis Siciliano, montaggio di Mirco Garrone, fotografia di Federico Masiero. Produttori Pio Angeletti, Adriano De Micheli e Maurizio Totti per Colorado Film, Dean Film e Mari Film. Durata eccessiva di 102 minuti, senza mai graffiare, senza colpire nel segno di una vera critica sociale. Da dimenticare.

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