Coscienza della realtà alienante

Articolo di Bartolomeo Di Giovanni

C’è possibilità di ritorno a quella realtà che permetteva agli umani il contatto viso a viso? Forse è impossibile, è come quando hanno inventato la luce di cui non si potrebbe fare a meno, tutti, e tutti significa senza tralasciare un solo uomo, hanno trasferito parte della vita nel mondo digitale, è la realtà che viviamo tutti i giorni. Probabilmente c’è qualche eco di nostalgia, perché l’alienazione ha reso il pensiero conforme agli automatismi della vita. Velocità, stress, ansia da inter-contatto virtuale, sono i marcatori dominatori di un quotidiano sempre più pressante, che ha posto sull’uomo il peso incondizionato di elementi sovrastrutturali disconnessi dallo spirito. La foto rappresenta un uomo e quella parte ombra quale riflesso edulcorato da cui è difficile separarsi e privarsene, ma ci sono ancora occhi che vogliono guardare il sole, che vogliono immortalare quegli istanti di allontanamento dall’agglomerato anonimo che non riesce più a guardare sé stesso se non attraverso uno schermo a cristalli liquidi. L’ombra sul petto è il segno che qualcosa ha scavato i cuori, ma una volontà inconscia stanca della opulenza dell’immediato, pur immortalando momenti con i mezzi contemporanei, ha il desiderio di uno slancio di coscienza è ri-conquistare tutto quel tempo che si spreca, quando si sta con gli occhi bassi sul quel piccolo schermo.

La coscienza cerca di lanciare quei segnali quale richiamo della natura che è parte non scindibile dell’uomo, si è alterato l’utilizzo, si sono alterati i sentimenti, a scapito di quei pochi che ancora hanno fede di potersi guardare negli occhi, di poter stringere le mani. Il linguaggio, soprattutto tra i giovani, è notevolmente cambiato, la grammatica classica non è più utile, non si riesce ad assorbirla, infatti gli errori non sono più considerati tali perché il modo di esprimersi è cambiato. Ironicamente si potrebbe affermare che si è ritornati indietro, all’epoca dei geroglifici, oggi non sono più sulla pietra ma i tasti ci permettono di esprimere un concetto. I geroglifici dei tempi remoti erano la volontà di comunicare attraverso il linguaggio, di lasciare un segno tangibile, adesso è l’assenza della volontà di comunicare con frasi articolate e si ricorre ai simboli che oramai fanno parte dell’espressione giornaliera. Questo cambio linguistico si proietta negli elaborati scritti degli adolescenti che non riescono ad andare oltre una pagina, perché non allenati alle corrette espressioni verbali. Anche i sentimenti, i corteggiamenti, e tutto ciò che è legato alla sfera dei sentimenti appartiene all’era computazionale, quanta gente si conosce sui social? Centinaia, ma non vi è più la curiosità di una reale conoscenza, vuoi la distanza che sembra essere un limite, eppure con poco più di cento euro compriamo un biglietto aereo andata e ritorno per una capitale europea, ci sono i treni ad alta velocità, che hanno accorciato le distanze, ma c’è sempre una scusante, da una parte vera, perché tutto è estremamente veloce soprattutto nel mondo del lavoro, ma dall’altra parte l’idea di instaurare e costruire rapporti sani e duraturi non è più in voga. Insomma siamo nel periodo dove le risposte alle domande sono insufficienti, ed il brivido dell’ignoto ha ceduto il passo al tutto e subito. Un tempo c’era l’attesa che racchiudeva quel pathos che era la manifestazione dell’amore, ed è proprio grazie alla attesa che tutto si costruiva in modo solido. Si contavano i giorni, si era educati ad attendere, oggi, benché l’attesa potrebbe essere relativamente breve, non si conosce la bellezza di saper aspettare, di saper sognare il momento dell’incontro. E per i pochi “esemplari” rimasti, questo ginepraio è motivo di sofferenza, un dolore silente che non ha più aspettative, si è quasi rassegnati ad osservare tale disgregazione, di cui la massa, assottigliata dalle inferenze della voracità, non è ha più coscienza, anzi si reputa libera e fuori da ogni schema, in verità si è diventati schiavi di una idea imposta di libertà. Essere liberi è lo stato sublime dello spirito, ma chi trascorrerebbe una giornata in riva al mare meditando col silenzio e con l’abbraccio della persona amata? … Sarebbe bello poter rivedere queste bellissime scene ormai di lontana memoria…

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