“Come un gatto in tangenziale”, uno dei punti più bassi del cinema italiano

Articolo di Gordiano Lupi

Uno dei punti più bassi del cinema italiano. Riccardo Milani, dopo il successo di pubblico riportato da Mamma o papa?, ripropone la coppia Cortellesi (sua moglie) – Albanese, per una nuova commedia sopra le righe, scritta male e realizzata peggio. Fanno meraviglia le candidature ai David di Donatello (per fortuna non concretizzate in vittorie) per Cortellesi, Albanese e Bergamasco, pure se del terzetto è proprio la non protagonista a cavarsela meglio. Ma un premio lo meritano gli sceneggiatori – addirittura quattro! – per aver scritto una storia improbabile che racconta l’amore adolescenziale tra due ragazzini figli di mondi diversi, modificata in un finale romantico in storia d’amore impossibile tra genitori separati. Se il film fosse una farsa, niente di male, ci può stare tutto, ma siamo di fronte a un prodotto che avrebbe delle ambizioni, vorrebbe raccontare come siamo diventati, parlare di integrazione e periferie cittadine, fare la morale sul predicare bene e razzolare male. Ambizioni che cadono nell’imbarazzo più totale che provoca in uno spettatore consapevole una sceneggiatura irrisolta e retorica, ridondante di luoghi comuni e di penosi dialoghi che vorrebbero dare profondità alla materia. Albanese e Bergamasco sono i genitori ricchi e snob – di sinistra e di mentalità aperta – che fanno vacanze esclusive a Capalbio e non sopportano il caos; lui guarda film armeni con sottotitoli e di mestiere pensa progetti per migliorare la vita, lei coltiva lavanda in Provenza e parla francese, pure se è nata a Roma. Cortellesi è una trucidona che vive a Bastogi – piena periferia depressa -insieme a due grassone cleptomani e un marito violento (Amendola) che a un certo punto torna dalla galera. Assunto improbabile: la figlia di Albanese s’innamora del figlio della Cortellesi, mettendo in contatto due mondi lontani anni luce. Da questo punto di partenza si sviluppa il film, con annessi e connessi di trucidate gratuite (mazzate sul parabrezza, dormite al cinema, tatuaggi cafoni…) e snobismi eccessivi (Capalbio deserto, film armeni, moglie che parla francese…) per arrivare a un finale ancor più improbabile. Fotografia giallo ocra nei notturni e luminosa di giorno, fotocopia di tanti prodotti televisivi contemporanei, musiche buone, soprattutto la sigla finale di Renato Zero, soluzioni di regia e riprese discutibili, compreso un uso smodato del grandangolo. Interpretazioni sopra le righe che si perdono nella sciocchezza di dialoghi e situazioni, con citazione in negativo di una Franca Leosini nella parte di se stessa. La commedia all’italiana è morta, questa è la sola certezza che abbiamo, mentre autori come Milani e Cortellesi- non solo attrice, purtroppo – ne celebrano con inconsapevole leggerezza le tristi esequie. Un television movie che per l’occasione indossa le vesti di un irritante cafon movie.

Regia: Riccardo Milani. Soggetto e Sceneggiatura: Riccardo Milani, Paola Cortellessi, Giulia Calenda, Furio Andreotti. Fotografia: Saverio Guarna. Montaggio: Patrizia Ceresani, Francesco REnda. Musiche: Andrea Guerra. Produttore: Lorenzo Mieli, Mario Gianani. Case di Produzione: Wildside, Sky Cinema. Interpreti: Paola Cortellessi, Antonio Albanese, Sonia Bergamasco, Luca Angeletti, Antonio D’Ausilio, Alice Maselli, Simone de Bianchi, Claudio Amendola, Franca Leosini.

Come un gatto in tangenziale 2 – Ritorno a Coccia di morto (2021) di Riccardo Milani

Se pensavate di aver già visto tutto il peggio che ci riserva il cinema italiano vi siete sbagliati perché Ritorno a Coccia di morto non fa eccezione alla regola che il sequel è sempre peggiore del film originale. In questo caso il cafon movie procede senza alcun rispetto per chi entra in sala e la nostra unica consolazione, questa volta, è aver atteso il passaggio televisivo di una simile sciocchezza su celluloide. Sono passati tre anni e le relazioni tra coppie procedono, sia tra la trucida Cortellesi e il raffinato Albanese che tra i rispettivi figli che si trovano a Londra per motivi diversi. Questa volta Albanese deve togliere dai guai Cortellesi finita in galera per una serie di furti commessi dalle ingombranti gemelle di un’improbabile famiglia. Finisce in farsa con riferimenti religiosi, perché la trucida deve scontare la pena alternativa in parrocchia, dove incontra il bel Luca Argentero nei panni di un prete attivista. Sonia Bergamasco, che ha lasciato Albanese, diventa una fan delle messe e stravede per il giovane parroco, mentre intorno a loro sinistre suore dagli occhi torvi e vecchi preti che si muovono al rallentatore compongono il cast. Tutto ancora più imbarazzante che nel primo episodio con i soliti riferimenti a integrazione e solidarietà, senza farsi mancare i luoghi comuni sui radical-chic e la storia dei cafoni che diventano buoni, oltre ai mondi diversi che entrano in contatto. Un film inutile, girato male e scritto con i piedi, se non altro interpretato da attori che sarebbero bravi alle prese con sceneggiature degne di questo nome. Da evitare ancor più del primo.

Regia: Riccardo Milani. Soggetto e Sceneggiatura: Riccardo Milani, Paola Cortellesi, Giulia Calenda, Furio Andreotti. Fotografia: Saverio Guarna. Montaggio: Patrizia Ceresani, Francesco Renda. Musiche: Andrea Guerra. Produttori: Lorenzo Mieli, Mario Gianani. Casa di Produzione: Wildside. Distribuzione (Italia): Vision Distribution. Genere: Commedia (?). Durata: 109’. Paese di Produzione: Italia, 2021. Interpreti: Paola Cortellesi (Monica), Antonio Albanese (Giovanni), Luca Argentero (don Davide), Luca Angeletti (Giulio), Mariano Rigillo (don Vincenzo), Sonia Bergamasco (Luce), Claudio Amendola (Sergio), Sarah Felberbaum (Camilla), Simone de Bianchi (Alessio), Alice Maselli (Agnese), Franca Leosini (se stessa), Valentina Giudicessa (Pamela), Alessandra Giudicessa (Sue Ellen), Beatrice Schiros (suor Maria Catena), Angela Pagano (suor Forchetta), Paolo Di Clementi (carrozziere Alvaro), Brenno Placido (attore), Liliana Bottone (attrice), Caterina Marino (Francesca), Barnaba Bonafaccia (marito di Francesca), Orlando D’Apice (Er Piranha), Valeria Perri (ragazza volontaria biblioteca), Armando Quaranta (agazzo volontario biblioteca).

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