“Femme fatale”, un film da vedere e da studiare

Articolo di Gordiano Lupi

Brian De Palma è un Maestro delle riprese cinematografiche e della suspense, un regista da prendere a esempio per tutto il thriller erotico e per le sequenze oniriche, specializzato in immagini che si susseguono senza stacchi di montaggio e incredibili piani sequenza che costruiscono la tensione narrativa. Femme Fatale – rivisto su Rai Movie e reperibile su Rai Play – è un esempio di tutto questo, una visione ideale per le scuole di cinema, tanto è evidente la capacità di far progredire una storia per immagini, senza abusare (operando per sottrazione) del dialogo. Femme fatale fa largo uso di strumenti del passato come lo split screen e la dissolvenza a tendina, ma anche la dissolvenza classica e la ripresa del binocolo con il cartone ritagliato davanti alla macchina da presa. Da notare anche la tecnica dello split-diopter-focus, la ripresa di due soggetti su piani di profondità diverse, tramite una lente con due diversi fuochi (un soggetto in primo piano / un soggetto sullo sfondo), in definitiva uno sdoppiamento simultaneo del fuoco che in certi momenti crea suspense. De Palma è un regista dotato di uno stile ampiamente riconoscibile, un autore in senso pieno, capace di variare dal thriller al fantastico, passando per l’horror e il gangster movie, infondendo tensione narrativa nelle sue opere che fanno largo uso della soggettiva e del primissimo piano. Femme Fatale è un lavoro metacinematografico come gran parte della produzione di De Palma, sia perché cita molto cinema del passato (Hitchcock su tutti), sia perché ambienta il tentativo di furto dal quale parte la storia durante il Festival di Cannes, alla prima di Est-Ovest / Amore-libertà del regista Regis Wargnien, seduto in platea con l’attrice Sandrine Bonnaire. I due recitano la parte di loro stessi e la pellicola è stata davvero presentata a Cannes nel 2001, mentre la finzione narrativa inventa il ruolo della bellissima modella Veronica (Rasmussen) vestita solo di un gioiello d’oro a forma di serpente, tempestato di diamanti. La ladra mercenaria Laure Ash (Romijn) si finge fotografa, seduce Veronica e mette in scena nella toelette del teatro un conturbante rapporto lesbico che serve a perpetrare il furto con l’aiuto di un complice. Il film si dipana con una trama complessa e una sceneggiatura che non perde un colpo, con Laure che decide di mettersi in proprio, quindi l’azione passa a Parigi dove lei viene scambiata per la gemella Lily (sempre Romijn); infine trascorrono sette anni con Laure che ha preso l’identità di Lily (dopo il suo suicidio) ed è diventata moglie dell’ambasciatore americano. Il finale non si racconta, diciamo solo che entra in scena Nicolas Bardo (Banderas), un fotografo in decadenza che scatta la foto sbagliata nel momento sbagliato e abbiamo tutto un crescendo di suspense fino al doppio finale improntato al cinema fantastico con la possibilità delle porte che si aprono e del libero arbitro che modificherebbe lo scorrere degli eventi. Tutto quel che abbiamo visto viene messo in discussione come se fosse stata una lunghissima e suggestiva parte onirica. Interpreti eccellenti, a partire da Rebecca Romijn che interpreta alla perfezione un personaggio di donna diabolica, mangiatrice di uomini e perversa al punto giusto. Rie Rasmussen non è da meno nel ruolo (più breve) della modella lesbica che indossa il prezioso gioiello. Antonio Banderas (doppiato dal bravo Francesco Pannofino), infine, è all’apice del successo e al massimo della forma. Da ricordare che il marito di Rebecca Romijn – John Stamos – interpreta un piccolo ruolo (non accreditato) nei panni di un agente. Brian De Palma è autore in senso pieno, dalla sceneggiatura alle citazioni cinefile, come quando a inizio film punta la macchina da presa sulla televisione che manda in onda La fiamma del peccato (1944), un noir che vede protagonista una dark lady (femme fatale), molto simile al suo personaggio. Colonna sonora suggestiva, a partire dal Bolero di Ravel che scorre sul tappeto rosso del Festival di Cannes, proseguendo con la parte originale composta da Ryūchi Sakamoto. Montaggio che definirei suadente, Bill Pankow riesce a non far sentire la fatica di 114’ di cinema, tagliando la pellicola al momento giusto, con l’aiuto del regista, definendone la misura nella durata ottimale. Thierry Arbogast realizza una fotografia luminosa per gli esterni e scura per i convincenti notturni, oltre a condurre sul filo della visione cupa i claustrofobici interni. Un film da vedere e da studiare, pura scuola di cinema per registi, una manna per gli appassionati delle riprese originali, una gioia per gli occhi.

Regia: Brian De Palma. Soggetto e Sceneggiatura: Brian De Palma. Fotografia: Thierry Arbogast. Montaggio: Bill Pankow. Effetti Speciali: Philippe Hubin, Agnès Berger Sébenne. Musiche: Ryūchi Sakamoto. Scenografia: Anne Pritchard, Dennis Renault, Franҫoise Benoȋt-Fresco. Costumi: Olivier Bériot. Trucco: Jean-Luc Russier. Produttori: Tarak Ben Ammar, Marina Gefter. Produttore Esecutivo: Mark Lombardo. Case di Produzione: Quinta Communications, Epsilon Motion Pictures. Distribuzione (Italia): Medusa Distribuzione. Titolo Originale: Femme Fatale. Lingua Originale: Inglese, Francese, Spagnolo. Paesi di Produzione: Stati Uniti d’America, Spagna – 2002. Durata: 114’. Genere: Thriller Erotico. Interpreti: Antonio Banderas (Nicolas Bardo), Rebecca Romijn (Laure Ash / Lily), Peter Coyote (Bruce Watts), Eriq Ebouaney (Black Tie), Edouard Montoute (Racine), Rie Rasmussen (Veronica), Thierry Fremont (Serra), Gregg Henry (Shiff), Daniel Milgram (Pierre / Bartender), Eva Darlan (Irma), Jean Châtel (Jean), John Stamos (agente – non accreditato).

Related Articles