“Oggi a me… Domani a te”, un film che si rivede volentieri per motivi storici

Articolo di Gordiano Lupi

Primo film da regista per Tonino Cervi – figlio di Gino e stimato produttore – che si avvale della scrittura di Dario Argento, come sempre molto semplificata, adatta al cinema popolare, impostata su elementi thriller e piccoli colpi di scena. La storia che si racconta vede protagonista Bill Kiowa (Montgomery Ford), uscito di galera dopo aver scontato una pena ingiusta per l’omicidio della moglie indiana Miriana (si fa chiamare Diana Madigan ma è l’italiana Dana Ghia, in realtà Felicita). Bill è innocente, il vero colpevole è il bandito Elfego, perciò il marito cova un forte desiderio di vendetta negli anni di prigionia, allenandosi per la sfida contro il rivale grazie a una pistola di legno. Appena fuori di galera, per cercare di uccidere James Elfego (Tatsuya Nakadai), assolda quattro pistoleri dal grilletto facile: O’ Banion (un giovane Bud Spencer), Jeff Milton (lo statunitense Wayde Preston), Bunny Fox (Franco Borelli che si fa chiamare Stanley Gordon) e Francis Moran (l’attore austriaco William Berger), convinti da diecimila dollari di ricompensa. Tutto il film è una sorta di rape and ravenge in salsa western, perché è in seguito allo stupro e al successivo omicidio della moglie che Bill decide di mettersi sulle tracce del bandito Elfego, singolare criminale di origini giapponesi. Girato in Italia, tra i boschi di Manziana, dalle parti di Roma, forse il limite più vistoso perché la scenografia non ricorda molto il vecchio West, se escludiamo una breve sequenza iniziale. Gli interni sono realizzati a Roma, negli Studi Elios, mentre i villaggi sono ricostruzioni abbastanza fedeli, così come il vento che fischia, la polvere e il fango per strada sono elementi inconfondibili dello spaghetti-western. Oggi a me… Domani a te viene distribuito anche negli Stati Uniti (luglio 1971) con il titolo di Today It’s e successivamente come Today We Kill e Tomorrow We Die! Alcune caratteristiche rendono il film di culto, Tanto per cominciare Bud Spencer è al secondo film, doppiato da Ferruccio Amendola (unica volta in carriera), recita un ruolo insolito (serioso), sfoggia una barba finta, si lascia andare a una sola scazzottata da saloon e sul finire rischia di essere scannato dal bandito giapponese. Ancor più strana la partecipazione del grande Tatsuya Nakadai, attore di culto in Giappone, pluripremiato e molto utilizzato da Akira Kurosawa (Kagemusha – L’ombra del guerriero e Ran) in ruoli da samurai. In questo film è il cattivo della situazione, sfodera una sciabola nipponica, recita sempre sopra le righe con occhi stralunati e sorrisetti perfidi. Pare che sia stato Tonino Cervi a volerlo nel cast dopo aver apprezzato la sua prova di attore in Killer Samurai. Brett Halsey è il protagonista, ma non crede per niente in quel che sta facendo, quindi decide di usare il nomignolo di Montgomery Ford. In realtà la pellicola va molto bene, viene distribuita anche negli Stati Uniti, al punto che la maggior parte dei critici ricorda Halsey solo per questo lavoro e lo chiama Montgomery Ford. Due attori italiani con pseudonimi anglofoni sono Franco Borelli (Stanley Gordon) e Dana Ghia (Diana Madigan). Tonino Cervi non è un vero tecnico (si occupa di sceneggiatura e produzione oltre che di regia) ma la troupe è molto buona, soprattutto Sergio D’Offizi – operatore e direttore della fotografia – fa un grande lavoro di luci nella lunga sequenza degli agguati. Non è facile convincere il pubblico che le campagne di Manziana siano le praterie del selvaggio West, ma la sua bravura (in parte) raggiunge lo scopo. Sergio Montanari al montaggio contiene in 93 minuti un film con pochi dialoghi, tanti silenzi, lunghe scene dove parlano le immagini, impaginate in modo consequenziale, salvo un bel flashback (in bianco e nero) che racconta lo stupro e l’omicidio della moglie indiana. La colonna sonora di Lavagnino non è tra le cose memorabili, in ogni caso alterna a dovere i lunghi silenzi e accompagna le cavalcate. Sceneggiatura e soggetto molto lineari, senza particolari sussulti, come dice Matteo Mancini in Spaghetti Western volume 4 (Il Foglio Letterario Edizioni, 2016) – un lavoro fondamentale per capire il genere – “è sprovvista di nodi avvincenti e soprattutto paga un’insufficiente caratterizzazione dei personaggi”. Condivido, il protagonista è una sorta di Django venuto peggio, silenzioso e ombroso, un comprimario usa una specie di fucile a canne mozze per uccidere, il cattivo sfodera una spada da samurai. Nient’altro di curioso o insolito per definire bene i personaggi. Oggi a me… Domani a te è un film che si rivede volentieri per motivi storici, ma è ancora godibile, pur nella sua ingenuità di fondo, fa capire tutta l’inventiva tecnica e narrativa di cui godeva il cinema italiano negli anni Sessanta. Rivisto su Cine 34, lo trovate su Mediaset Infinity. Merita la visione, anche per scoprire Dario Argento sceneggiatore.

Regia: Tonino Cervi. Soggetto e Sceneggiatura: Tonino Cervi, Dario Argento. Fotografia: Sergio D’Offizi. Montaggio: Roberto Gianandrea, Sergio Montanari. Musiche: Angelo Francesco Lavagnino. Scenografia: Carlo Gervesi. Costumi: Giorgio Desideri. Trucco: Rossano Caporricci. Produttore: Tonino Cervi. Case di Produzione: Produzioni Atlas Consorziate, Splendid Film. Distribuzione (Italia): Produzioni Atlas Consorziate. Lingua Originale: Italiano. Paese di Produzione: Italia, 1968. Durata: 93’. Genere: Western. Interpreti: Montgomery Ford (Brett Halsey nella parte di Bill Kiowa), Bud Spencer (O’Bannion), Wayde Preston (Jeff Milton), William Berger (Francis Colt Moran), Tatsuya Nakadai (James Elfego), Jeff Cameron (Moreno), Stanley Gordon (Franco Borelli nella parte di Bunny Fox), Diana Madigan (Dana Ghia nella parte di Miriana Kiowa), Pietro Torrisi (Bill, uomo di Elfego), Remo Capitani (oste), Doro Corrà (l’armiere), Aldo Marianecci (Peter, il barbiere), Michele Borelli (sceriffo Bannister).

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