“The Trick”, un thriller inquietante…

Articolo di Gordiano Lupi

The Trick poteva intitolarsi Il Trucco, ma non avrebbe reso bene l’idea, perché l’autore non vuole alludere a un semplice scherzo o a un tiro mancino, ma a qualcosa di più complesso come “il trucco che si nasconde dietro una determinata situazione”, ma anche a uno “stratagemma finalizzato a qualcosa”, “l’inganno che si sta per compiere”. Il titolo anglofono, sintetico e penetrante, precipita lo spettatore sin da subito nei meandri del mistero e della tensione narrativa. Contribuiscono a creare la suspense persino la dedica a David Lynch (in apertura), il fatto che la storia sia ispirata (molto liberamente) a Il barile di Amontillado e Il cuore rivelatore di Edgar Allan Poe e la sibillina epigrafe “Un mago non rivela mai i suoi trucchi”. Da notare che i titoli di testa scorrono mentre un prestigiatore muove con sapienza un mazzo di carte da gioco e tutto questo contribuisce a creare un alone di suspense. La storia non si può raccontare, perché è giusto che lo spettatore la scopra da solo, passo dopo passo, diciamo solo che un ragazzo di nome Kevin viene assunto come vigilante notturno in una scuola localizzata vicino a un cimitero, per collaborare con un anziano custode. Il ragazzo invita il vecchio amico Diego – che come passatempo fa il mago – per una serata alcolica, da passare tra bevute e ricordi, fino a quando tutto si complica e i due compagni decidono di compiere una scorribanda notturna al cimitero per verificare una leggenda legata a una vecchia tomba. In realtà niente è come sembra. Non vado oltre con la trama perché rovinerei il gusto della sorpresa e tutta la suspense che regista e sceneggiatore infondono tra le immagini con grande perizia artistica, ricorrendo anche a una perfetta colonna sonora composta da Luca Auriemma. Nella parte finale comprendiamo il senso del prologo che vede un’anziana signora richiedere medicinali importanti per la cura di un tumore che invece le vengono rifiutati. Il film comincia come un horror soprannaturale, perché pare che il protagonista veda i fantasmi e pronuncia strane frasi sulla visione di inquietanti presenze, quindi si sviluppa come un thriller di ambientazione scolastico – cimiteriale, infine assume i colori del giallo con l’indagine poliziesca, diventando persino cinema d’autore quando approfondisce il tema della malattia mentale. Terrorismo dei generi, come ci ha abituati da tempo Stefano Simone, sulle orme di Lucio Fulci, in questo caso anche per la presenza di un ambiente cimiteriale e una sequenza durante la quale si teme che il protagonista venga chiuso vivo dentro una bara. Stefano Simone usa con perizia la macchina da presa, conferendo movimenti avvolgenti, alterna la macchina fissa con la macchina a mano, costruisce inquietanti soggettive e brevi piani sequenza, confezionando un film a base di riprese mai banali e scontate. La sceneggiatura di Casalino non perde un colpo, alla fine tutto torna, con personaggi ben tratteggiati e molti dialoghi teatrali, gestiti tra campi e controcampi, che a volte risultano artefatti e risentono di qualche pecca didascalica. Il montaggio è perfetto, Simone sa che montare un film è parte della regia e cura il delicato momento in prima persona, definendo il film in 85’ essenziali per la comprensione del racconto. Gli effetti speciali a base di allucinazioni e inquietanti presenze sono un altro elemento di pregio che conduce alla scoperta del mistero. La fotografia di Marco Rizzi passa dal verde al rosso con toni che cambiano dal cupo al vivace, immergendo lo spettatore in situazioni claustrofobiche, che assecondano le scelte di regia. La colonna sonora di Luca Auriemma accompagna il crescendo di tensione senza mai perdere di vista il collegamento con il racconto. Gli interpreti sono tutti molto ben calati nei rispettivi ruoli, una citazione speciale la merita Giovanni Casalino nei panni di Kevin per l’espressione perennemente allucinata e il caratteristico sguardo perso nel vuoto. Bene anche Mr Carnacki (nome d’arte), prestigiatore e illusionista, che interpreta l’amico Diego e sfoggia la sua grande abilità nei giochi di carte. Non mancano i temi importanti in un film che – pur restando cinema di genere – riesce a dire altro e supera i confini della semplice storia. Mettiamo in evidenza la denuncia di un sistema sanitario che non funziona e non garantisce cure mediche per tutti, così come si analizza la precarietà del lavoro giovanile e la malattia mentale. Un film risolto, che nel finale presenta una doppia sorpresa importante (ovviamente non la rivelo) e che sarebbe stato perfetto se avesse sfumato la situazione conclusiva, lasciando un minimo d’incertezza. Un colpo di genio a livello di sceneggiatura e di tecnica di regia l’alternarsi tra realtà e fantasia, tra improvvise allucinazioni ed effettive presenze. Bravo Stefano Simone che – sorretto da una sceneggiatura ben costruita – regala al suo pubblico uno dei lavori più compiuti della sua (ormai lunga) carriera.

Prima proiezione pubblica lunedì 4 Agosto, ore 20:15, presso il Cinema San Michele di Manfredonia. Unica recita. Ingresso a 5€. Locandina ufficiale realizzata da Barbara Bottalico.

Regia e Montaggio: Stefano Simone. Soggetto e Sceneggiatura: Giovanni Casalino. Fotografia: Marco Rizzi. Musiche: Luca Auriemma. Fonico di Presa Diretta e Missaggio: Robb MC. Microfonisti: Giuseppe Valente, Gerardo Romani. Segretaria di Edizione: Angela Daloiso. Operatrice di Macchina: Sara Strafile. Make Up / Effetti Speciali: Valentina Tambasco. Art Designer: Barbara Bottalico. Assistente di Produzione: Mirko J. Keeper. Casa di Produzione: Indiemovie. Collaborazione: Comune di Manfredonia. Interpreti: Giovanni Casalino (Kevin), Mr Carnacki (Diego), Giovanni Scopece (commissario), Paola Renzullo (signora Rossi), Maurizio Tomaiuolo (agente 2), Matteo Mangiacotti (agente 1), Tonino Potito (Antonio), Natalia D’Amato (la barbona), Rosanna Trotta (preside), Giovanni Guidone (guardia), Maria Paglione (Monica Villa), Sara Simone (segretaria), Angelo Castriotta (addetto al cimitero), Sara Viscio (cadavere), Camilla Prencipe (bambina), Marco Delli Carri (bambino), Tonino Pesante (nonno), Sara Strafile (poliziotta), Angela Daloiso (impiegata).

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