“US Palmese”, l’autore ha colto nel segno realizzando un lavoro destinato a restare nel tempo

Articolo di Gordiano Lupi

Quando un film ti resta dentro per diversi giorni e non riesci a liberartene, anzi, ripensi situazioni e personaggi, vorresti rivederlo prima possibile, significa che l’autore ha colto nel segno realizzando un lavoro destinato a restare nel tempo. In breve la trama. Etienne Morville è un calciatore molto dotato, dal carattere per niente facile, proviene dalla banlieu parigina e gioca in Serie A nel Milan. I suoi comportamenti, dentro e fuori dal campo, lo fanno allontanare dal calcio che conta, prima una squalifica, poi la società decide di non farlo giocare perché il calciatore si rende responsabile di atteggiamenti offensivi verso una ragazza che pubblica tutto in rete. La vicenda di Etienne va di pari passo con quella di una piccola squadra della promozione calabra – i neroverdi della Palmese – che stanno cercando di tornare agli antichi fasti. A Palmi un pensionato come don Vincenzo (Rocco Papaleo) si mette in testa di tassare il paese per ottenere la cifra che serve per acquistare il campione francese e farlo giocare tra i dilettanti. L’incredibile avviene, perché il manager di Etienne (l’attore francese Guillaume de Tonquédec) pensa che un bagno di umiltà possa far bene al ragazzo e che dopo un breve purgatorio tra i dilettanti potrebbe tornare alla ribalta con una verginità ritrovata. Tra vicissitudini varie, nonostante alcune bizze da campione, il calciatore francese finisce per legare con i nuovi compagni e conduce la Palmese verso la vittoria del campionato. Finale spiazzante e imprevisto che non racconto. Marco e Antonio Manetti sono due cinefili, di sicuro conoscono a memoria Il Presidente del Borgorosso Football Club (1970) di Luigi Filippo D’Amico, interpretato da un travolgente Alberto Sordi, antecedente storico di un simile lavoro, ma US Palmese riesce ad eguagliarlo in comicità, credibilità e valore culturale. I personaggi creati dagli autori sono perfetti, su tutti Rocco Papaleo – vero mattatore – calato alla perfezione nel ruolo del vecchio tifoso alla ricerca di sovvenzioni ma anche di un padre che accetta la sessualità della figlia. Blaise Alfonso è un ex calciatore di serie B in Belgio, ottimo nel ruolo del campione viziato che lascia il cuore a Palmi, torna sulla retta via e quando torna a Parigi riprende i rapporti con la vecchia fidanzata. Giulia Maenza è credibile come la figlia Concetta che ha per compagna Sandrine (Lisa Do Couto Texeira), mentre è straordinaria Claudia Gerini poetessa di provincia che canta le lodi del campione francese. Il clan dei tifosi ricorda quello de Il Presidente del Borgorosso, straordinario Gianfelice Imparato nei panni del professor Macrì che parla difficile, cita lirici greci e massime latine; ottimo Massimo De Lorenzi nei panni dello scettico avvocato Tripodi; bene Massimiliano Bruno come Rocco Zampogna e Guglielmo Favilla nelle vesti di Peppi ‘Mpiccia. Max Mazzotta, invece, merita un commento speciale perché costruisce una macchietta da allenatore di una squadra dilettanti davvero ben fatta, teorico del calcio danzato alla brasiliana, consapevole di avere tra le mani una formazione di schiappe,

abbandona gli schemi e confida tutto sull’asso francese, ma a un certo punto minaccia di metterlo in panchina perché sembra aver perso la passione. US Palmese è un film che i Manetti dovevano proprio fare (si sente), perché la famiglia è originaria di Palmi, paesino del litorale calabro che frequentavano in estate. Si nota che i registi tenevano a raccontare un luogo del cuore, da piccoli andavano a vedere la Palmese allenarsi e sentivano spesso una boutade nel bar vicino allo stadio, pronunciata da un vecchio tifoso: “Manca un attaccante! Se ci tassiamo di duecentomila lire a testa, compriamo Maradona!”. Il film realizza il sogno di una frase sentita tante volte durante l’infanzia. US Palmese è un lavoro compiuto e risolto che gode di grande ritmo, montato benissimo da Maneschi (120 minuti essenziali), sceneggiato in maniera brillante dai Manetti (con La Neve, Rubbi e Gualano), fotografato con i colori accesi del Sud da Angelo Sorrentino e musicato a base di rap dai fratelli De Scalzi. Girato con movimenti di macchina originali e ispirati, tra Parigi, Roma e (soprattutto) Palmi, paese protagonista di una pellicola che – a mio modesto parere – resterà nella storia della commedia all’italiana che parla di calcio. Non è facile raccontare il calcio al cinema e farlo così bene come in questo film, tra l’altro non condivido l’opinione di illustri critici quando affermano che “in questo lavoro il calcio non conta ed è solo un modo per parlare d’altro”. Certo, la pellicola affronta temi come la sanità al Sud, l’omosessualità, il riscatto dalla povertà, l’esigenza di sognare… ma tutto è inserito (bene) in un contesto calcistico. Il racconto delle partite è affrontato in modo originale, ispirato ai cartoni animati giapponesi (Holly e Benji), usando il ralenti e fermando il tempo, studiando (con azzeccati flashback) i pensieri dei calciatori. Un riferimento dovuto per girare le gare di calcio è l’immancabile Fuga per la vittoria, in alcune occasioni viene inserita la famosa rovesciata di Pelè, stesso atto atletico di Silvio Piola e Gigi Riva immortalato dalle mitiche figurine Panini. I calciatori sono veri giocatori della Palmese, squadra di Promozione, cosa che contribuisce a rendere credibili le azioni di gioco. I Manetti raccontano l’arrivo a Palmi (profondo sud) di una sorta di alieno, un calciatore ricco e famoso che viaggia con un macchinone, dal carattere difficile, un uomo di colore pieno di problemi caratteriali, che ha smesso di sognare ma grazie alla genuinità del calcio di provincia ricomincerà a farlo. I Manetti girano un film personale, tutti i personaggi di contorno sono presi dai ricordi della Palmi conosciuta in gioventù, rappresentano bene vizi e virtù della provincia. Il Sud è raccontato lontano dagli stereotipi, nella sua realtà contemporanea, tra storie di omosessualità, giovani che si divertono, persone che fanno tardi nei locali, bevono e danzano il rap. Non manca il mare di Palmi, bellissima la scena del reclutamento del portiere che fa il pescatore in una spiaggia assolata dove Etienne e l’allenatore sembrano due personaggi del vecchio West. Alla fine il paese regala un sogno al calciatore ma il campione porta una ventata di modernità a un luogo in parte ancorato al passato, proprio Etienne apre gli occhi a don Vincenzo sul motivo per cui la figlia non ha un fidanzato e gli fa accettare il

rapporto omosessuale con la compagna. Bellissima la fotografia marina di una Calabria bruciata dal sole; da segnalare brevi scene di taglio western con i personaggi che si scrutano come se stessero per affrontare un duello; il montaggio alterna parti in diretta a comiche sequenze oniriche, mentre la sceneggiatura (oliata alla perfezione) rende credibile la redenzione del calciatore. Uno dei migliori film che ha per scenario il gioco del calcio (nella fattispecie insolita di un mix tra mondo dilettanti e professionismo) che siano mai stati girati in Italia. Assolutamente da vedere!

Regia: Manetti Bros. Soggetto: Manetti Bros, Michelangelo La Neve. Sceneggiatura: Manetti Bros, Emiliano Rubbi, Luana Gualano. Montaggio: Federico Maria Maneschi. Fotografia: Angelo Sorrentino. Scenografia: Noemi Marchica. Costumi: Ginevra De Carolis. Musica: Aldo e Pivio De Scalzi. Genere: Commedia. Durata: 120’. Casa di Produzione: Mompracem, Rai Cinema. Distribuzione: 01 Distribution. Interpreti: Rocco Papaleo (don Vincenzo), Blaise Alfonso (Etienne Morville), Giulia Maenza (Concetta), Lisa Do Couto Texeira (Sandrine), Max Mazzotta (Mimì Bagalà), Claudia Gerini (poetessa Adele Ferraro), Gianfelice Imparato (professor Macrì), Massimiliano Bruno (Rocco Zampogna), Massimo De Lorenzo (avvocato Tripodi), Guglielmo Favilla (Peppi ‘Mpiccia), Guillaume de Tonquédec (Gilbert Desagnat), Aurora Calabresi (Adriana), Salvatore Costa (Peppe Reddocili), Giuseppe Futia (Melo Fiorino), Antonio Di Turi (Nicola Malagó), Leo Ferrari (indovino), Massimo Galante (presidente della Palmese), Mario Russo, Alessio Viola, Anselmo Marini, Domenico Saba.

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